Basterebbe soltanto modificare l’itinerario di una piccola parte dei voli, il 3%, per abbattere più del 50% entro il 2040 l’effetto climalterante delle contrail, le scie di condensazione lasciate in cielo dagli aerei al loro passaggio. Ecco cosa emerge dal nuovo report di Transport & Environment, principale organizzazione indipendente europea per la decarbonizzazione dei trasporti.

Secondo l’analisi di T&E,  il carburante addizionale utilizzato per “allungare” gli itinerari ed evitare così la formazione di scie, corrisponderebbe a un incremento del solo 0,5% dei consumi, su base annua, dell’intera aviazione civile globale; i singoli voli la cui rotta andrebbe modificata, a fronte di un incremento di carburante del 5% circa, potrebbero ridurre dell’80% l’effetto climalterante delle scie. 

Secondo l’analisi di T&E, evitare la formazione di contrails è una no regrets strategy: infatti l’effetto climatico netto è sempre positivo, poiché i benefici derivanti dalla mancata formazione di scie sono sempre maggiori degli impatti delle emissioni addizionali di CO2 generate dal cambio delle traiettorie di volo. Si prevede inoltre che tali benefici aumenteranno con il miglioramento delle tecnologie di osservazione, di previsione metereologica e relative ai sensori di umidità.

La geografia e la latitudine del volo hanno una forte incidenza in termini di impatto climatico delle scie. I voli sopra il Nord America, l’Europa e la regione dell’Atlantico settentrionale, nel 2019, hanno causato oltre la metà del riscaldamento globale derivante da contrail. Anche gli orari di volo  concorrono a determinare gli effetti climatici delle scie: quelle formate dai voli serali e notturni hanno l’impatto maggiore. Altrettanto vale per la stagionalità: le scie con l’effetto più pronunciato tendono a formarsi in inverno.

Carlo Tritto, Sustainable Fuels Manager di T&E Italia, spiega: “All’industria aeronautica viene offerto un modo semplice ed estremamente economico per ridurre il proprio impatto sul clima. Alcuni operatori del settore tendono a ignorare il problema delle scie di condensazione, ma i benefici climatici associati alla loro mancata formazione sono enormi, e le soluzioni per mitigare il fenomeno migliorano di giorno in giorno. Identificando e modificando le traiettorie di quei pochissimi voli che causano la gran parte dei contrail, possiamo avere un effetto immediato sugli impatti climatici dell’aviazione. Non è più ora di discutere se sia necessario farlo, ma di come farlo”.

Evitare la formazione di scie è particolarmente economico. Lo studio rileva che deviare la traiettoria di un volo intercontinentale da Roma a Montreal, con il fine di ridurre la formazione di scie e utilizzando una stima conservativa, costerebbe appena 2.09 euro a biglietto. Questo valore tiene conto sia dei costi legati all’incremento di carburante, sia  a quelli di tutte le tecnologie necessarie per evitare la creazione di contrail. Per ogni tonnellata di CO2 equivalente abbattuta, questa strategia è oltre 15 volte più economica di altre soluzioni climatiche come la cattura e lo stoccaggio del carbonio. Evitare la formazione di scie di condensazione è una soluzione che andrebbe adottata su larga scala nell’arco di questo decennio, agendo con decisione per limitare l’impatto del settore aereo nel breve termine.

Compagnie aeree, start-up e altri soggetti stanno già attuando progetti per ridurre la formazione di contrail. Nel 2023 è stato condotto un test su 70 voli, in cui è stata evitata la formazione del 54% di contrail con una penalità stimata al 2% per i vettori coinvolti nel test. Per garantire che la prevenzione della formazione di scie avvenga su larga scala, T&E raccomanda che il monitoraggio delle stesse avvenga su tutti i voli in partenza e in arrivo nell’UE a partire dal 2027; e che le autorità regolatorie adottino misure di prevenzione della formazione di contrail nello spazio aereo europeo. L’UE dovrebbe inoltre finanziare la ricerca in questo campo e offrire incentivi a produttori e compagnie aerei che per primi si impegneranno su questo fronte, almeno sin quando le tecnologie non diventeranno il nuovo standard.

“Sono poche le soluzioni climatiche che possono essere attuate così rapidamente, a costi così contenuti e con un impatto minimo su industria e consumatori. Chiediamo ai decisori politici e all’industria aeronautica di agire ora, fianco a fianco, per assicurare che tra 10 anni i nostri cieli siano liberi da scie di condensazione. È l’occasione del decennio per ridurre l’impatto climatico dell’aviazione: per questo è necessario agire subito”, conclude Carlo Tritto.

Le emissioni e gli effetti climalteranti dell’aviazione diversi rispetto a quelli delle sole emissioni di CO2 sono almeno pari a queste ultime. In particolare, sono proprio le scie di condensazione ad avere l’impatto maggiore tra le cosiddette “non-CO2 emissions”. La maggior parte di queste scie si dissolve in pochi minuti, ma in determinate condizioni possono persistere nell’atmosfera, diffondersi e diventare cirri artificiali, capaci di determinare un effetto netto di riscaldamento. Un importante  studio di riferimento ha stimato che il forzante radiativo effettivo delle scie di condensazione relativo all’anno 2018 è stato maggiore di quello della CO2 storica emessa dal settore dal 1940 al 2018. Infine T&E avverte che, sebbene evitare le scie porterebbe a significativi benefici per il clima, non rende meno urgente la riduzione delle emissioni di CO2 del settore dell’aviazione, il cui impatto sul clima rimane significativo.

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