Dal regista di culto Park Chan-wook Decision To Leave è un autoriale noir tra morbosità ed eventi irreversibili. Da Plaion Pictures

Decision To Leave racconta di un’indagine su un caso di apparente omicidio: il detective Hae-Jun (Park Hae-il) è tenuto a interrogare la moglie della vittima (Tang Wei), poiché ritenuta la principale sospettata. Il rapporto tra i due diventerà sempre più stretto e il fascino misterioso della donna rischierà di far perdere lucidità all’uomo incaricato di fare luce sul caso.

A sei anni di distanza da Mademoiselle (2016), il regista di culto coreano Park Chan-wook torna dietro la macchina da presa per firmare un film dalla struttura tipicamente noir, che intreccia mistero e passione divertendosi a torturare (psicologicamente parlando) i suoi personaggi in una spirale morbosa e irreversibile che condurrà a esiti insperati. Se la componente narrativa non brilla certo per originalità ma abita consciamente i limiti di uno scheletro tutto sommato solido e intrigante, qualche limite di troppo sta nelle scelte stilistiche del regista: interessato a rendere dinamica e attrattiva la forma estetica del film, l’autore sembra infatti anteporre la sua creatività al racconto, senza mettersi invece al servizio della storia.

Non si contano le intuizioni cinematografiche portate in scena ma, mentre nel periodo d’oro dell’esplosione creativa di Park erano spia di un talento conscio e originale, qui sanno eccessivamente di maniera, nonostante l’eleganza generale della regia sia fuori di dubbio. L’ossessione che il film mostra nei confronti degli occhi, degli schermi e delle chat sono il simbolo di una realtà impossibile da (s)piegare al nostro sguardo, impossibile da decifrare: un tema sicuramente importante da indagare, ma che avrebbe potuto avere una lettura anche più audace. Il detective protagonista, uomo alla disperata ricerca di una verità impossibile da raggiungere, costantemente in un limbo esistenziale sospeso tra realtà e percezione distorta del mondo che lo circonda, colpisce però pienamente nel segno, così come una sequenza conclusiva di altissimo livello e che risulta il vero fiore all’occhiello dell’intera operazione. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2022, dove Park Chan-wook ha vinto il premio per la miglior regia.

Trama e recensione artistica a cura di LongTake

Video, Audio & Extra

Girato interamente digitale con Arri Alexa Mini LF a risoluzione nativa 3.5K, si è poi giunti a un master 4K, usato per la creazione di cui questo Blu-ray UHD. Formato immagine originale 2.39:1 (3840 x 2160/24p), codifica HEVC su BD-100 triplo strato. La qualità d’insieme è ottima, con un livello di dettaglio superiore al netto dell’SDR e dell’assenza di una più proverbiale inferiore compressione dinamica. Ciò avrebbe reso maggiore giustizia alla fedeltà dell’illuminazione di scena, favorendo anche la ricchezza cromatica. Uno spettacolo visivo che resta comunque di notevole resa e tecnicamente da preferirsi alla controparte Full HD.

Doppia traccia DTS-HD Master Audio 5.1 italiano e coreano (24 bit) di ottima resa, dialoghi ben focalizzati sul centrale, effetti e musiche accompagnano questo notevole noir, con la presenza scenica saltuaria del subwoofer, limitato per la natura stessa dell’opera. Maggiore emozioni attraverso il parlato originale, che consente di contestualizzare e caratterizzare maggiormente i personaggi.

Come extra segnaliamo il racconto della nascita del film e il suo significato dalla voce del regista, making of (3′), intervista a Park Hael-il e immagini da Cannes Film Festival (2′). Sottotitoli in italiano ovunque.

Video: 9 / Audio italiano: 9 / Audio originale: 9,5 / Extra: 8

Blu-ray venduto da Amazon

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