In seguito al sisma che nel 2012 colpì tragicamente il territorio emiliano, Unimore ottenne l’assegnazione di finanziamenti da parte della Regione Emilia Romagna, per alcuni edifici universitari dell’Ateneo, affinché si provvedesse alla riparazione dei danni, al rafforzamento dei locali lesionati ed al loro miglioramento sismico.

Fra gli interventi ammessi al finanziamento del Programma delle Opere Pubbliche e dei Beni Culturali danneggiati dagli eventi sismici del 20 e 29 maggio 2012, Piani annuali 2013-2014-2015-2016 Opere Pubbliche, Beni Culturali ed Edilizia Scolastica-Università, rientravano anche la riparazione e restauro dell’Osservatorio Geofisico.

I lavori, su progetto e direzione dell’arch. Elisabetta Vidoni Guidoni della Direzione Tecnica di Unimore, sono iniziati nel novembre 2017 e si sono conclusi il 22 gennaio 2019 e hanno riguardato: la riparazione dei danni provocati dal sisma. Il plesso è stato lesionato principalmente con danni alle pareti in muratura, al manto ed agli elementi strutturali della copertura e diverse lesioni nelle pareti; rafforzamento locale delle strutture primarie con particolare attenzione alla struttura di copertura e ai solai; adeguamento della scala di accesso del torrione; restauro e riqualificazione delle finestrature e degli scuri esterni; restauro della balconata meteorologica; restauro di alcuni locali, quali in particolare la Sala “G.B. Amici”.

Il costo totale intervento è stato di 554.693,99 euro, di cui 351.091,16 euro a carico del Commissario Delegato e 203.602,83 euro messi a disposizione da Unimore, che ha destinato a questo intervento circa 100.000,00 euro raccolti con le sottoscrizioni del 5×1000. Più nello specifico 409.759,52 euro sono stati impiegati per lavori e 53.110,01 euro per oneri della sicurezza.

I lavori eseguiti in questi mesi hanno consentito di rendere agibili, utilizzabili per gli studiosi e fruibili per il pubblico i locali della Torre di Levante e la terrazza sommitale, luogo privilegiato per godere di impareggiabili panorami sulla città. Ciò permetterà di far conoscere alla cittadinanza, l’ampio giacimento scientifico-culturale dell’Osservatorio, costituito ovviamente dagli strumenti storici, ma anche dalla collezione di volumi, almanacchi, registri, vecchi articoli di giornali, cui si aggiunge l’altro importante bene rappresentato dalla serie di misure meteoclimatiche risalenti fino al 1830.

L’Osservatorio Geofisico, inserito all’interno della rete dei musei universitari, potrà essere visitabile in occasione di eventi cittadini e universitari e attraverso aperture programmate a cui verrà data opportuna pubblicità.

Negli spazi dell’Osservatorio Geofisico, oggetto di una concessione passiva gratuita e perpetua e che ha sede in piazza Roma 22, trovano collocazione sia attività di osservazioni meteorologico/ambientali, sia un Museo Astronomico e Geofisico, particolarmente ricco di strumentazione scientifica.

Fra gli strumenti qui conservati vanno ricordati i telescopi Newtoniani di Giovan Battista Amici, il cannocchiale di Fraunhofer, le “macchina a dividere” e “comparatore” di Perreax, globi terrestri e celesti, sfere armillari, l’evaporigrafo di Ragona, il pluviometro a collettore orario di Ragona, gli strumenti dei passaggi, vari strumenti meteorologici del XX secolo, strumenti di misura da laboratorio del periodo 1930-1950, e anche strumenti di “modernariato”, del periodo fine XX secolo, come i primi personal computer, apparati radio di ricezioni dati, i primi telefoni cellulari abilitati a trasmissione dati. In tutto sono stati catalogati circa 300 pezzi con valore e importanza storico-museale.

Nella sua lunga attività l’Osservatorio ha raccolto anche un ampio patrimonio di documentazione manoscritta unica e librario, anche in virtù degli scambi che avvenivano con altri Osservatori di tutto il mondo.

I locali del torrione di Piazza Roma, cui appartiene la stazione di rilevazione storica, sono fondamentali per la continuità delle misure meteoclimatiche che ancora oggi avvengono, e che sono punto di riferimento per la città ad ogni evento meteorologico di particolare interesse. I locali sono anche strettamente collegati col museo, che senza questi locali perderebbe valore e senso storico, come ebbe modo di dire, in uno scritto, Domenico Ragona, allora direttore dell’Osservatorio, nel 1870: “Un Osservatorio è uno stabilimento sui generis, ove macchine e fabbricato sono oggetti intimamente annessi e connessi, ove risultati scientifici e località sono correlative e indissolubili”.

