Si chiama Iva il progetto vincitore della 20esima edizione italiana del James Dyson Award, il concorso internazionale di design e ingegneria per studenti promosso dalla James Dyson Foundation che sfida gli inventori di tutto il mondo a proporre progetti inediti in grado di affrontare un problema del mondo reale.  Iva è un passeggino pieghevole estremamente sottile e leggero, abbinato a uno zaino compatto ma spazioso: proprio per la sua versatilità, rappresenta una soluzione comoda e facile da trasportare, che si apre in pochi secondi, riducendo lo sforzo fisico e facilitando gli spostamenti di chi si muove con bambini. Al secondo post StainEraser, un dispositivo pensato per i luoghi pubblici che utilizza ultrasuoni, acqua e aspirazione per rimuovere le macchie dai tessuti in maniera sicura ed efficace. L’ultimo finalista italiano è Enki – Wearable robotics for muscular aiding, un esoscheletro attivo in grado di supportare i soccorritori in condizioni di emergenza, alleviando lo stress fisico e facilitando il trasporto delle persone.  A valutare i progetti presentati per l’Italia sono stati chiamati, insieme all’ingegnere Dyson Ibraheem Monks, due esponenti del mondo dell’innovazione e della formazione: Marco Morello, giornalista esperto di tecnologia, innovazione e nuovi trend, e Luciano Canova, economista e divulgatore scientifico, nonché insegnante di Economia Comportamentale presso la Scuola Enrico Mattei. Cosa succede ora I finalisti accedono alla fase internazionale del concorso, sfidando i progetti provenienti dagli altri Paesi in cui è presente il premio. I vincitori internazionali saranno annunciati il 13 novembre e si aggiudicheranno il riconoscimento finale di 35.000 euro. Ai due finalisti internazionali andrà invece una somma di 5.800 euro ciascuno.

L’ispirazione per Iva nasce da un’esperienza di vita reale. Muoversi con i bambini piccoli può essere complesso perché sono spesso stanchi, e portare con sé un passeggino ingombrante e scomodo peggiora la situazione, rappresentando uno sforzo fisico e una complicazione logistica. Tanti sono stati i tentativi di creare passeggini compatti e leggeri, ma nessuno in grado di rispondere a tutti gli standard di sicurezza e facilità d’uso, nonché di offrire un design personalizzabile e un prezzo contenuto. 

Da qui David Popkov osservando il suo socio Mick con i suoi due bambini ha avuto l’idea di progettare un passeggino che non solo fosse piccolo e leggero, ma trasportabile come uno zaino e aperto soltanto quando necessario. Aprire e richiudere Iva è rapido e semplice allo stesso tempo, tramite l’uso di pulsanti e cursori posti sui lati e il fondo dello zaino che regolano il movimento delle ruote e della maniglia; la struttura centrale in alluminio 6061 assicura resistenza e leggerezza, mentre lo zainoè completamente staccabile e può quindi essere sostituito cambiandone colore e fantasia.  

“Iva merita il primo posto italiano del James Dyson Award 2024 perché rappresenta una soluzione ben progettata ed elegante, oltre che facile da usare, a un problema molto comune e concreto della vita quotidiana. Ciò che abbiamo maggiormente apprezzato è che mette al centro l’aspetto “sociale” del concetto di ESG, spesso trascurato, andando incontro alle esigenze delle famiglie e dei più piccoli,” ha commentato la giuria. Il premio di 5.800 euro servirà all’inventore David Popkov per sviluppare ulteriormente il progetto, concentrandosi sulla fase di prototipazione e sull’ottenere un brevetto con l’obiettivo di portare il prodotto sul mercato.  

“La storia di James Dyson è sempre stata di grande ispirazione per me, anche nei momenti più difficili, e il James Dyson Award dà un forte incoraggiamento ai giovani inventori, spronandoli a non mollare mai,” commenta David Pokpov. “Vincere questo premio mi dà la sensazione di aver sempre seguito la strada giusta e rafforza la mia fiducia nel perseguire ulteriori sfide come ingegnere. Sarà un enorme passo avanti nel garantire il futuro di Iva e nel procedere verso la produzione e la commercializzazione”.

StainEraser: un dispositivo per la rimozione delle macchie sui vestiti, pensato per i bagni pubblici, che con una combinazione di ultrasuoni, erogazione di acqua e aspirazione fornisce un’azione di pulizia efficace e sicura per la pelle, evitando danni ai tessuti.  

A chi non è mai capitato di macchiarsi accidentalmente gli abiti fuori casa, magari in un’occasione importante? Un’esperienza estremamente comune e che causa frustrazione e disagio psicologico, oggi affrontata con soluzioni poco efficaci e basate sull’utilizzo di prodotti e sostanze chimiche, e per di più incompatibili con le attuali trasformazioni relative alle abitudini di lavaggio, che vedono un aumento dell’attenzione verso il consumo di acqua ed energia elettrica.   

