Epson presenta un Indexing Report che analizza il cambio di priorità e l’evolversi delle aspettative in materia di sostenibilità e considerazioni sociali nel periodo pre Covid e Covid. Il documento inoltre prende in esame i cambiamenti demografici e regionali e cerca di identificare non solo le azioni delle aziende, ma anche le opportunità e le sfide derivanti dalle aspettative dei loro clienti e dipendenti. Nello specifico, include i risultati della ricerca condotta nei mesi estivi della pandemia su oltre 4.000 intervistati in Europa e Medio Oriente, riguardo alle loro azioni e ai loro atteggiamenti nei confronti della sostenibilità. A questo ha fatto seguito una serie di dibattiti organizzati nell’ultimo trimestre del 2020 per analizzare i risultati di tali ricerche.
“Per Epson – ha dichiarato Darren Phelps, vicepresidente di Epson Europa – la sostenibilità è da tempo un pilastro fondamentale nella progettazione e nella realizzazione dei prodotti, ma anche nei comportamenti e nelle attività aziendali che vengono svolte. Non crediamo di essere gli unici a ricercare un approccio più sostenibile al business, ma la pandemia ha cambiato molte priorità. L’obiettivo è imparare e aggiornarci, insieme ai nostri partner e clienti, per individuare dove la tecnologia può allinearsi e sostenere i programmi per un futuro più sostenibile, anche dal punto di vista economico. In questo report condividiamo le informazioni raccolte sulle azioni in corso e quelle pianificate in linea con le aspettative degli stakeholder che possono avere un impatto sul successo aziendale”.
Durante l’emergenza Covid, meno di un quarto delle aziende europee e mediorientali ha incluso i problemi di sostenibilità e sociali fra le tre priorità principali: si tratta di una decisione controcorrente rispetto al parere del 71% delle persone intervistate, che considera le questioni ambientali e sociali di grande importanza. L’83% afferma che le credenziali ambientali e sociali dei prodotti e servizi da essi acquistati sono importanti.
I dipendenti che lavorano sia in ufficio sia da casa hanno affermato che le caratteristiche ambientali devono svolgere un ruolo chiave nei prodotti forniti per il loro utilizzo. Inoltre, secondo l’81% dei dipendenti è importante che il datore di lavoro sostenga le questioni sociali e ambientali.
Quando si valutano azioni che possono avere riflessi positivi per l’ambiente in futuro, i responsabili IT guidano le scelte. Ciò senza dubbio sosterrà le aziende che vogliono dare maggiore priorità a questi problemi nel periodo post Covid e che cercano di allinearsi meglio alle aspettative degli stakeholder, siano essi clienti o dipendenti.
Rispetto alle nazioni meno sostenibili, i dipendenti nei Paesi maggiormente impegnati sul fronte della sostenibilità tendono ad attribuire un elevato valore al proprio impatto ambientale e sociale: in questa classifica Italia e Germania sono in testa con il 33%, seguite da Francia e Paesi Bassi con il 31% e Spagna con il 30%.
La pandemia ha costretto le aziende a ridefinire le priorità e, purtroppo, la sostenibilità e i problemi sociali sono stati apparentemente messi da parte, tanto che per il 76% delle aziende non rientrano nelle loro tre priorità principali. La nota positiva è che si prevede un aumento dell’attenzione a questi temi una volta terminata la crisi: per il 65% delle aziende questi problemi diventeranno infatti più importanti nel periodo post-Covid.
Quando si tratta di tecnologie per l’ufficio, sostenibilità ed efficienza economica possono andare di pari passo. Tuttavia, queste soluzioni sono spesso trascurate a favore di macro tendenze quali turbine eoliche e pannelli solari, che spingono molti a pensare che la sostenibilità sia inaccessibile e costosa.
I responsabili delle decisioni IT sono i probabili fautori della sostenibilità e guidano la pianificazione futura: secondo il 79% di essi l’importanza delle questioni ambientali e sociali crescerà nel post-Covid. Il motivo può essere una maggiore conoscenza e comprensione in merito alle semplici soluzioni tecnologiche a loro disposizione, oltre alla migliore condizione in cui si trovano per implementarle e monitorarne l’impatto.
“Sappiamo già – afferma Flavio Attramini, Head of Business Sales di Epson Italia – che la tecnologia inkjet offre enormi vantaggi ambientali rispetto alle stampanti laser e da molti anni caldeggiamo questo passaggio. Se tutte le stampanti laser europee fossero sostituite con unità Epson dotate della tecnologia inkjet a freddo, potremmo risparmiare una quantità di energia sufficiente per ridurre le emissioni di CO2 di 410 milioni di Kg e tagliare i costi energetici di 152 milioni di euro ogni anno”.
Esistono anche benefici meno tangibili per le aziende che continuano a impegnarsi per le questioni ambientali e sociali: l’82% dei responsabili decisionali e il 78% dei responsabili non decisionali, infatti, ritiene che queste iniziative possano avere un impatto significativo sulle prestazioni aziendali. Il 78% crede lo abbia nella percezione del marchio, il 40% nella fedeltà dei dipendenti e il 38% nella produttività della forza lavoro; inoltre, l’86% dei dipendenti che si concentra sulle questioni ambientali e sociali prevede un aumento dei profitti aziendali nel prossimo anno/quinquennio.
In qualità di consumatori o clienti, l’83% degli intervistati afferma che le credenziali ambientali e sociali dei prodotti e servizi acquistati personalmente sono importanti. Dal punto di vista dei dipendenti, questi aspetti sono importanti per l’81% di essi, e vogliono vederli sostenuti dal proprio datore di lavoro.
I dipendenti vogliono che le attrezzature siano più considerate, indipendentemente dalla loro età e si aspettano un impegno a favore della sostenibilità: per il 70% è essenziale che i prodotti siano costruiti per durare, efficienti dal punto di vista energetico e/o in grado di ridurre gli sprechi.
E se la differenza generazionale è evidente, con oltre il 76% dei soggetti di età inferiore ai 22 anni e il 71% dei soggetti di età compresa tra i 23 e i 37 anni che prevedono un’importanza sempre maggiore dei problemi sociali e ambientali nel periodo post-Covid, rispetto al 55% dei soggetti dai 63 anni in su, sono i più anziani a guidare la domanda di efficienza energetica, longevità e riduzione dei rifiuti in relazione ai prodotti.