Riconoscere, individuare e caratterizzare le fonti di emissione dell’inquinamento attraverso lo studio della loro “impronta digitale”, permette di tracciare il loro percorso, sia dal punto di vista ambientale che biologico, adottando così le adeguate azioni di prevenzione.
E’ questo ciò che permette Neptune Plus ICP-MS Multi-collettore ad alta risoluzione, di cui si è appena dotato l’ISS, un evoluto spettrometro di massa, uno dei pochissimi installati in centri di ricerca italiani, in grado di individuare e tracciare le fonti contaminanti che causano inquinamento. Il Neptune Plus, frutto di più di 35 anni di sviluppo della tecnica, apre la porta ad applicazioni fondamentali in ambiti diversi dal biomedico, al tossicologico, all’ambientale, al geochimico, alla tracciabilità degli alimenti, all’indagine forense.
Nello studio della relazione tra Salute e Ambiente diventa molto utile la determinazione del rapporto isotopico di un inquinante, che ricopra il ruolo di indicatore di contaminazione, perché permette di identificare e caratterizzare le fonti di emissioni e legarle alla reale esposizione del bersaglio finale, confermando con misure le eventuali ipotesi dell’epidemiologia.
La tecnica si basa sulla misura dei diversi isotopi stabili di uno stesso elemento chimico. La struttura isotopica degli elementi dipende strettamente dall’origine e dall’evoluzione bio-geochimica dei composti di cui fanno parte, le piccole deviazioni dalla distribuzione isotopica media sono la chiave per differenziare un campione dall’altro.
Il rapporto isotopico del piombo, ad esempio, può essere utilizzato come tecnica diagnostica per valutare l’impatto ambientale di differenti sorgenti antropogeniche in diverse matrici come sedimenti, suoli, acqua, piante e, soprattutto, campioni biologici umani. Tutto ciò permette di identificare le fonti dei possibili contaminanti e quantificare il contributo di ognuna di esse allo scopo di adottare adeguate azioni di prevenzione primaria. Il contributo inquinante di una sorgente emissiva, infatti, non può essere attribuito con certezza dalla concentrazione totale misurata alla sorgente, nell’organismo o nei compartimenti ambientali. La vera “firma” di un contaminante deriva dalla sua particolare composizione isotopica che consente di tracciarne senza dubbio l’origine, le vie di trasporto e la distribuzione nell’ambiente e nella popolazione.
Questa tecnica consente anche di effettuare studi di metabolismo tracciando, per esempio, la sostanza di cui vuol evidenziare la tossicocinetica, cioè, evidenziare cosa succede ad essa una volta che è nel corpo e come si distribuisce nei vari tessuti e organi.
Un altro campo di applicazione è nella tracciabilità degli alimenti, o meglio, nella rintracciabilità, il processo inverso che permette di raccogliere le informazioni precedentemente rilasciate e che ricostruisce il percorso di un alimento. In tal modo è possibile distinguere prodotti provenienti da regioni diverse; utilizzando la distribuzione isotopica di alcuni elementi ‘marcatori’, infatti, è possibile ottenere informazioni sull’origine delle materie prime associate al territorio di provenienza o al ciclo produttivo.
Questa nuova tecnica è disponibile presso il reparto di Esposizione della popolazione a contaminanti ambientali’ del Dipartimento Ambiente e Salute.

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