Lo smartphone è la nuova cassaforte dei dati sensibili
Tra Green Pass, identità digitale e app di mobile banking, gli smartphone sono diventati delle vere e proprie casseforti per tutti i nostri dati – anche i più sensibili.
Secondo l’ultimo sondaggio che Wiko ha condotto all’interno della sua Instagram community, sebbene il 72% dei rispondenti sia consapevole del rischio che comporti salvare dati personali e documenti importanti sul proprio smartphone, la maggioranza li affida comunque al proprio dispositivo mobile.
Come dimostra la survey Wiko – secondo cui il 67% non scorderebbe mai lo smartphone in un luogo pubblico – la consapevolezza sui temi legati alla privacy è in aumento. Complice il timore che, in caso di furto del dispositivo, ci si esporrebbe all’utilizzo illecito dei propri dati e alla possibile diffusione delle proprie foto e messaggi privati. Inoltre, se è vero che utilizziamo il cellulare per accedere alle app di home banking e ai servizi Spid, il 65% degli utenti dichiara di proteggerne l’accesso tramite fingerprint o affidandosi a un password manager. Solo il 35% ammette di utilizzare ancora la stessa password per ogni servizio.
E quando si riceve un link con un’occasione imperdibile per l’oggetto dei propri desideri? Per il 61% vince lo scetticismo: meglio controllare l’URL e la fonte del messaggio, anziché cliccare distrattamente. Anche per mostrare foto e video ai propri amici, gli utenti preferiscono non affidare il proprio smartphone a nessuno: il 76% mostra lo schermo, ma tenendo saldo il cellulare nelle proprie mani. Insomma, fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio.
Eppure, secondo una ricerca di Kaspersky, la maggioranza degli individui ha ancora poca comprensione del perché sia importante proteggere i propri dati online e non condividerli con leggerezza. I millennial italiani passano in media più di 7 ore al giorno online, ma solo il 38% è consapevole di dover rafforzare le proprie competenze di sicurezza. Addirittura il 43% dei giovani italiani pensa di essere troppo noioso per suscitare l’interesse di un criminale informatico, motivo per cui molti condividono informazioni private addirittura sui social network senza temere di esporsi ad attacchi di phishing, al furto di dati personali per la rivendita sul dark web o a nuovi fenomeni come il doxing – pratica per cui un utente condivide le informazioni private di un’altra persona senza il suo consenso per metterla in imbarazzo o in pericolo.
Inoltre, da quanto emerge dalla data privacy heatmap di Kaspersky, dopo la pandemia gli italiani sono molto più disposti a condividere i propri dati sanitari, di geolocalizzazione e di contatto se si tratta di ottenere maggiore libertà e non subire più restrizioni. I più disponibili sono proprio i Millennials con il 77% e la Generazione Z con il 75% di utenti. Secondo la survey Wiko, infatti, ben l’84% degli utenti ha salvato il Green Pass rigorosamente in digitale, per averlo sempre con sé a portata di schermo.