Italiani sempre più connessi e sempre più legati ai consumi digitali. Ma cosa fanno esattamente i consumatori del nostro Paese quando sono online? Oggi utilizzare i social media e guardare contenuti video sono ormai attività comuni e quotidiane per la stragrande maggioranza degli adulti: il 73% usa app di instant messaging o i social network, mentre il 79% guarda una qualche forma di contenuto video, che siano brevi video condivisi via social, eventi in live streaming, serie tv o film. Anche il consumo di contenuti audio è sempre più significativo, con il 38% degli adulti italiani che dichiara di ascoltare quotidianamente musica, radio, audiolibri o podcast. Inoltre, ogni giorno circa 1 italiano su 2 legge news in formato digitale, 1 su 3 gioca ai videogiochi, 1 su 4 utilizza mappe per la navigazione. È quanto emerge dalla Digital Consumer Trends Survey 2022 di Deloitte.
Un dispositivo per ogni attività: smartphone e TV i preferiti. Se lo smartphone è il dispositivo più diffuso e utilizzato dagli italiani, sembra anche essere il dispositivo privilegiato per la maggior parte delle attività che vengono svolte online, dal controllare il proprio conto in banca allo shopping. Solo per guardare film o serie TV le televisioni restiano l’interfaccia preferita. Si rafforza, inoltre, il trend che vede il passaggio dai pc portatili allo smartphone per fare acquisti online: solo i consumatori più anziani prediligono ancora i pc portatili, mentre la maggior parte degli adulti, ormai, si affida oggi allo smartphone anche per lo shopping.
Sette Italiani su dieci sono abbonati SVOD. «Anche quest’anno cresce la percentuale di adulti che ha accesso ad almeno una delle principali piattaforme di streaming SVOD: nel 2018 era il 40% , oggi è il 71%», spiega Claudio Colmegna, Telecommunications, Media&Entertainment Leader di Deloitte Italia. «Con l’aumento degli abbonati SVOD rallenta però il trend dei nuovi sottoscrittori, che rispetto allo scorso anno cala dal 21% al 18%. Da segnalare un aumento di chi, nell’ultimo anno, ha disdetto un abbonamento senza l’intenzione di abbonarsi di nuovo. In generale, comunque, il rapporto tra chi sottoscrive e chi disdice un abbonamento resta ancora a favore dei nuovi sottoscrittori, la cui percentuale rimane superiore a quella di chi ha cancellato un abbonamento nell’ultimo anno», dice Colmegna commentando i dati della ricerca.
Gaming in ascesa in Italia e nel mondo. Il mondo dei videogiochi e in generale dei giochi online si conferma in forte crescita sia a livello globale sia nazionale. Il mercato del gaming in Italia vede infatti 1 adulto su 2 giocare regolarmente sul proprio smartphone, benchè 1 su 3 dichiari di utilizzare anche altri dispositivi, come le console da gioco e i pc. Per quanto riguarda invece i visori per la realtà virtuale, solo il 7% dichiara di utilizzarli con regolarità, lasciando questi dispositivi per ora ancora relegati ad un fenomeno di nicchia. Le preoccupazioni degli italiani: siamo troppo connessi? La sensazione di un uso eccessivo dei dispositivi digitali è in ascesa ed è riportata da circa 1 intervistato su 2, che conferma di utilizzare il proprio smartphone appena sveglio, mentre il 41% dice di stare sveglio più a lungo per colpa dei dispositivi digitali. Il 45%, inoltre, afferma che vorrebbe trascorrere meno tempo su questi dispositivi. Così, due adulti su tre preferiscono interagire con un amico di persona, mentre solo il 9% predilige ancora le video-chiamate.
Anche il tema della privacy preoccupa gli italiani: il 55% ammette infatti di aver evitato per timore della privacy di connettere alcune funzioni di un dispositivo e il 54% di utilizzare uno specifico servizio, mentre solo il 36% dichiara di aver evitato per la stessa ragione di acqusitare un determinato dispositivo. Inoltre il 18% degli adulti ammette di rifiutare sempre le richieste di permesso all’interno delle app, mentre il 27% lo fa più della metà delle volte. Se si tratta dei cookie dei siti web, il 42% dichiara di accettarli almeno la metà delle volte, se non sempre. Ancora modesto il ricorso a strumenti specifici per la tutela della privacy online: solo il 12% dichiara di utilizzare sempre un browser o un motore di ricerca che limita il tracciamento degli annunci pubblicitari, mentre circa 1 su 3 non ne ha mai usato uno. Rischi cyber in ascesa: chi se ne deve occupare? Oltre alla dipendenza digitale e alla privacy, anche fake news, attacchi cyber e truffe negli acquisti online preoccupano sempre più gli italiani. Chi è che dovrebbe farsi carico di affrontare queste minacce? «Per gli italiani sono soprattutto il governo e le piattaforme online coinvolte che devono assolvere a questo compito. Il ruolo del governo viene riconosciuto soprattutto nel contrastare le minacce cyber più gravi, mentre alle piattaforme online ci si rivolge per chiedere di mantenere la privacy dei dati e per prevenire la vendita online di prodotti contraffati o rubati. Viene riconosciuto un ruolo “congiunto” piattaforme-governo, invece, per la gestione della disinformazione», spiega Fabio Battelli, Technology Sector Leader di Deloitte Italia. «Al contrario, spesso gli utenti si percepiscono come attori passivi, che possono avere un ruolo soprattutto in termini di contrasto della diffusione delle fake news, benché l’utilizzo consapevole degli strumenti digitali siano riconosciuti tra i fattori principali per prevenire compromissioni e, in generale, i rischi connessi alla cyber security», sottolinea Battelli.
Oggi in Italia solo l’8% possiede dei visori di realtà virtuale, con una diffusione più alta tra gli uomini e nella fascia d’età tra i 25 e i 34 anni. Perché i visori sono ancora così poco diffusi? La motivazione più citata rimanda ad uno scarso intereste rispetto a questi dispositivi. Invece, il 26% dei consumatori dichiara di preferire l’interazione nel mondo fisico a quella online. Anche il “metaverso” è ancora poco conosciuto: solo il 6% ne ha sentito parlare e si ritiene informato. La stragrande maggioranza, invece, dichiara di averne sentito parlare, ma di saperne poco o niente. Anche asset e valute digitali sono ancora nebulosi per gli italiani: 1 adulto su 3 dichiara di non avere mai sentito parlare di NFT, mentre solo il 4% possiede criptovalute, ma 1 su 2 dichiara di ritenere molto improbabile di acquistarne nei prossimi 12 mesi.