La sicurezza informatica per gli italiani
Il 2020 sarà un anno che non verrà dimenticato a causa della pandemia del Covid 19 che, come spesso abbiamo sottolineato, ha contribuito a creare nuove opportunità di attacco per i cybercriminali verso la rete ed i suoi utenti.
A questo proposito, Panda Security ha voluto chiudere l’anno conducendo un sondaggio sul ruolo della sicurezza informatica nella vita degli italiani, ponendo agli utenti domande relative ad eventuali attacchi subiti, sulle preoccupazioni scaturite dalla rete e sugli strumenti di protezione. Un sondaggio utile ad ottenere una panoramica succinta ma precisa sul sentiment degli italiani nei confronti della cybersicurezza e dei pericoli della rete.
La principale minaccia informatica in Italia è rappresentata dai malware, mentre i timori dei partecipanti sono rivolti soprattutto alle truffe economiche ed al furto di dati sensibili, per questo motivo aumenta la diffidenza verso i social network ed i servizi di e-mail.
Di seguito nel dettaglio i risultati della survey condotta da Panda ed eventuali spunti per approfondimenti.
Il 76% dei partecipanti ha affermato di non aver mai subito un attacco, mentre quasi il 18% ha risposto di sì, indicando i virus come tipologia di attacco subito.
Seguono problematiche relative ai ransomware e al furto di password, ma con percentuali molto ridotte, rispettivamente 3,5% e 2,4%.
Questi dati sembrerebbero confortanti ma possono essere interpretati anche diversamente, ad esempio solo il 25% si è reso conto di essere stato il bersaglio di un attacco informatico. Il fatto di non avere subito danni o che l’attacco non sia andato a buon fine, non significa quindi che non sia avvenuto. Con ogni probabilità se si inserisce il proprio indirizzo e-mail nel motore di ricerca di “Have I been pwned” risulterà coinvolto in un data breach di qualche grande piattaforma.
La seconda constatazione è che una persona su cinque ha avuto a che fare con almeno un virus informatico, il che spiega il risultato di una successiva domanda, per cui il 54% delle persone considera essenziale l’utilizzo di un buon programma antivirus.
Alla domanda su quali servizi possano essere più vulnerabili agli attacchi informatici, gli tenti hanno risposto con una distribuzione più o meno simile tra social, e-mail wi-fi pubblico, mentre l’e-banking risulta essere una preoccupazione solo per il 10% degli intervistati.
Le applicazioni di home banking digitale sono percepite come sicure utilizzando l’autenticazione a due fattori con metodi biometrici. Tuttavia, il numero di trojan bancari sviluppati dagli hacker è in crescita, così da diminuire la sicurezza di questo settore rispetto al passato. Una ragione in più per confermare la necessità di un buon antivirus, in linea con le altre risposte al sondaggio.
È interessante notare come l’ambiente dei social media sia risultato il meno sicuro per gli utenti, che segnalano preoccupazioni di molti generi, come phishing, bullismo e fake news. Gli utenti dei social network, insomma, sono entrati in una fase di maturità in cui il mezzo non è più quella scintillante novità di qualche anno fa ma anche un luogo che presenta insidie, la cui frequentazione va regolata nel modo e nella frequenza.
Un altro spaccato interessante riguarda le conseguenze che gli utenti ritengano possano avere se dovessero essere vittima di un attacco informatico. Il 41% è preoccupato per il proprio denaro mentre il restante 59% si divide più o meno equamente tra il furto di identità digitale, la diffusione di immagini private e il sequestro di dati sensibili.
È utile notare come le ultime tre categorie facciano capo ad una più generale che potremmo chiamare “dati personali”: 6 persone su 10 temono che i propri dati sensibili possano finire nelle mani di criminali che li utilizzeranno per diversi scopi, dal ricatto al furto di identità digitale.
Alla luce dei precedenti dati, è comprensibile il risultato alla domanda “Quale prodotto di cyber-sicurezza consideri essenziale?”, a cui gli intervistati hanno risposto antivirus, VPN e, con un certo distacco, strumenti di pulizia e ottimizzazione, parental control e password manager.
Le risposte a questa domanda fanno ben sperare, sono coerenti con i timori degli intervistati ed indicano che la comprensione di ciò che è necessario per proteggersi dalle varie tipologie di attacchi informatici.
Dal sondaggio, inoltre, emerge un altro dato importante: all’aumentare dell’età dell’utente aumenta la vulnerabilità online. Delle persone che hanno subito un attacco informatico con virus, il 55% ha più di 55 anni e il 33% ha più di 65 anni. Questo significa che il digital divide continua a costare caro alle generazioni con meno competenze digitali. Le fasce di utenti indicate sono quelle che più hanno bisogno di utilizzare software di cybersicurezza ed informarsi sulle minacce informatiche.
Dai dati emergono diverse conclusioni, ad esempio sono diversi i bisogni che spingono un utente a servirsi di strumenti come la VPN ed un antivirus.
La diffusione e l’utilizzo di un buon software antivirus scaturisce dal timore degli utenti verso malware e virus, mentre il ricorso alla VPN è relativo agli utenti che temono per i propri dati personali e/o per nascondere la propria identità ed evitare i pericoli delle reti Wi-Fi pubbliche o facilmente raggiungibili. Inoltre, spesso la prima breccia del furto dati dipende da credenziali di accesso poco sicure, per questo i rispondenti hanno indicato come uno dei principali strumenti di contrasto i password manager.