Omnicom PR Group presenta il proprio studio “Post-Invasion 2022/2023” che ha analizzato la reputazione di 8 settori chiave dell’economia italiana, con 64 brand ad essi associati, attraverso le lenti attente di oltre 2.000 consumatori. Lo studio approfondisce, per il Tech come per gli altri comparti, la differenza tra aspettative ed esperienze degli italiani.

Il periodo che va dall’inizio del2020ai primi mesi del 2022 ha visto letteralmente esplodere i fatturati delle aziende tecnologiche di ogni dimensione. A questi notevoli successi economici si è accompagnata anche una comunicazione che ha efficacemente supportato la percezione di un settore che ha svolto un ruolo fondamentale durante le fasi più acute della pandemia, letteralmente salvando il business di molte aziende e garantendo una parvenza di normalità nelle relazioni sociali delle persone.

Inoltre, grandi e piccoli attori di questo comparto si sono resi protagonisti di attività di CSR e charity particolarmente utili che sottolinea come le aziende protagoniste della survey si sianomosse nella giusta direzione.

Ne consegue che, scendendo nel dettaglio delle voci analizzate, il settore ben si comporti rispetto all’impegnoverso le comunità locali e le grandi questioni sociali, in cui alle aspettative dei consumatori corrisponde un certo attivismo delle aziende tecnologiche, in grado di collocarle al 2° posto di questa particolare classifica.

Ancora di maggior rilievo il risultato conseguito sul driver Offrire prodotti e servizi a maggior valore, il più importante nella percezione degli intervistati: il Tech è, infatti, l’industryin cui il gap tra le aspettative dei consumatori e le esperienze effettive offerte dai brand risulta minore, seppure rimanendo in territorio negativo. In generale, considerando tutti e 9 i driver, le aziende tecnologiche si classificano al 2° posto assoluto riguardo alla minore differenza tra aspettative ed esperienze.

Eros Bianchi, OPRG Vice President e Tech Industry Lead, così commenta: “Il giudizio dei consumatori sulle aziende di tecnologia è nel complesso sufficiente e tra i migliori delle varie industry, con un oggettivo miglioramento nell’ultimo biennio rispetto alle precedenti rilevazioni. Importante che, accanto ai giudizi positivi su perfomance finanziarie e politiche aziendali, gli intervistati riconoscano ai player del settore gli sforzi importanti compiuti per contribuire al supporto delle comunità in cui operano e una più spiccata etica e trasparenza relative a prodotti e servizi. Al contempo, però, “Post-Invasion” 2022/2023 ci ricorda checi si aspetta molto di più in termini di sostenibilità ambientale, sicurezza dei dati e comeil tema dell’innovazione non sia più tra le priorità segnalate, elemento dalle potenziali conseguenze esiziali per il futuro del settore”.

Dallo studio emerge, infatti, come il settore della tecnologia si trovi oggi a fronteggiareuna duplice sfida, legata da un lato ai limiti delle azioni intraprese in ambiti come l’impatto sull’ambiente e la cybersicurezza, dall’altro a fattori esogeni come il rincaro energetico e l’inflazione, che rischiano di aggravare i problemi finanziari che hanno caratterizzato gli ultimissimi mesi delle big tech.

Se, per quanto riguarda i temi green, è probabile che la recente crisi energetica abbia riacceso i riflettori su grandi insediamenti e attività visti come energivori e poco attenti a limitare l’impatto sull’ecosistema, nella percezione dei consumatori i player tech non stanno offrendo soluzioni efficaci per la sicurezza dei dati, né sono in grado di far comprendere quanto sia importante adottarle. Tanto che per il 51% degli intervistati le aziende non prendono ancora sufficientemente sul serio le minacce alla sicurezza informatica.

Ancora più meritevole d’attenzione, soprattutto se confrontata con le precedenti edizioni degli studi sulla reputazione, è la sostanziale scomparsa dalla top 3 delle priorità di tutti i settori analizzati della voce innovazione: un segnale d’allarme, considerato che quest’ultima rappresenta il terreno d’azione privilegiata delle aziende di tecnologia e l’ambito in cui per definizione il tech gioca un ruolo da protagonista. Per quanto possa apparire in controtendenza rispetto alle molte discussioni che ruotano attorno al PNRR, alla continuamente ribadita necessità di imprimere una svolta “digitale” alla Pubblica Amministrazione e, più prosaicamente, al clamore mediatico suscitato da fenomeni come ChatGPT e dall’Intelligenza Artificiale,lo scenario economico in peggioramento e i timori per il futuro hanno profondamente inciso su quelli che i consumatori ritengono dovrebbe essere gli ambiti di focalizzazione dei brand.

“In una fase di profonda incertezza il “back to basics” sembra lasciar poco spazio alla progettualità orientata al futuro, penalizzando un tema di prospettiva come l’innovazione. Ma se i brand tech vogliano capitalizzare l’attenzione e la centralità guadagnate e dar seguito alle impegnative promesse del periodo pandemicodevono agire coniugando azione e comunicazione. Ciò significa continuare a operare nella giusta direzione, come riconosciuto dai consumatori, focalizzandosi proprio su un’innovazione concreta e percepita, per poi comunicare in maniera chiara e maggiormente inclusiva quanto di positivo è stato fatto per cambiare la società e la quotidianità di tutti. In questo senso è fondamentale ingaggiare più efficacemente popolazioni come i giovani millennials e la generazione Z, ora poco interessate alle problematiche del settore, ma che rappresentano il suo futuro, sia come consumatori sia come potenziali professionisti di questa industry”, conclude Bianchi.

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