Nel corso del 2020 gli impianti di trattamento hanno avviato al recupero quasi 480mila tonnellate dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche. È quanto emerge dal Rapporto Gestione RAEE 2020 che riassume i risultati delle dichiarazioni annuali fatte dagli impianti iscritti all’elenco obbligatorio gestito dal Centro di Coordinamento RAEE in base all’art. 34 del decreto legislativo 49/2014, e disponibile sul sito cdcraee.it.
Più precisamente, i quantitativi sono pari a 478.817 tonnellate di rifiuti elettronici di provenienza domestica e professionale, originati su tutto il territorio nazionale. Si tratta di informazioni essenziali per la filiera perché sulla base di questi dati viene monitorato l’andamento dell’Italia rispetto ai target di raccolta fissati dall’Unione Europea.
I dati presenti nel Rapporto 2020 sono disponibili anche su raeeitalia.it, il servizio online del Centro di Coordinamento RAEE, che nella sezione dedicata Rapporti Impianti ripropone in maniera integrale tutte le voci del report: RAEE domestici, RAEE professionali, AEE immesse, Impianti, target europeo.
Un primo dato molto positivo che emerge dal Rapporto Gestione RAEE 2020 è il trend di crescita costante del numero di impianti di gestione RAEE che hanno effettuato la dichiarazione annuale al CdC RAEE, pari a 1.050, ben 74 in più rispetto al 2019.
Il calcolo comprende sia gli impianti dediti al trattamento per il recupero delle materie prime sia quelli che svolgono semplice attività di stoccaggio dei rifiuti in attesa dell’invio a un impianto di trattamento.
In termini di ripartizione sul territorio nazionale, la numerica più consistente rimane appannaggio del Nord Italia con 729 strutture, seguito a distanza dall’Area Sud che con 173 strutture supera il Centro Italia dove si contano 148 impianti.
Di tutti gli impianti dichiaranti, 53 risultano anche accreditati al Centro di Coordinamento: possiedono i requisiti che consentono di ricevere e trattare i RAEE domestici gestiti dai Sistemi Collettivi, i consorzi senza fine di lucro a cui aderiscono i produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche con il compito di raccogliere, ritirare e gestire i rifiuti elettronici domestici in tutta Italia. L’accreditamento è l’esito dell’Accordo sul trattamento, siglato dal Centro di Coordinamento RAEE con le associazioni rappresentanti le aziende di trattamento e rinnovato a maggio di quest’anno. Viene rilasciato al termine di un iter di verifica predisposto dal CdC RAEE e a seguito del superamento di un audit svolto da enti terzi che certificano la qualità del processo e il rispetto di rigorose procedure di salvaguardia ambientale.
Come già evidenziato, nel corso del 2020 gli impianti hanno dichiarato di avere gestito complessivamente 478.817 tonnellate di RAEE, valore che corrisponde a un incremento del 3,2% rispetto all’anno precedente.
Poco più del 77% dei volumi complessivi è riconducibile ai RAEE domestici, un’incidenza maggiore rispetto al 2019 in forza di un incremento del 4,45%, mentre il 22,82% si riferisce ai RAEE professionali, il cui peso al contrario registra un leggero calo.
Entrando nel dettaglio della composizione dei rifiuti tecnologici domestici, i grandi bianchi si confermano il raggruppamento più significativo, ma è quello dell’elettronica di consumo a registrare l’incremento percentuale più elevato rispetto al 2019, mentre quello delle sorgenti luminose, complice la situazione pandemica, conosce una vera e propria battuta d’arresto.
I dati forniti dagli impianti di trattamento dei RAEE al Centro di Coordinamento permettono di valutare a che punto è la raccolta dei rifiuti elettrici dell’Italia rispetto agli obiettivi imposti dalla Direttiva europea sui RAEE 2012/19/UE a salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente e della salute umana. Il target del 65% valido a partire dal 2019 è da intendersi come rapporto tra i RAEE raccolti nell’anno di riferimento e la media delle apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato nel triennio precedente.
Il dato, ricavato sulla base dei dati disponibili al 30 giugno 2021, segnala un tasso di ritorno in calo per il secondo anno consecutivo che si attesta al 36,8%.
All’origine di questo decremento vi sono due fattori: da una parte un aumento dell’immesso di AEE del triennio 2017-2019, la cui media si attesta a 1.301.302 tonnellate, dall’altra il calo dei volumi dei rifiuti provenienti dal professionale.
“Nel 2020 c’è stato un ulteriore incremento nella quantità di RAEE avviate a trattamento in Italia” dichiara Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE, “sintomo del positivo lavoro effettuato da tutti i soggetti che costituiscono la filiera degli operatori RAEE. Il tasso di avvio al trattamento dei RAEE in Italia, che si attesta su un valore di quasi 30 punti percentuali distante dal target che la Comunità Europea ha assegnato agli stati membri, deve far riflettere su quali siano le cause di una “sparizione” di volumi di RAEE così ingente. Scomparsa che di fatto è solamente nei report di identificazione poiché questa tipologia di rifiuti trova destinazioni improprie che favoriscono con eccessiva facilità il trattamento “economico” a discapito di quello “adeguato”.
In ogni caso, da questo Rapporto emerge un aspetto positivo: se a livello di sistema Italia il tasso di avvio al trattamento adeguato è in diminuzione, scorporando il dato emerge che il risultato dei RAEE domestici è in crescita, mentre peggiora nel professionale. La mancanza del Decreto sui Raggruppamenti di RAEE e la conseguente impossibilità di gestire correttamente la comunicazione sull’identificazione e suddivisione dei rifiuti elettrici ed elettronici ha sicuramente un impatto negativo sui risultati, anche se la causa di maggior impatto è da ricercarsi nell’assoluta mancanza di controlli sulla gestione illegale dei RAEE da parte degli organi preposti”.