In forte aumento i consumi di energia e le emissioni di CO2 in Italia nel secondo trimestre dell’anno. Fattori climatici e l’incremento del PIL e della produzione industriale hanno determinato sia una crescita della domanda di energia del 24% che, in parallelo, delle emissioni di anidride carbonica, con ripercussioni sulla transizione energetica nel nostro Paese. È quanto emerge dall’ultimo numero dell’Analisi trimestrale del sistema energetico nazionale dell’ENEA, che stima anche una crescita tendenziale della domanda di energia e delle emissioni di circa il 6% per l’intero 2021, in linea con l’andamento dei principali driver economici.

“A fine anno dovremmo aver recuperato oltre il 60% dei consumi di energia ‘persi’ nel 2020, mentre stimiamo un ritorno ai livelli pre-pandemia tra il 2022 e il 2023, stando alle attuali previsioni di crescita economica”, sottolinea Francesco Gracceva, il ricercatore ENEA che coordina l’Analisi.

L’incremento dei consumi è stato particolarmente accentuato ad aprile per le temperature più rigide rispetto allo stesso mese 2020, mentre il clima più caldo di giugno ha comportato un maggior ricorso al raffrescamento, con conseguente aumento della domanda di energia. Tra i settori, i trasporti hanno contribuito alla crescita dei consumi per una quota di oltre il 50% nel trimestre.

Rispetto alle fonti energetiche utilizzate, i combustibili fossili registrano forti incrementi: dopo il crollo del II trimestre 2020, la domanda di petrolio ha segnato un +30%, quella di gas naturale un +21%, mentre per le fonti rinnovabili e il carbone si registrano rispettivamente un -1% e un -2%. Le importazioni di elettricità risultano quasi quadruplicate.

Il forte incremento delle emissioni è da attribuirsi soprattutto ai trasporti e in misura inferiore al settore civile, all’industria e alla generazione elettrica. “L’aumento delle emissioni e l’innalzamento degli obiettivi UE al 2030 hanno comportato un nuovo sostanziale allontanamento dalla traiettoria di decarbonizzazione prevista. Per quanto riguarda il 2022, sarà difficile andare oltre a una stabilizzazione delle emissioni sui livelli attesi per fine 2021”, spiega Gracceva.

Dal quadro complessivo emerge un ulteriore peggioramento dell’indice ISPRED, elaborato da ENEA per misurare l’andamento della transizione energetica nel nostro Paese sulla base di sicurezza del sistema, prezzi dell’energia e decarbonizzazione. Nel periodo aprile-giugno, l’ISPRED è diminuito del 28% sul trimestre precedente e del 39% rispetto al II trimestre 2020, collocandosi ai minimi della serie storica. “Il calo del nostro indice sintetico è legato per la gran parte all’aumento delle emissioni che hanno peggiorato le prospettive di decarbonizzazione. Ma assistiamo anche a persistenti difficoltà nel settore della raffinazione, che incidono sulla sicurezza energetica, e all’aumento dei prezzi dell’energia, soprattutto nel settore elettrico, che hanno raggiunto i massimi decennali per i consumatori domestici. Peraltro, la recente fortissima crescita dei prezzi all’ingrosso di gas ed elettricità si è traslata in misura ancora parziale sui prezzi dei consumatori finali”, sottolinea Gracceva.

L’Analisi trimestrale approfondisce anche le prospettive nazionali del settore delle tecnologie low carbon che registra un crescente deficit commerciale, passato da 700 milioni di euro del 2019 a 1,15 miliardi del 2020, mentre nei primi cinque mesi del 2021 è già pari a 900 milioni di euro. Le voci di import che pesano di più sono i generatori eolici, gli accumulatori agli ioni di litio, ma soprattutto la mobilità a basse emissioni , che da sola rappresenta il 60% del deficit dello scorso anno e quasi il 50% del deficit dei primi cinque mesi del 2021.

Di segno opposto è invece l’andamento del settore solare termico, con particolare riferimento alle esportazioni di componenti per accumulatori e sistemi eolici, nonché delle celle fotovoltaiche. Fra gli elementi positivi, si evidenziano anche i primi segni di vitalità delle esportazioni di veicoli elettrici e ibridi, nonostante la forte dipendenza dall’estero del comparto. Nel 2020 il valore delle esportazioni di veicoli elettrici è passato da 15 a 268 milioni di euro, mentre nei primi cinque mesi dell’anno sono stati raggiunti i 350 milioni di esportazioni, soprattutto verso Francia e Germania. Per i veicoli ibridi si è passati da poco più di 2 milioni di euro del 2019 a 27 milioni del 2020, a circa 20 milioni nei primi cinque mesi del 2021.

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