Nel 2022, le aziende che operano in Italia nell’ambito del software e dei servizi a esso correlati, hanno impiegato oltre 137.000 persone nel Paese, generando un fatturato di 56,3 miliardi di euro, con una crescita del 9% rispetto all’anno precedente.
La quota legata ai soli software gestionali segna una crescita mediamente più alta rispetto ad altre tipologie di servizio, +12% rispetto al 2021, per un totale di 22,4 miliardi di euro, ovvero il 40% del fatturato di comparto complessivamente analizzato.
Queste alcune delle evidenze emerse dalla ricerca “Software nelle PMI: un motore d’innovazione per l’Italia” a cura degli Osservatori Digital Innovation della School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con AssoSoftware.
“Dopo l’accelerazione nell’adozione di software gestionali registrata negli ultimi 2 anni, caratterizzati dalla diffusione dello Smart Working e dal cambiamento delle modalità di lavoro e di gestione dei processi aziendali, la crescita del settore nel 2022 è stata più contenuta” dichiara Marina Natalucci, Responsabile della ricerca sul software gestionale degli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano. “Siamo in una fase di assestamento e di consolidamento degli strumenti in uso, in un contesto sicuramente critico per gli investimenti in innovazione, soprattutto per le PMI colpite dalla crisi energetica, dall’aumento dell’inflazione e dalle criticità in alcune catene di fornitura. Nonostante le complessità emergenti il mercato del software ha registrato una crescita. I passi avanti intrapresi negli ultimi anni nella digitalizzazione hanno fatto leva proprio sul software come strumento per rendere le aziende resilienti agli shock di contesto, come l’emergenza sanitaria, e i benefici percepiti impongono oggi di non arretrare, rinforzando la necessità di una visione strategica su questo comparto economico”.
La ricerca ha coinvolto un campione esteso di oltre 500 PMI cross-settoriali.
In termini di adozione delle soluzioni gestionali, si rileva una sostanziale stabilità nei tassi di penetrazione nel comparto delle PMI nel 2022. Fa eccezione la Gestione documentale e workflow, che registra +5 punti percentuali rispetto al 2022 a per un’adozione complessiva da parte del 53% del campione: la crescente diffusione dello Smart Working ha spinto le organizzazioni a ripensare l’approccio al lavoro e le metodologie con cui portarlo a termine, automatizzando e snellendo flussi e processi trasversali come la gestione dei documenti aziendali.
Segue la gestione Amministrativa e contabile, che registra una dinamica contenuta ma rimane la soluzione software maggiormente diffusa in particolar modo a causa dell’obbligatorietà della fatturazione elettronica, che alza notevolmente l’adozione puntuale rispetto ad altri software.
Infine, in ordine di diffusione dopo la Gestione amministrativa e contabile, con tassi di adozione fermi a quanto registrato nel 2022, è possibile trovare: la Gestione del personale, il Controllo di gestione, la Gestione logistica e magazzino, la già citata Gestione documentale e workflow, l’Approvvigionamento e produzione e infine il CRM.
Nonostante il contesto economico incerto che ha caratterizzato il 2022 e il 2023, il mercato del software non ha dato segni di cedimento, ma sembra anzi aver attivato una fase di consolidamento delle soluzioni già presenti in azienda. Un esempio di questa tendenza è la crescente attenzione all’ammodernamento degli applicativi in uso: infatti, crescono le PMI che aggiornano completamente le soluzioni adottate e si riducono le aziende che mantengono le soluzioni alla loro versione originale.
Guardando ai dati emersi dalla ricerca, un primo segnale positivo è che sempre meno PMI scelgono di restare ferme nella condizione attuale: infatti, il 54% delle aziende analizzate ha rivisto almeno un processo aziendale a seguito dell’introduzione di un software, mentre un’azienda su 4 ha ritenuto necessario riscrivere tutti i processi aziendali a seguito dell’implementazione.
Tuttavia, seppur si registri una forte propensione alla revisione dei processi, sono ancora molte le aziende che prediligono la personalizzazione del software sulla base delle esigenze funzionali del business: le soluzioni maggiormente personalizzate sono l’Approvvigionamento e produzione e la Gestione del personale.
Anche l’integrazione applicativa tra i vari software migliora passando dal 29% al 38% nelle imprese analizzate, un valore tuttavia ancora basso anche guardando all’integrazione esterna dove il 43% delle PMI non prevede uno scambio dati automatico di informazioni con gestionali e altri sistemi di terze parti.
In generale, il settore è caratterizzato da esigenze in continuo cambiamento: le tecnologie digitali evolvono rapidamente e la filiera del software è dunque dinamica e ricca di opportunità di innovazione: solo il 26% delle PMI si rivolge ad un unico fornitore, mentre la maggior parte sceglie soluzioni diverse per rispondere al meglio ai bisogni dell’azienda.
Complessivamente, nell’ambito dell’indice di maturità sviluppato dalla ricerca, le aziende hanno fatto diversi passi in avanti. Solo il 13% delle aziende è oggi all’inizio del percorso di trasformazione, mentre Il 55% del campione detiene un indicatore complessivo superiore alla media di mercato e il 13% appartiene al cluster delle aziende avanzate che hanno avviato azioni in tutte le dimensioni identificate. Osservando i risultati di business di queste aziende, le PMI più mature nell’utilizzo dei software gestionali risultano più competitive rispetto alle altre e registrano un tasso medio annuo di crescita del fatturato e dell’Ebitda significativamente più elevato.
