Tra elementi soprannaturali e raccapriccianti transizioni grafiche, Son è il lavoro più interessante dell’irlandese Ivan Kavanagh
Son racconta di Laura (Andi Matichak), in fuga da misteriosi individui riesce a far perdere le proprie tracce dando alla luce il figlio David. A otto anni di distanza la donna è riuscita a costruirsi una nuova vita presso una tranquilla cittadina della provincia americana, proteggendo il più possibile il bambino.
Link al trailer: https://youtu.be/BfT5tRXr-Rw
Serenità destinata a naufragare dopo che Laura è testimone di un’invasione domestica, quando scopre un folto gruppo di sconosciuti che circondano il piccolo in camera sua. Nonostante l’indagine a vuoto della polizia, Laura stringe un legame sempre più stretto con il detective Paul (Emile Hirsch). Sgomenti, saranno entrambi testimoni di una incomprensibile malattia che colpisce David: solo allora la donna rivelerà al poliziotto il suo oscuro passato.
È sempre tempo per un buon horror. Culti demoniaci e sette sataniche sono pilastri del cinema di genere da sempre e questo Son vi rientra pienamente, benché attraverso un approccio solo in parte originale ma non di meno efficace. Gli aficionado non mancheranno di cogliere echi più o meno lontani di altre opere come Il presagio di Richard Donner, piuttosto che Rosermary’s Baby di Polanski. Il lavoro dell’irlandese Ivan Kavanagh a tratti plasma bene l’oscurità e l’ignoto immerso nel buio, colpisce la fantasia dello spettatore muovendo attraverso un territorio tra elementi grafici e psicologici.
Non tutto però fila per il verso giusto, con una sceneggiatura zoppicante specie quando ci si concentra troppo su elementi a effetto fine a sé stessi, dove rischia di scemare l’empatia verso i protagonisti. Lo stesso Kavanagh non sembra del tutto convinto di voler approfondire la parte più “squisitamente” orrenda del racconto, quando la scena s’illumina sul cannibalismo.
Ne risulta un sinistro ibrido che non si fatica a vedere fino in fondo, lasciando al tempo stesso ben sperare sulle potenzialità ancora inespresse del regista, qui anche sceneggiatore.
Son – Video & Audio
Giunto direttamente in Home Video senza transitare per le nostre sale, il film lascia l’impressione di essere un girato digitale di cui purtroppo non si ha alcuna specifica tecnica. Formato immagine 2.39:1 (1920 x 1080/24p), codifica AVC/MPEG-4 su BD-50. Il disco doppio strato ha consentito di gestire al meglio la qualità video, muovendo evidentemente attraverso un master di eccellente qualità. La visione riserva senso di tridimensionalità e percezione degli elementi anche in secondo piano in maniera indistinta, anche nelle transizioni con luce più critica. Una codifica di egregio mestiere e flessibilità, neri solidi, minimi gli accenni di inferiore estensione delle sfumature colore, livello di dettaglio sempre elevato per uno spettacolo tecnicamente da elogiare.
Similmente anche l’offerta audio con DTS-HD Master Audio 5.1 canali italiano e inglese, entrambe a risoluzione 24 bit. Sonicità, dinamica e presenza scenica nella maggiore parte del racconto, che non manca di far sobbalzare sulla poltrona per l’escursione dinamica e i canali effetti che offrono un valido e costante supporto. L’esaltazione del missaggio italiano è surclassata da quello originale ulteriormente incisivo e in grado di offrire un coinvolgente e diverso mood in virtù dei dialoghi in presa diretta.
Son – Extra
Purtroppo solo il trailer. Incluso libretto di approfondimenti testuali a cura di Nocturno editore. L’edizione statunitense perde il libretto ma aggiunge interviste a parte di cast e troupe (5′) e scene tagliate (6′).