Smartphone e famiglie superconnesse: i cinque consigli anti-dipendenza di Samsung
La tecnologia e il modo in cui i device connessi hanno cambiato il modo di comunicare, sia fuori che dentro le mura domestiche, è uno dei temi più discussi in qualsiasi ambito della vita contemporanea. Una rivoluzione nelle modalità di comunicazione, che sta impattando in maniera significativa anche il rapporto tra genitori e figli, e che rischia di rendere tutti superconnessi, ma allo stesso tempo chiusi nel proprio ego.
Samsung, in occasione della Giornata Internazionale della famiglia, che si celebra oggi, pone l’attenzione sul problema della iperconnettività in famiglia, proponendo una serie di consigli su come guidare al meglio i ragazzi a un uso più consapevole della tecnologia.
Una delle più recenti ricerche commissionate da Samsung Italia, rileva che, ad esempio, 7 ragazzi su 10 considerano lo smartphone un insostituibile compagno di vita, e non immaginano come poter uscire senza.
A essere connessi giorno e notte, però, spesso non sono solo i figli, ma anche i genitori, per i quali la comunicazione virtuale è diventata importantissima; e in questo ambito i figli prendono i propri genitori come modello di comportamento. Ma in che modo i genitori possono agire per mettere un freno a un’eccessiva invadenza del mondo digitale in famiglia?
I cinque consigli di Samsung creati in collaborazione con l’esperta, la psicologa – psicoanalista Raffaella Conconi, coordinatrice del Servizio Tutela Minori di Lecco e provincia, intendono porre una riflessione su come usare al meglio questi strumenti utilissimi, ma da adoperare con attenzione.
La tecnologia di per sé è da considerarsi un passaggio di testimonianza del progresso dell’uomo che può solo migliorare qualità della vita. È impensabile che i ragazzi non abbiano accesso alla tecnologia in un modo sempre più informatizzato; rimarrebbero dei primitivi in un mondo nuovo. Prima di tutto gli adolescenti usano i dispositivi come li usano i genitori: non serve giudicare un ragazzo che si fa moltissime foto, se la mamma fa lo stesso; oppure se la mamma passa molto tempo su Facebook, il ragazzino seguirà il suo esempio. Sono quindi prima di tutto i genitori a dover curare il proprio rapporto con la tecnologia.
Quando si deve dare il telefonino al proprio figlio? Non prima che ci sia la necessità che si trovi nella situazione di dover contattare i propri genitori, perché lo strumento serve per questo. Non a due anni, al ristorante per “tenerlo buono”. L’ideale sarebbe quando il ragazzo inizia a passare tempo da solo e può avere necessità di comunicare con l’esterno, per esempio, nel periodo delle scuole medie. Lo smartphone deve essere utilizzato in momenti determinati della giornata, non durante i pasti, dopo le 22 è meglio spegnerlo, a scuola sì, ma in modalità silenziosa. Meglio evitare, in generale, tutti quei momenti in cui può rappresentare una forma di distrazione dai rapporti sociali.
Quando c’è molta libertà, si può accedere a qualsiasi tipo di contenuto. Per questo si può consigliare di installare filtri o parental control. La condivisione della posizione? Sì, se so che il figlio è andato in gita in montagna con amici, o fuori la sera. Altrimenti no, evitiamolo se è solo uscito a mangiarsi uno snack. È corretta la condivisione fino a quando può essere necessario rintracciarlo in caso di un incidente. Altrimenti si tratta di una mania persecutoria di quei genitori che pensano di controllare i propri ragazzi con questi metodi. Bensì, è necessario un controllo a monte.
Con lo smartphone in famiglia si possono fare tante cose, per esempio informarsi. Gli smartphone sono strumenti di informazione, di facilitazione anche dei rapporti sociali. Lo strumento, però, è in mano a qualcuno che può farne diversi usi in base a ciò che ha in mente e che ama o non ama fare: parliamo di genitori, insegnati di scuola, allenatori sportivi, insegnanti di catechismo, etc. Dipende dall’utilizzo e dalla cultura che sta dietro l’uso dello smartphone.
Lo smartphone offre una vetrina ampia sul mondo. Questa finestra rende i ragazzi più veloci, più connessi, meno ingenui, più informati e più in contatto/connessione con il resto del mondo, più cittadini del mondo, più facilitati ai rapporti sociali. L’incontro virtuale non è sbagliato, anzi va promosso, ma certamente con consapevolezza.