Il responsabile scientifico dell’Osservatorio Geofisico è il prof. Sergio Teggi, le osservazioni sono curate dal tecnico meteorologo Luca Lombroso.

L’Istituzione formale di un Osservatorio a Modena avvenne il 14 gennaio 1826 da parte del Duca Francesco IV d’Este con atto chirografato. Il Duca stesso assegnò all’Osservatorio universitario una porzione di locali di Palazzo Ducale, nel torrione di levante e in un’ala del sottotetto del corpo centrale, in quanto la solidità della torre e la posizione erano ritenute strategiche e ottimali per le attività di un Osservatorio Astronomico, come si chiamava allora.

La direzione fu affidata al professor Giuseppe Bianchi e i più importanti strumenti astronomici, tra cui lo strumento dei passaggi ancora in situ, vennero commissionati all’ottico e astronomo modenese Giovanni Battista Amici.

Per rendere ancor più funzionale il torrione alle attività di un osservatorio fu costruito, su progetto dell’ing. Giusmano Soli, un arco all’interno della torre finalizzato a dare maggiore stabilità alla torre stessa e a fare da basamento ai telescopi e agli strumenti dei passaggi, questi ultimi ancora presenti nei locali, installati come allora su appositi pilastrini che poggiano sull’arco stesso.

Sotto la direzione di Giuseppe Bianchi vennero effettuate quotidianamente osservazioni astronomiche mediante strumentazione ottica all’avanguardia per allora, come il Cerchio Meridiano di Reichembach ed Ertel, lo strumento dei passaggi di Amici, il Telescopio Newtoniano di Amici, i Pendoli Astronomici, un cannocchiale di Fraunhofer e altri. Molti di questi strumenti sono tutt’ora conservati, caso quasi unico in Italia, negli stessi locali di uso originale, così da poter ricostruire una volta intervenuti nei locali un ambiente di studio e di ricerca del XIX secolo.

L’importanza e il prestigio dell’Osservatorio è testimoniato anche dal fatto che qui ebbe sede, nel 1850, l’officina metrica del Ducato di Modena con la responsabilità dell’introduzione, nel Ducato, del nuovo Sistema Metrico Decimale. Ancora oggi sono conservati, nel museo dell’Osservatorio Geofisico, lo Strumento Comparatore e la Macchina a Dividere di Perreax, costruite a Parigi nel 1850.
Accanto alle Osservazioni astronomiche venivano annotati i dati meteorologici. Nelle osservazioni scritte quotidiane risultano ricordati anche fatti di cronaca, fra cui i moti rivoluzionari del 3 febbraio 1831, che videro Giuseppe Bianchi schierato a difesa della dinastia Estense contro Ciro Menotti.

I rilievi meteorologici continuano ancora oggi, con l’ausilio di strumentazione automatica. La lunga serie storica meteoclimatica, di cui è custode l’Osservatorio modenese, è una delle poche serie italiane di durata ininterrotta, che prosegue nel medesimo luogo, senza importanti cambiamenti nella posizione degli strumenti.

Con la caduta del governo Estense e la conseguente cacciata del Bianchi, dopo il breve periodo Tacchini, subentrò alla Direzione Domanico Ragona e le misure meteorologiche divennero sempre più la principale attività dell’Osservatorio, tanto da assumere la nuova denominazione di Osservatorio Meteorologico. In quel periodo, seconda metà XIX secolo, fu così potenziata, appunto, l’attività meteorologica, creando in provincia di Modena la prima rete pluviometrica provinciale. In osservatorio furono inoltre ideati e realizzati strumenti allora all’avanguardia e ancora oggi, conservati nel museo, unici come il pluviometro a raccoglitore orario e l’evaporigrafo di Domenico Ragona.

Le osservazioni terrestri, e non solo meteorologiche, portarono nel 1892 ad una nuova denominazione: Osservatorio Geofisico. Con questa nuova denominazione venne considerato come Istituto dell’Università. Dal 1995, con la disattivazione degli Istituti, l’Osservatorio modenese appartiene come Sezione al Dipartimento di Scienze dell’Ingegneria dell’Università di Modena, passando poi nel 2002 al Dipartimento di Ingegneria dei Materiali e dell’ambiente e, oggi, al Dipartimento di Ingegneria “Enzo Ferrari”.

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