In un decennio le tech company Ue hanno raccolto 426 miliardi di dollari
Le aziende tecnologiche europee hanno raccolto, dal 2015 ad oggi, 426 miliardi di dollari in investimenti, dieci volte di più rispetto ai 43 miliardi del decennio precedente. Solo quest’anno, le tech company dell’Ue raccoglieranno 45 miliardi di dollari, una cifra in linea con i 47 miliardi raccolti nel 2023. Sempre in scia con l’anno precedente anche la raccolta delle italiane che arriveranno ai 900 milioni di dollari entro la fine del 2024, nel 2023 avevano toccato il miliardo. Nel Sud Europa meglio del nostro Paese solo la Spagna che arriva a 1,4 miliardi di dollari, mentre Portogallo e Grecia si assestano a 100 milioni di euro. Ecco cosa emerge dalla nuova edizione di “State of European Tech“, il report del fondo di investimento Atomico, sullo stato della tecnologia in Europa che quest’anno compie 10 anni, la prima edizione è stata pubblicata nel 2015. Il report combina dati quantitativi provenienti dai 41 Paesi d’Europa insieme a un’indagine condotta su migliaia di fondatori, operatori e investitori, al fine di capire che cosa stia realmente accadendo nel settore tecnologico europeo. In questa edizione del rapporto State of European Tech, Atomico esamina l’evoluzione dell’ecosistema digitale europeo negli ultimi dieci anni. Secondo il rapporto, tra dieci anni, la tecnologia europea potrebbe raggiungere un valore complessivo di 8 trilioni di dollari e un bacino di talenti di livello mondiale composto da 20 milioni di dipendenti.
Investimenti stabili in Italia rispetto al 2023. Quest’anno gli investimenti delle tech company nostrane hanno raggiunto i 900 milioni di dollari. Nel decennio precedente, 2005-2014, il totale degli investimenti arrivava, nel complesso, a 600 milioni di dollari, per il prossimo, 2025-2034, si prevede che questa cifra possa crescere di quasi 12 volte, arrivando a 7,7 miliardi di dollari. Aumentato di sei volte in un decennio anche il numero di impiegati nel settore del tech, passando da 26.000 a 167.000 unità. Dieci anni fa l’Italia non aveva ancora nessuna azienda tecnologica che fosse un unicorno, oggi le tech company made in Italy che valgono oltre 1 miliardo di euro sono 7.
Nel 2015 Londra era l’unica città europea nella lista mondiale dei dieci principali hub per i finanziamenti alle startup emergenti. Oggi la capitale inglese è salita al secondo posto a livello globale, con Berlino e Parigi subito dopo, entrate nelle prime dieci posizioni. E da 10 anni a questa parte L’Europa è la sede principale per i fondatori di startup emergenti, battendo anche gli Stati Uniti. Attualmente sono 35.000 le startup tech emergenti in Europa: più che in qualsiasi altra regione al mondo.
Attualmente in Europa ci sono otto volte più aziende in fase di crescita rispetto a dieci anni fa, nonostante il contesto sia ancora difficile. Infatti, mentre Europa e Stati Uniti partono da una base simile in fatto di numero di aziende costituite, le startup americane hanno il doppio delle probabilità di raggiungere round superiori ai 15 milioni di dollari rispetto a quelle europee. Non è un caso che una startup su due in Europa, tra quelle in fase di sviluppo, si sia rivolta a un investitore statunitense per un finanziamento. Questo è un dato rilevante poiché crea una fuga di risorse dall’Europa, portando via talenti, conoscenze ed economia.
Una questione che andrebbe affrontata a livello istituzionale. I fondi pensione europei attualmente investono solo lo 0,01% dei capitali nel venture capital globale, un dato che sembra quasi un errore di arrotondamento rispetto ai 9 trilioni di dollari di asset che gestiscono. Nel Sud Europa, lo 0,014% degli asset dei fondi pensione è destinato al venture capital, un dato che rappresenta il secondo valore più alto tra le regioni europee ma che resta comunque esiguo.
In Europa in dieci anni sono aumentate fino a sette volte in più i dipendenti delle aziende tecnologiche. I pool di talenti negli Stati Uniti e in Europa stanno crescendo in egual misura. Il settore tecnologico europeo impiega, al momento, 3,5 milioni di persone, pari a quelle impiegate negli Stati Uniti nel 2020. Oltre 2,5 milioni di questi posti di lavoro sono stati creati dal 2015, il che significa che il mercato dei talenti tecnologici in Europa è cresciuto raggiungendo un tasso composto annuo del 24%, in linea con gli Stati Uniti. A tal proposito, il Sud Europa ha visto un’importante crescita nel suo comparto tecnologico: tra il 2015 e il 2024, il numero di dipendenti nel settore tecnologico in Spagna è passato da 14.000 a 175.000, un aumento 12 volte superiore, e in Italia, gli impiegati nel settore tech sono 167.000, 6 volte in più rispetto al 2015, quando erano 26mila.
Negli ultimi dieci anni, la gestione del carbonio è stato il tema che ha visto il maggiore aumento nella quota di finanziamenti della fase Seed, guadagnando 39 posizioni nella classifica di Atomico, dal 2015. Un dollaro su cinque investito in Europa è destinato a costruire un futuro più sostenibile, il doppio rispetto agli Stati Uniti che si fermano all’11%.