Partendo da un’attenta ricerca documentale sulle tendenze e sul mercato della cura degli indumenti, il team composto da Filip Malata, Francesca Corona e Beatrice Duina ha identificato l’opportunità di sviluppare una soluzione in grado di alleviare immediatamente il disagio, che prolunga l’utilizzo degli abiti e promuove comportamenti sostenibili. StainEraser è infatti un dispositivo di rimozione delle macchie pensato per essere montato a parete nei bagni pubblici, che impiega il metodo meccanico della tecnologia a ultrasuoni per generare microscopiche bolle d’aria che collassano, generando energia e calore localizzati. Questo processo rimuove efficacemente grasso, sporco e polvere che hanno aderito ai tessuti, senza danneggiarli, mentre l’aspirazione dell’acqua rimuove immediatamente le particelle ammorbidite.
Dal momento che oggi questa tecnologia è generalmente utilizzata solo per pretrattare le macchie, prima del lavaggio in lavatrice, l’innovazione di StainEraser risiede nella possibilità di eliminare la necessità di ulteriori lavaggi e processi di pulizia aggiuntivi, riducendo al minimo il consumo di acqua ed energia e l’uso di sostanze chimiche. Ecco perché, oltre all’applicazione in ambienti pubblici e commerciali, StainEraser potrebbe in futuro essere riprogettato per promuovere comportamenti più sostenibili anche a casa, aiutando gli utenti a eliminare macchie localizzate e rinfrescare gli abiti, riducendo la dipendenza dalle lavatrici. 

Enki. Wearable robotics for muscular aiding: un esoscheletro attivo per il supporto fisico dei soccorritori in condizioni di emergenza. Grazie alla sua struttura impermeabile e alla tecnologia avanzata, allevia lo stress fisico e facilita il trasporto di persone con disabilità motorie, garantendo un funzionamento ottimale durante le inondazioni

I consumi umani e il cambiamento climatico stanno innescando eventi estremi come inondazioni e siccità, con conseguenti danni duraturi e scarsità di risorse, che in Italia vengono accentuati dalla particolare configurazione geografica del territorio. I soccorritori si trovano quotidianamente ad affrontare sfide particolari, soprattutto nell’evacuazione di persone con disabilità motorie, e gli strumenti  attualmente utilizzati – come barelle, slittini e tecniche a uno/due soccorritori – costringono gli operatori a notevoli sforzi fisici, con conseguenti numerosi infortuni.  

Il team composto da Ilaria Di Carlantonio, Beatrice Bandiera Marlia, Rebecca Handley Silvestri, Claudia Alexandra Matasel, studentesse di Design del Prodotto, della Comunicazione e degli Interni presso l’Università IUAV di Venezia, si è dedicato allo studio delle tecnologie di esoscheletro attive e passive per individuare soluzioni che potessero migliorare l’efficienza e ridurre lo sforzo fisico del personale di soccorso. Il progetto di Enki. Wearable robotics for muscular aiding si è concretizzato dopo aver raccolto informazioni direttamente dalla Protezione Civile e dalla Croce Rossa di Venezia-Mestre, oltre che dai Vigili del Fuoco di Rimini, intervenuti durante l’alluvione dell’Emilia-Romagna nel maggio 2023, da cui è emersa la necessità di design ergonomico, soluzioni tecnologiche avanzate e resistenza a condizioni ambientali difficili.  Enki è un dispositivo indossabile che aderisce al corpo tramite cinghie e fibbie, si attiva tramite comandi vocali e sensori EMG su braccia e gambe in grado di rilevare i movimenti, ed è dotato di quattro motori piatti che forniscono un supporto dinamico e proporzionale. Un aspetto chiave del sistema è la sua interfaccia, che permette di configurare, durante la fase di produzione, parametri antropometrici come altezza, circonferenza delle spalle, del torace, della vita e delle gambe, garantendo così un esoscheletro personalizzato e perfettamente adattato alla persona. 

È inoltre il primo esoscheletro progettato per operare in ambienti allagati, perché completamente impermeabile grazie al design gusci in resina stampati in 3D e sistema “sandwich” a strati con poliestere impermeabile e gomma per proteggere cavi e connessioni; può essere anche abbinato a una luce LED, un GPS e un giubbotto di salvataggio gonfiabile idrostatico, conforme agli standard ISO 12402-3 con capacità di galleggiamento di 100 N e 150 N. Grazie alla sua versatilità, Enki fornisce supporto ai soccorritori non solo nel sollevamento di persone con e senza problemi di mobilità, ma anche nella movimentazione di carichi generici. L’obiettivo? Renderlo un dispositivo ampiamente utilizzato dai soccorritori, contribuendo a salvare vite umane e riducendo il rischio di lesioni durante le emergenze.

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