È in fase di sperimentazione una nuova ricerca condotta dal ‘Laboratorio di Metodologia dell’allenamento e biomeccanica applicata al calcio’ del Settore Tecnico della Figc, in collaborazione con l’Istituto di BioRobotica della Scuola Sant’Anna di Pisa, che vuole cercare di verificare se sia possibile utilizzare il salto con ‘contromovimento’, ovvero un salto verticale, sul posto, in cui precedentemente il soggetto abbia effettuato appunto un ‘contromovimento’ verso il basso, per tracciare la fatica nei soggetti che praticano calcio.

“L’obiettivo di questa ricerca – sottolinea il responsabile del Laboratorio, Carlo Castagna – è quello di verificare se questo test del salto con contromovimento, una volta elaborato l’algoritmo, possa essere utilizzato per verificare l’affaticamento del calciatore e quindi, di conseguenza, poter adattare l’allenamento a seconda dello stato dei giocatori. Nella letteratura specifica esistente, fino a questo momento, si evidenzia infatti come non cambi la performance del salto a seconda dell’affaticamento dell’atleta, ma ciò che si modifica è la tecnica di esecuzione: su quest’ultima si concentra quindi la nostra analisi, per poter comprendere lo stato di affaticamento del calciatore durante il microciclo settimanale.”
In questi due giorni di sperimentazione al Centro Tecnico Federale di Coverciano, i ricercatori dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, guidati dal ricercatore Andrea Mannini, stanno quindi sottoponendo alcuni arbitri allo yo-yo intermittent recovery test, perché si tratta di un’esercitazione correlata all’attività ad alta intensità che viene svolta durante una partita. Prima e dopo il test, gli arbitri dovranno effettuare il salto con contromovimento e la loro esecuzione verrà catturata da alcune telecamere a infrarossi a 100 hertz: grazie a questa attrezzatura, i ricercatori potranno capire se ci sia stata una modifica del salto dal punto di vista della tecnica dell’esecuzione, nel tentativo prima e dopo lo svolgimento del test.

“In questa prima parte della ricerca – conclude Carlo Castagna – l’obiettivo è di raccogliere i dati. Se la ricerca dovesse evolversi in maniera positiva, potremo avere uno strumento capace di tracciare, in maniera non invasiva, la fatica dei calciatori durante i tornei, con conseguenze ottime per capire come adattare gli allenamenti allo stato fisico dei giocatori.”

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