“Si dovrebbero ascoltare maggiormente gli scienziati prima di prendere decisioni sul futuro degli Stati e del Pianeta”. Con questa affermazione concorda oltre l’80% degli intervistati nell’ambito della ricerca sociale “Gli italiani, la scienza e la magia”, che Yakult Italia ha commissionato ad AstraRicerche.
L’indagine ha anche cercato di capire quale fosse il rapporto tra le scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche di cui oggi tutte le persone beneficiano nel quotidiano. I risultati emersi rappresentano un Paese in cui la tecnologia, essendo quasi considerata una “commodity”, all’apparenza non è più in evoluzione, specie per quanto riguarda il percepito dei giovani.
Infatti, il rapporto tra le scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche per l’83% dei 1.010 intervistati – un campione rappresentativo di 18-65enni residenti in Italia – è molto o abbastanza forte, ma a esserne maggiormente consapevoli sono gli adulti; i giovani sono più “tiepidi”.
Inoltre, più di un italiano su tre ritiene che i grandi passi della scienza siano stati compiuti nei secoli scorsi, e che adesso, Terzo Millennio avviato, si stia vivendo una fase storica di rallentamento delle scoperte scientifiche. Anche in questo caso i più convinti di questo “congelamento delle innovazioni scientifiche” sono i giovani.
Cosa si sa, davvero, della scienza? Ovvero, cosa resta – a livello di ricordo – nella mente delle persone? La ricerca sociale racconta come la scienza sia certamente oggetto di grande interesse: ciò è dimostrato dall’abitudine a seguire programmi televisivi e a leggere riviste – cartacee o on line – dedicate alla scienza. Poco, però, rimane, relativamente alla contestualizzazione storica delle invenzioni, scoperte e innovazioni, anche di quelle di cui tutti fanno un uso quotidiano.
Alla domanda “Quando è stato lanciato il forno a microonde?” il 42% degli italiani risponde negli anni Sessanta; invece è di 20 anni prima, ma solo il 16% degli intervistati lo sa;
“Quando è nato il primo computer, gigantesco e ingombrante?” Nel 1939. Gli intervistati non sono però riusciti a fornire una risposta corretta: solo il 16% lo sapeva, il 24% non è stato in grado di indicare una data, per il 22% risale al 1959. Il 15% lo colloca addirittura nel 1969.
Ugualmente, gli italiani hanno conoscenze incerte nei confronti della data di nascita del primo computer da tavolo: quasi un italiano su tre lo colloca nel 1975: venne invece inventato nel 1965. Sempre un italiano su tre non ha idea di quando il bancomat sia stato inventato.
Gli scostamenti temporali coinvolgono anche il web: solo un italiano su tre lo sa; interessante è che per il 41% sia del 1981 o precedente, per il 9% persino del 2001.
“Non ci si aspetta che gli italiani conoscano a memoria le date delle invenzioni tecnologiche o del loro lancio sul mercato” – afferma Cosimo Finzi, Direttore di AstraRicerche – “ma di certo sorprende l’ampia parte della popolazione che non ha davvero la minima idea di quando siano avvenute: a volte preferiscono non indicare, a volte sbagliano scegliendo – tra le risposte che abbiamo proposto – una distante di molti decenni da quella corretta. Sembra che si sia persa la storia della tecnologia. Forse in un mondo in cui tutto ciò che è “tech” pervade la nostra esistenza, diamo per scontato troppo di quello che abbiamo e perdiamo interesse e conoscenza dell’evoluzione storica, che invece è per alcuni appassionante e fonte di ispirazione per pensare alle future evoluzioni”.
In generale di dati emersi dalla ricerca sociale “Gli italiani, la scienza e la magia” indicano un’estrema fiducia negli scienziati da parte degli intervistati, che ritengono che questi debbano essere ascoltati maggiormente, prima di decisioni sul futuro degli Stati e del pianeta. Inoltre, ben 5 su 6 si dichiarano incuriositi dalla scienza, il 74% segue documentari o programmi di divulgazione scientifica, e oltre il 51% cerca di tenersi aggiornato attraverso riviste cartacee o online a carattere scientifico.
La curiosità verso la scienza tende ad aumentare con lo status socio-economico e con la conoscenza scientifica, in un circolo virtuoso in cui più si sa più si desidera nuova conoscenza. Non sempre i contenuti scientifici vengono però espressi con sufficiente chiarezza: alcuni italiani trovano troppo difficili le informazioni ricevute, alcuni le trovano comprensibili con qualche difficoltà, altri le considerano del tutto chiare. A dichiarare maggiormente di saper comprendere con facilità le informazioni scientifiche sono gli abitanti del Triveneto e dell’area costituita da Liguria, Toscana, Emilia-Romagna, Umbria e Marche. Inatteso e allarmante è invece lo spaccato anagrafico, che evidenzia la fascia giovanile tra i 25-34enni, come quella maggiormente in difficoltà. I giovani si dimostrano i meno curiosi verso la materia e, in aggiunta, quelli che meno le attribuiscono un ruolo nel progresso sociale.
Gli scienziati simbolo dell’intera categoria sono, per gli intervistati, Einstein, Galileo, Leonardo da Vinci: questo indica una considerazione maggiore nei confronti degli scienziati che si sono occupati di discipline che parlano di equazioni e di forze, come la fisica o l’astronomia, a discapito di figure legate alle cosiddette scienze della vita, risultate meno iconiche. Inoltre, la nutrizione sembra essere tra le discipline che soffrono di credibilità più limitata: solo il 53% degli intervistati dichiara infatti di ritenere vere le notizie scientifiche in quest’area, contro il 73% di cui gode il settore medico.
Per quanto riguarda invece la magia, la ricerca evidenzia come l’“indice di magia personale” sia debole, per gli italiani. Nello specifico, nullo per il 61% degli intervistati, medio per il 16% ed elevato solo per il 5% del campione. Le superstizioni e i riti scaramantici più praticati in Italia sono quelli classici: il 12% possiede un amuleto, il 10% non dice “auguri” a chi deve sostenere una prova, il 9% non passa mai sotto una scala, mentre il 6% non prende rischi di venerdì 13 o 17.