Incertezza nelle restrizioni e calo consumi affossano il terziario
L’inizio del 2021 è caratterizzato da una completa stagnazione dell’attività economica, frutto, verosimilmente, di una prosecuzione della lenta ripresa della manifattura cui fa da contraltare un peggioramento della già critica situazione dei servizi di mercato. Il risparmio involontariamente accumulatosi presso le famiglie non trova canali adeguati per concretizzarsi in maggiori consumi a causa delle perduranti restrizioni, generando una pericolosa incertezza che mette in discussione l’auspicata ripresa.
Si era già capito: la normalizzazione dell’economia e della vita sociale dipende esclusivamente dalla vittoria sulla pandemia. Ma bisogna intendersi su cosa significhi sconfiggere il contagio: se le attività economiche e la mobilità dovessero essere vincolate fino alla completa scomparsa del virus, allora forse, potremmo non tornare più alla normalità. Le istituzioni pubbliche dovrebbero esprimersi con maggiore chiarezza al riguardo.
È certamente condivisibile l’idea di massimizzare da subito gli impegni per la campagna vaccinale, come sembra nelle intenzioni del nuovo esecutivo.
I vuoti di domanda e di produzione che si sono generati nell’ultimo anno rischiano di tradursi in un sistema produttivo decimato, soprattutto in alcuni comparti dei servizi, con riflessi anche su settori che, al momento, appaiono più in salute e più protetti. Non vanno trascurati anche gli effetti che un lungo periodo d’incertezza e le modifiche indotte nel vivere quotidiano potrebbero avere sui comportamenti, scelte di acquisto e risparmio, delle famiglie.
Alla luce di queste considerazioni e delle conseguenti evidenze empiriche, il 2021 si prefigura sempre di più come un anno in cui, pur registrandosi una ripresa, difficilmente si potrà assistere a un significativo recupero di quanto perso nel 2020.
In termini di consumi l’Indicatore dei Consumi di Confcommercio segnala, anche a gennaio, un andamento negativo su base annua con una flessione del 12,9%, dato in contenuto miglioramento rispetto al -13,8% di dicembre. Gli andamenti delle diverse funzioni di consumo, pur in un quadro di generalizzata riduzione, risultano molto articolati e in linea con quanto si è registrato nei mesi precedenti.
Il quadro generale, su cui non bisogna dimenticare influisce il susseguirsi di aperture e chiusure con impatti diversificati sui territori, continua ad essere caratterizzato da un una situazione di estrema debolezza. L’alternanza tra diminuzioni e moderati recuperi determina di fatto una sostanziale stagnazione che porta ad una stima della variazione del PIL per il mese di febbraio dello 0,1% in termini congiunturali, in linea con quanto rilevato a gennaio. Nel confronto annuo il dato si attesta al -8,3%.
Il quadro congiunturale continua ad essere caratterizzato da una fase di profonda incertezza. In questo scenario la produzione industriale di dicembre ha fatto registrare un calo congiunturale dello 0,2%, al netto dei fattori stagionali, con una flessione dell’1,9% su base annua. Gli occupati di dicembre segnalano un calo dello 0,4% su novembre e dell’1,9 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Il sentiment delle imprese del commercio al dettaglio ha registrato nel mese di gennaio, durante i primi saldi invernali, un calo dello 0,3% congiunturale, e una riduzione tendenziale del 17,3%.
In linea con questa situazione si stima, per il mese di febbraio, un aumento congiunturale del PIL dello 0,1%, al netto dei fattori stagionali, dato che porterebbe ad una decrescita dell’8,3% rispetto allo stesso mese del 2020, confermando l’andamento stagnante già emerso a gennaio.
Anche i risultati di gennaio 2021 dell’Indicatore dei Consumi Confcommercio vengono pubblicati solo in forma grezza e nel confronto annuo, con un’indicazione più dettagliata degli andamenti delle diverse voci che compongono le macro funzioni di spesa. In linea con quanto registrato da marzo dello scorso anno anche a gennaio l’andamento della domanda e le scelte delle famiglie sono state fortemente condizionate dalle misure imposte per il contenimento della pandemia. L’indicatore dei consumi registra, nel confronto annuo, un calo del 12,9%, sintesi di riduzioni del 38,0% per i servizi e del 3,1% per i beni.
A gennaio, in linea con quanto si è registrato nell’ultimo anno, le dinamiche settoriali evidenziano un quadro particolarmente articolato. L’evoluzione dei diversi segmenti di consumo continua, infatti, ad essere determinata non tanto dalle preferenze dei consumatori, ma dalle necessità imposte dallo stile di vita a cui ha costretto la pandemia.
Come già avvenuto nei mesi precedenti sono i servizi legati alla mobilità ed alla fruizione del tempo libero quelli che hanno segnalato gli andamenti più negativi. Per molti segmenti i cali superiori al 50% sono diventati quasi la norma, rendendo sempre più concreta l’ipotesi di dover ricostruire, all’uscita dalla crisi sanitaria, un sistema produttivo fortemente depauperato. Ricostruzione che non potrà essere immediata.
In forte difficoltà continuano a trovarsi anche alcuni segmenti della domanda relativa ai beni, che nel complesso hanno tenuto meglio rispetto ai servizi. In particolare per l’abbigliamento e le calzature anche la concomitanza con l’inizio dei saldi invernali non sembra aver rappresentato uno stimolo adeguato. In decisa riduzione continua a risultare anche la domanda di carburanti segmento che risente in misura di rilievo delle limitazioni alla mobilità.
Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di febbraio 2021 un aumento dello 0,2% in termini congiunturali e dello 0,4% su base annua.