Ecolamp compie vent’anni
Vent’anni di attività, oltre 400 produttori consorziati, più di 2mila centri di raccolta serviti, 50mila tonnellate di RAEE riciclati e socio fondatore di EucoLight, l’associazione europea che da voce a Bruxelles ai Sistemi Collettivi RAEE specializzati nei rifiuti di illuminazione. Quello che festeggia oggi il Consorzio nazionale Ecolamp è un compleanno speciale, tra bilanci sul lavoro svolto sin qui e sfide presenti e future che il nostro Paese è chiamato ad abbracciare per rendere l’economia circolare una realtà concreta anche attraverso una gestione virtuosa dei rifiuti elettrici ed elettronici.
“Festeggiamo questi primi vent’anni con lo sguardo già rivolto ai prossimi venti” commenta il Direttore Generale del Consorzio nazionale Ecolamp Fabrizio D’Amico. “Quello di Ecolamp è stato, sin dall’inizio, un approccio proattivo che ha voluto mettere in campo iniziative e strumenti che andassero oltre i meri obblighi imposti dalla normativa. Così Ecolamp, ad esempio, ha sviluppato negli anni una serie di servizi dedicati alle esigenze di smaltimento del pubblico professionale, favorendo un consistente incremento della raccolta rispetto ai soli conferimenti domestici. Il Consorzio ha anche promosso numerose campagne di comunicazione e informazione che aumentassero la consapevolezza di cittadini e professionisti circa l’esistenza di un sistema di riciclo dei RAEE e le modalità per smaltire correttamente questa speciale categoria di rifiuti”
Un percorso intenso e sfidante quello che Ecolamp ha iniziato nel 2004 e che oggi continua a seguire con lo stesso impegno e dinamismo di allora. Alla raccolta di lampadine esauste si è aggiunta negli anni la gestione del raggruppamento dei piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo e apparecchi di illuminazione, fino al più recente allargamento ai pannelli fotovoltaici. ll Consorzio infatti garantisce un servizio capillare di gestione dei RAEE, in particolare dei raggruppamenti R4 ed R5, in tutta Italia, servendo circa 2.000 centri di raccolta comunali e fornendo servizi di raccolta e trattamento per l’utenza professionale, arrivando a gestire, ad oggi, oltre 50mila tonnellate di rifiuti elettrici ed elettronici. Numeri che assumono ancor più significato se si pensa che dal trattamento di questi RAEE, in impianti specializzati e certificati, il Consorzio garantisce un recupero, tra materie prime seconde ed energia, che si aggira attorno al 95%.
Gli sforzi profusi negli anni da Ecolamp oggi mostrano risultati che, ad esempio, posizionano il Consorzio sostanzialmente in linea con i target europei di raccolta, per quanto riguarda il raggruppamento R5 delle sorgenti luminose. Lo stesso, purtroppo, non si può dire a livello di raccolta nazionale complessiva, essendo al momento l’Italia sottoposta a procedura di infrazione UE per non aver centrato l’obiettivo del tasso di raccolta differenziata dei RAEE fissato dalla normativa.
“Le ragioni per cui ciò è accaduto sono svariate. – continua D’Amico – Se pensiamo che il nostro Paese è dotato di un sistema, guidato dal Centro di Coordinamento Raee, che costituisce un esempio virtuoso a livello Ue e che ci viene invidiato da più parti d’Europa, possiamo dire che molto è stato fatto. Al contempo però, sappiamo tutti che c’è ancora molto da fare e che servono ulteriori interventi, di carattere organizzativo e magari anche di carattere legislativo, per migliorare le performance in modo strutturale. Quali che siano le proposte, tutte da discutere, il sistema deve sicuramente accettare il cambiamento.”
Cambiamento, innovazione e proattività. Queste le direttrici su cui proseguire per centrare i target UE da un lato, e dall’altro per continuare a promuovere cultura, consapevolezza e con esse un modello di economia circolare virtuoso e funzionale.
“Penso anche che serva una maggiore cultura informativa, sia sul versante professionale, sia su quello dei consumatori – conclude D’Amico. – Le lampadine spesso e volentieri non vengono dismesse in modo corretto. Lo stesso succede anche con altri rifiuti, che finiscono abbandonati o nei cassoni dell’immondizia indifferenziata. Perché? Perché mancano la conoscenza dei consumatori, il controllo delle istituzioni, la disponibilità ad investire per allargare la rete dei centri di raccolta o per rendere quest’ultima più capillare. Tuttavia, senza cedere ad autocelebrazioni, non nascondo che sono e siamo molto orgogliosi e soddisfatti di quanto fatto sin qui, consapevoli che la strada è ancora lunga e che la percorremo con l’impegno e l’entusiasmo di sempre.”