Nuovo passo avanti nel progetto Trentino Data Mine, l’infrastruttura finanziata dal PNRR per la creazione e il successivo sviluppo di un polo strategico di innovazione in valle di Non. E’ stata costituita in Rettorato a Trento la SRL Trentino Data Mine che gestirà le attività previste dal progetto di realizzazione di un data center “green” nella miniera dell’azienda Tassullo.
Il partenariato pubblico-privato vede protagonista l’Università di Trento come soggetto attuatore, che ha anche la responsabilità e la guida scientifica, e un raggruppamento temporaneo di imprese, selezionato tramite gara pubblica, formato da Covi Costruzioni, Dedagroup, GPI e ISA. La società pubblico-privata si occuperà della progettazione e della realizzazione dell’infrastruttura, oltre che dell’acquisizione e della dotazione dei macchinari e delle attrezzature per il data center e per la relativa gestione.
Il progetto rientra nell’ambito del PNRR Missione 4 “Istruzione e ricerca – Dalla ricerca all’impresa” e ha una durata di 36 mesi. Il costo totale di 50,2 milioni è finanziato da risorse pubbliche per 18,4 milioni e private per circa 31,8 milioni. La voce più consistente dell’investimento sarà riservata alla realizzazione degli impianti tecnici nella miniera. Il ritorno dell’investimento è atteso nell’arco di 15 anni dall’avvio del progetto.
Gli oltre 80mila metri quadrati della miniera dell’azienda Tassullo già ospitano celle ipogee ricavate dall’estrazione di dolomia che sono utilizzate per la conservazione di mele, la fermentazione di spumante e altre applicazioni dove la temperatura costante è un fattore chiave. Nel data center potranno essere svolti in sicurezza e in condizioni ottimali servizi legati all’ICT che sfrutteranno tutte le potenzialità dell’intelligenza artificiale, del calcolo ad elevate prestazioni, dell’edge computing e della sicurezza informatica inclusa la crittografia quantistica. La conformazione rocciosa del sito, naturalmente protetto da centinaia di metri di roccia viva, garantisce inoltre sicurezza elettromagnetica, protezione da eventi naturali, risparmio di suolo, sostenibilità e possibilità di utilizzare energia prodotta da fonti rinnovabili.
Nel caso di Trentino Data Mine si parla di creazione di un ecosistema. Il data center potrà infatti essere punto di riferimento per soggetti pubblici e privati per la gestione e conservazione di propri dati e per il supporto alle varie fasi del ciclo di innovazione in una logica, il più possibile, di open source: l’analisi delle tecnologie emergenti e la definizione di una roadmap di sviluppo tecnologico; la verifica e la validazione di nuove applicazioni commerciali o lo sviluppo di prototipi in ambiente protetto; la validazione tecnologica di prodotti, processi e servizi. Il modello proposto è basato sulle migliori pratiche ed esperienze di Open Innovation & Open Integration e sulla rete tra i diversi attori del territorio, a sostegno dell’innovazione e del trasferimento tecnologico verso il mercato.
La presenza di Trentino Data Mine permetterà inoltre di potenziare la rete di collegamento già esistente tra le istituzioni di ricerca, le aziende, le infrastrutture tecnologiche e le facilities presenti sul territorio, in particolare nell’ambito della salute, della sicurezza digitale, della gestione dati e finanziaria. Oltre all’Università di Trento, capofila del progetto, tra i partner pubblici a forte competenza nel settore ICT avranno un ruolo importante la Fondazione Bruno Kessler e EIT Digital. Saranno anche coinvolti la Fondazione Hub Innovazione Trentino e Trentino Sviluppo.
Trentino Data Mine offrirà anche un’opportunità di lavoro a personale con alta specializzazione proveniente da ambiti diversi: dal management dell’innovazione alla ricerca, dalla consulenza imprenditoriale all’expertise tecnico, per accompagnare i processi di crescita industriale delle aziende che parteciperanno all’ecosistema. La struttura organizzativa vedrà la presenza in sinergia di un comitato scientifico e di uno industriale che faranno riferimento al consiglio di amministrazione composto da partner pubblici e privati. A dirigere le operazioni sarà un “infrastructure manager” come previsto dal progetto.
Tra quelli strategici sicuramente le scienze della vita l’intelligenza artificiale, la transizione energetica. Aree di interesse che si intrecciano per molti aspetti con iNEST, un altro progetto strategico ad alto impatto finanziato con fondi PNRR che prevede la creazione di un ecosistema del Triveneto dedicato all’innovazione e in cui è coinvolta l’Università di Trento.
L’intelligenza artificiale e il suo impiego in ambito commerciale e industriale. Ad esempio, nell’analisi dei big data, nella manutenzione predittiva, nell’automatizzazione dei processi, nella computer vision o nella AI spiegabile.
L’High Performance Computing, la capacità di elaborare i dati ed eseguire calcoli complessi ad alta velocità. E mettere poi a disposizione grandi quantità di informazioni per svolgere servizi ad alto impatto nei più vari settori.
L’Edge computing, un modello di calcolo distribuito nel quale l’elaborazione dei dati avviene il più vicino possibile a dove questi vengono generati. Una soluzione tecnologica che consente una più veloce gestione delle informazioni con una riduzione di traffico dati e una maggior resilienza in caso di interruzione nella connessione.
La cybersicurezza che, grazie a nuovi avanzamenti nel campo della crittografia quantistica, punta ad adottare il paradigma “Zero-trust”. Vale a dire creare un perimetro di rete attendibile, in base al quale ogni transazione di rete deve essere autenticata prima che possa essere processata.
Grazie alle innovazioni prospettate in questi ambiti, il progetto punta a creare in Trentino Data Mine un punto di riferimento su scala europea per l’innovazione digitale, in grado di attrarre investimenti internazionali. Gli spazi all’interno della miniera potranno essere inoltre messi a disposizione a imprese e enti pubblici per le proprie attività ICT.
Quello dei servizi di consulenza nel settore del business digitale è un mercato molto promettente. Secondo le stime di Confindustria i servizi in cloud e per la gestione dei big data e della cybersicurezza sono stati l’asse portante degli investimenti negli ultimi anni. I servizi in cloud sono cresciuti del 18,8% nel 2020 e hanno raggiunto un volume globale di circa 4 miliardi di valore, mentre i big data dell’8,7% pari a 1,2 miliardi di euro. Un trend che non accenna a diminuire, dal momento che le stime per i prossimi cinque anni prevedono un’ulteriore crescita del 10,8% nei servizi di consulenza per il business digitale.