Il Centro di Coordinamento RAEE presenta il Rapporto Gestione RAEE 2021 che riassume i risultati delle dichiarazioni annuali fatte dagli impianti iscritti all’elenco obbligatorio gestito dal Centro di Coordinamento RAEE. In base all’articolo 34 del decreto legislativo 49/2014, le aziende che gestiscono RAEE hanno infatti l’obbligo di comunicare al consorzio, entro il 30 aprile di ogni anno, i volumi di rifiuti tecnologici gestiti nel corso dell’anno precedente.
Si tratta di informazioni essenziali per la filiera perché sulla base dei dati forniti il Centro di Coordinamento può monitorare l’andamento dell’Italia rispetto agli obiettivi di raccolta imposti dalla Direttiva europea sui RAEE 2012/19/UE a salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente e della salute umana.
Dal rapporto emerge che gli impianti hanno avviato a recupero 510.367 tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, il 6,6% in più rispetto ai quantitativi dichiarati nel 2020. I dati indicati sono stati elaborati a partire dalle dichiarazioni disponibili al 30 giugno 2022.
Quasi il 77% dei volumi trattati, per la precisione il 76,9%, corrispondente a 392.347 tonnellate, proviene da nuclei domestici, con un incremento della raccolta del 6,2% rispetto al 2020. Il restante 23,1%, pari a 118.020 tonnellate, è riconducibile a RAEE di origine differente dai rifiuti tecnologici provenienti dai nuclei domestici. Anche in questo caso il totale raccolto è in crescita, grazie a un incremento dell’8% rispetto al 2020.
Al pari degli ultimi due anni, anche nel 2021 la dichiarazione sui RAEE provenienti dai nuclei domestici rispecchiano l’andamento migliorativo della raccolta rendicontata dai Sistemi Collettivi al CdC RAEE, come emerge dal Rapporto Annuale 2021. Va sottolineato che da una analisi dei dati provenienti da queste due fonti, emerge come solo una quantità minima di RAEE, pari a poco meno del 3%, proviene da canali di raccolta diversi da quelli gestiti all’interno del sistema coordinato dal CdC RAEE.
Entrando nel dettaglio delle tipologie, i maggiori quantitativi di RAEE riguardano i grandi bianchi e freddo e clima, mentre l’incremento maggiore lo registrano TVe apparecchi con schermi, determinato dall’importante incremento della raccolta che ha caratterizzato l’ultimo quadrimestre dell’anno a seguito dell’erogazione del Bonus TV.
In crescita anche i volumi delle sorgenti luminose che registrano un incremento dell’8,1% rispetto al 2020, mentre piccoli elettrodomestici ed elettronica di consumo segnano una battuta d’arresto, come confermato anche da quanto emerge dai dati di raccolta pubblicati dal CdC RAEE nel Rapporto annuale 2021.
Gli impianti di trattamento RAEE che hanno dichiarato i volumi di rifiuti elettronici gestiti nel 2021 sono 1.058, in lieve crescita rispetto al 2020. Il calcolo comprende sia gli impianti che si occupano del trattamento per il recupero delle materie prime sia quelli che svolgono semplice attività di stoccaggio dei rifiuti in attesa dell’invio a un impianto di trattamento.
A livello geografico, le strutture sono presenti in tutta Italia seppure con una concentrazione differente a seconda delle differenti macroaree: 739 si trovano al Nord, 144 al Centro, 175 al Sud.
Di tutti gli impianti che effettuano il trattamento, 43 risultano anche accreditati al Centro di Coordinamento RAEE: hanno cioè dimostrato- grazie al superamento di un audit condotto da enti terzi qualificati dallo stesso CdC RAEE- di essere in grado di rispettare dei requisiti di adeguato trattamento ulteriori rispetto ai vincoli già previsti dalla normativa. Questa qualifica consente di ricevere e trattare i rifiuti elettronici domestici gestiti dai Sistemi Collettivi, i consorzi senza fine di lucro a cui aderiscono i produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche con il compito di raccogliere, ritirare e gestire i rifiuti elettronici domestici in tutta Italia.
Questi requisiti ulteriori di adeguato trattamento sono l’esito dell’Accordo previsto dal D.lgs 49/2014, siglato dal Centro di Coordinamento RAEE con le associazioni rappresentanti le aziende di trattamento.
A partire dal 2018 l’Accordo ha reso più stringenti i requisiti da rispettare per ottenere la certificazione, di conseguenza negli anni il numero degli impianti accreditati per almeno un raggruppamento ha subìto un calo significativo. La riduzione del numero di impianti accreditati è andata però di pari passo con gli ammodernamenti e gli investimenti in sviluppo tecnologico fatti da molte di queste aziende per aumentare la capacità di trattamento complessiva accreditata.