Nel corso degli ultimi anni, è stato possibile registrare alcuni miglioramenti nella formazione di adeguate competenze nel campo del digitale che, tuttavia, permane come principale difficoltà per le medio-piccole imprese nella trasformazione digitale.
È raro vedere queste aziende investire in personale dedicato ad attività non prettamente attinenti al core business dell’azienda e confrontando i dati di attivazione di utenze per i software gestionali con quelli sulle iniziative di formazione intraprese, appare chiaro come sia ancora necessario lavorare in questa direzione.
Nel 54% dei casi le utenze per l’utilizzo dei software gestionali sono state attivate a più del 40% dei dipendenti, nel 30% dei casi a più dell’80% del personale. A fronte di un utilizzo diffuso però, nel 61% dei casi meno del 40% dei dipendenti hanno seguito corsi di formazione sulle soluzioni adottate. Solo nel 17% dei casi è stato formato più dell’80% del personale.
In questo contesto, la partnership delle PMI con i fornitori di software ricopre un ruolo fondamentale: l’86% delle aziende intervistate dichiara di appoggiarsi proprio al personale dei fornitori per sopperire alla mancanza di risorse interne, delegando competenze tecnico-operative altrimenti difficili da reperire.
“Accanto a questo processo di esternalizzazione è però fondamentale sviluppare in azienda una visione strategica sul digitale, favorendo un utilizzo pervasivo delle soluzioni digitali introdotte e portando avanti specifiche iniziative di formazione e change management” afferma Piermassimo Colombo, VicePresidente di AssoSoftware. “È evidente che, per ottenere una piena maturità di utilizzo delle soluzioni gestionali e recepirne appieno i benefici di efficienza e di efficacia nei processi aziendali, è necessario lavorare sia sulla dimensione tecnologica, legata all’adozione dei software e alla loro integrazione, sia su quella organizzativa associate alla revisione dei processi e delle modalità di lavoro, così come sulla formazione dei dipendenti, il primo passo per far comprendere ai lavoratori i benefici derivanti da un uso consapevole di queste applicazioni.”
Se è chiara la relazione tra un utilizzo maturo dei software gestionali e una maggiore competitività delle aziende, il percorso di trasformazione è caratterizzato da diverse aree di lavoro e di conseguenza da diverse tipologie di sfide.
Sia le piccole che le medie imprese segnalano in primo luogo la presenza di barriere di carattere culturale; infatti, affermano di soffrire la mancanza di cultura, competenze e persone sul digitale nel 41% dei casi per le piccole imprese, e nel 57% per le medie imprese. Un’altra barriera di carattere culturale è la resistenza al cambiamento e la relativa difficoltà d’implementare l’uso del digitale in azienda.
Tuttavia, i due comparti presentano alcune differenze sostanziali. Nel caso delle aziende di piccola dimensione, la difficoltà principale è legata alla capacità di investimento e alla mancanza di incentivi statali dedicati al software. Mentre le medie imprese più strutturate dal punto di vista organizzativo, oltre ai freni legati alle competenze e alla cultura, dichiarano uno scarso impegno dei decisori aziendali, che difficilmente detengono una visione strategica sul digitale e risultano scarsamente coinvolti nella gestione del cambiamento.
D’altro canto, sui benefici, misurabili e non, derivanti dall’utilizzo dei software gestionali, le imprese sembrano maggiormente allineate indipendentemente dalla dimensione.
I benefici più rilevanti sono legati all’efficacia e la governance dei processi: è possibile trovare al primo posto un maggior controllo sui processi e, di conseguenza, una riduzione degli errori, una maggiore visibilità e tracciabilità dei flussi di lavoro, l’aggiornamento in tempo reale dei dati e un aumento delle qualità delle attività. Seguono una serie di benefici organizzativi come la migliore collaborazione tra i dipendenti, la maggiore proattività di risposta a problemi e/o cambiamenti e il supporto a nuove modalità di lavoro come lo Smart Working. Infine, si riscontrano benefici legati alla competitività del business: la maggiore scalabilità dei processi rispetto alla crescita dell’azienda e l’aumento della marginalità complessiva.
“Il complesso contesto macroeconomico richiede una profonda riflessione sull’importanza del software come motore di resilienza e crescita per le imprese italiane. La filiera del software continua a mostrare solide performance in termini di fatturato e sostiene iniziative imprenditoriali” conclude Pierfrancesco Angeleri, Presidente AssoSoftware. “Nonostante i benefici derivati dal software gestionale, capace di sfruttare in modo efficace le competenze digitali e di produrre crescite del fatturato e di utili nel tempo, esistono ancora oggi ostacoli culturali nelle imprese che ne devono ancora comprendere appieno il valore. In questo scenario, è fondamentale che il governo sostenga concretamente, nell’ambito del nuovo Piano “Transizione 5.0”, la diffusione del software tra le aziende italiane, in modo da consentire a tutte le imprese, anche quelle medio-piccole, di adottare il software come elemento abilitante per la crescita e la competitività.”