Il deeptech ha ottenuto il 33% dei finanziamenti totali in Europa quest’anno. Negli ultimi dieci anni, le startup europee di questo comparto hanno raccolto 94 miliardi di dollari, sono stati 123 miliardi in Asia e oltre 300 miliardi negli Stati Uniti. Il bacino di talenti nell’IA in Europa è uno dei suoi più grandi punti di forza. Con la rapida diffusione dell’IA, abbiamo visto il numero di ruoli legati a questa tecnologia aumentare di sei volte, oggi solo in Spagna abbiamo 30.000 posti attivi. Questo è reso possibile grazie alle eccellenti università e centri di ricerca del continente.
Sarah Guemouri, dirigente di Atomico e co-autrice del rapporto, ha dichiarato: “Questa analisi dovrebbe essere un incoraggiamento per tutto l’ecosistema, a dimostrazione quanto siamo arrivati lontano e quanto ancora possiamo fare. Il prossimo passo per l’Europa è sviluppare il suo ecosistema di crescita. Per riuscirci, è necessario un maggiore supporto da parte dei fondi pensione e degli LP governativi, affinché le aziende europee nella fase successiva possano costruire un futuro migliore”.
Tom Wehmeier, responsabile analisi di Atomico e co-autore del report, ha detto: “Anche se i partecipanti al nostro sondaggio hanno sottolineato diverse problematiche che potrebbero ostacolare i progressi del continente crediamo che il vero ostacolo al successo dell’Europa sia il pessimismo ingiustificato. Guardando al lungo periodo, è chiaro che il continente ha fatto enormi progressi negli ultimi dieci anni, e questo dovrebbe spingerci a ritrovare la nostra fiducia e ambizione. Non possiamo permetterci di vanificare ciò che è stato fondamentale per il nostro successo”.
I paesi con il maggior numero di dipendenti nel settore tecnologico per abitante sono Finlandia, Estonia e Svezia; dei 30 Paesi a livello globale con il rapporto più alto di investimenti in Venture Capitale come percentuale del PIL, 17 Paesi europei sono nella lista. Il Paese leader in questa classifica è la piccola ma potente Estonia. Dieci anni fa, la Spagna ha costituito 3 imprese per un valore da oltre un miliardo di dollari, mentre l’Italia nessuna; ora la Spagna ne ha 14 e l’Italia 7; il Portogallo non ne aveva costituita nessuna nel 2015 mentre ora ne ha due. Il sondaggio di quest’anno mostra che i fondatori con più di dieci anni di esperienza hanno notato dei progressi in termini di diversità e inclusione negli ultimi dieci anni, dichiarazione condivisa anche dai membri di gruppi sottorappresentati. Tuttavia, il rapporto rileva che, in questo decennio, i passi avanti nel colmare il divario di finanziamento rispetto al genere sono stati minimi. Se da un lato i team composti esclusivamente da donne, al momento, hanno raddoppiato la quota di finanziamenti pre-Seed rispetto a prima, dall’altro la loro percentuale continua a diminuire nelle fasi successive, scendendo all’1,7% nelle serie B e oltre.
Come anticipato, le aziende italiane hanno raccolto 0,6 miliardi di dollari negli anni 2005-2014; nel prossimo decennio si prevede che questa cifra possa crescere di quasi 12 volte, arrivando a 7,7 miliardi di dollari. Per le aziende spagnole, c’è stata una forte crescita di circa 8 volte, passando da 1,7 miliardi di dollari a 14,1 miliardi. Per il Portogallo, sono stati raggiunti, invece, 0,1 miliardi di dollari tra il 2005 e il 2014 con 1,5 miliardi tra il 2015 e il 2024. Negli ultimi dieci anni, la crescita dei fondi di Venture Capital in Europa ha superato quella di tutte le altre regioni. Il tasso di crescita medio decennale del continente è stato del 13%, una cifra superiore a quella di qualsiasi altra parte del mondo. Gli Stati Uniti hanno registrato un tasso di crescita dell’8% nello stesso periodo, la Cina il 2%, mentre il resto del mondo il 10%.
Dieci anni fa, in Europa c’era un solo fondo superiore a 500 milioni di dollari. Quest’anno, invece, l’Europa ha visto otto fondi raggiungere quella stessa cifra. I primi dieci hanno totalizzato 7 miliardi di dollari nel 2024, tra strategie per la fase di lancio e quella di crescita. Dal 2015, i VC europei hanno raccolto un totale di 154 miliardi di dollari. Quasi il triplo dei 54 miliardi raccolti nei dieci anni precedenti al 2015. Il panorama degli investitori nel settore tecnologico europeo è cambiato notevolmente dal 2015, soprattutto nel Sud Europa: dieci anni fa tutti i fondi venivano raccolti da Limited Partner locali, mentre oggi si rivolgono sempre più a investitori europei che ora contribuiscono al 14% dei fondi LP.
A causa dell’incertezza macroeconomica, la finestra IPO è rimasta chiusa a livello globale, con una sola IPO tecnologica da oltre un miliardo di dollari per quest’anno per il software Planisware. Tuttavia, il report ripercorre il contributo delle vendite di quote delle aziende tecnologiche in Europa negli ultimi dieci anni, rivelando come queste abbiano generato quasi 1 trilione di dollari nel settore nell’ultimo decennio. Anche in un mercato più difficile, le aziende quotate più giovani d’Europa continuano a prosperare: ad esempio, la capitalizzazione di mercato di Arm è superiore a 150 miliardi di dollari, dopo la sua IPO dello scorso anno.