Il risultato è stato che lo scorso annole aziende accreditate hanno trattato il 97% dei RAEE domestici oggetto delle dichiarazioni. Che significa che solo poco più di 10.000 tonnellate di RAEE provenienti dai nuclei domestici sono state avviate a trattamento da soggetti differenti dai Sistemi Collettivi.
Come già evidenziato, i dati forniti dagli impianti di trattamento dei RAEE al Centro di Coordinamento consentono di monitorare l’andamento del nostro Paese rispetto ai target di raccolta fissati dall’Unione Europea. Dal 2019 il target è del 65% ed è da intendersi come rapporto tra i RAEE raccolti nell’anno di riferimento e la media delle apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato nel triennio precedente.
Stando ai dati resi disponibili al 30 giugno 2022, in Italia il tasso di raccolta si attesta al 34,56%, in linea con il trend di decrescita registrato dal 2019 e distante oltre 30 punti percentuali dal target europeo.
Uno dei fattori a cui si deve ricondurre questo ritardo è la forte crescita dell’immesso di AEE nel triennio 2018-2020 la cui media si attesta a 1.476.955 tonnellate, in aumentodel 13,5% rispetto al triennio precedente. A far “esplodere” i dati d’immesso degli ultimi anni hanno contribuito l’Open Scope, entrato in vigore nell’agosto 2018, che ha esteso gli obblighi dei produttori a tutte le AEE eccetto quelle esplicitamente escluse dalla Direttiva stessa, e l’aumento delle vendite di apparecchiature domestiche avvenuto nei recenti mesi di pandemia. Questo ha determinato un immediato incremento delle tipologie di apparecchiature conteggiate come immesso. Basti pensare che nel solo 2018 le dichiarazioni registrano un +44% dei volumi rispetto all’anno precedente, pari a circa 450.000 tonnellate di apparecchiature.
Va poi aggiunta la considerazione che a fronte di una crescita così repentina della curva dell’immesso, quella registrata dai flussi dei RAEE è molto più contenuta. È un dato di fatto che negli ultimi anni la raccolta di rifiuti tecnologici proveniente dai nuclei domestici sia cresciuta in modo costante, con un incremento del 10% dal 2019 al 2021,che si è tradotto in quasi 400mila tonnellate di rifiuti tecnologici avviati a corretto smaltimento lo scorso anno. Ciò nonostante il ritardo nella raccolta è cronico e scontauna dispersione al di fuori dei canali ufficiali con l’indubbio vantaggio offerto a chi opera in tali contesti.
Questo vale soprattutto per alcune tipologie di rifiuti ed in alcune aree del Paese: basti pensare che la raccolta di R2, che è il raggruppamento che rappresenta le maggiori quantità in peso e che rappresenta il 33% della raccolta a livello nazionale, in alcune province non raggiunge nemmeno il 10%.
“Anche nel 2021 c’è stato un ulteriore incremento nella quantità di RAEE avviati a trattamento in Italia” dichiara Fabrizio Longoni,direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE. “Nonostante il buon lavoro effettuato da tutti i soggetti che costituiscono la filiera degli operatori del sistema, il tasso di avvio al trattamento dei rifiuti tecnologiciin Italia scende rispetto all’anno precedente, e si attesta su un valore di oltre 30 punti percentuali sotto il target che la Comunità Europea ha assegnato agli stati membri. Come sempre, ricordiamo si deve riflettere su quali siano le cause di una distanza così ingente dall’obiettivo. Sul banco degli indagati sale, da protagonista, la raccolta. L’impatto negativo sui risultati è dovuto alla carenza della raccolta e alla scorretta gestione favorita anche dalla pressocché assoluta mancanza di controlli da parte degli organi preposti mirati a contrastare la gestione illegale dei RAEE. A questo dato negativo fa da contraltare il lavoro di qualità svolto dagli impianti italiani di trattamento dei RAEE che proseguono in un iter di evoluzione qualitativa di assoluto livello, a cui si accompagnano costanti investimenti in sviluppo tecnologico. Fanno invece sorridere, per non mettersi a piangere, idee bizzarre provenienti dall’ambiente politico che, prive di una base industriale e di qualsiasi prospettiva logica e di mercato, fantasticano su immaginari percorsi di industrializzazione pseudo-mineraria, senza aver contezza di cosa sia realmente necessario fare per estrarre materie prime dai RAEE. Soprattutto senza interrogarsi su quanto si raccoglie e con quanti RAEE si deve alimentare un impianto di trattamento. Concentriamoci sul necessario per lo sviluppo futuro, la raccolta, e lasciamo la fantasia al mondo dell’irrealtà”.