Sopravvissuti al Covid, oramai assuefatti ai bollettini di guerra, soprattutto quotidianamente alle prese con il carovita, gli italiani si affacciano sul nuovo anno con una inattesa forte tempra emotiva. Uno stato d’animo fatto certamente di timore e inquietudine, ma soprattutto di fiducia e aspettativa per il nuovo anno. A conti fatti, nonostante un 2022 vissuto pericolosamente, gli italiani manifestano una imperturbabile accettazione della realtà e una sorprendente serenità interiore. È l’istantanea degli italiani scattata dalle due survey dell’Ufficio Studi Coop condotte a dicembre 2022; la prima “L’anno che verrà” su un campione rappresentativo della popolazione italiana in collaborazione con Nomisma e la seconda “Planning 2023 and Beyond” sulla community di esperti del sito italiani.coop.
Così, in questa inattesa propensione zen, il 26% del primo campione malgrado tutto continua ad associare all’anno appena iniziato la parola “speranza” e rispetto ad appena quattro mesi fa non può non stupire come la “fiducia” sia salita di 12 punti percentuali e di converso scendano sentimenti più cupi come l’”irritazione” o la “rabbia”.
D’altro canto, è innegabile che gli ultimi anni abbiano lasciato ferite profonde nel corpo sociale del Paese. Il 18% delle famiglie dichiara nel 2022 di aver fatto fronte a un permanente disagio alimentare e 1 italiano su 4 teme la vera povertà per il 2023. E sono soprattutto gli imprevisti a mettere a repentaglio questa fragile armonia; il 66% del campione non saprebbe come far fronte a una spesa improvvisa e non rimandabile di 850 euro. Non stupisce allora che il 70% degli intervistati se disponesse all’improvviso di 10mila euro, non esiterebbe a dirottarli subito nel salvadanaio A giocare un ruolo decisivo, vero argine alle difficoltà del presente, sono ancora una volta gli affetti e la vita familiare, La strategia più comune risulta alla fine quella di adottare un lento lifestyle che permette di concentrarsi sulle cose più vicine, come la cura di se stessi, il ritorno tra i fornelli, la fuga dal fast food.
Proiettando questa disposizione d’animo sul fronte dei consumi, inevitabile la rinuncia al superfluo per garantirsi l’essenziale. Se circa un italiano su due spera di mantenere stabili le proprie spese familiari nel 2023, comunque il 45% conta di spendere di più per le bollette e il 32% per cibo e bevande; il tutto a scapito di ristoranti e altri locali e spettacoli e cultura. Per i durevoli si pensa a cambiare gli elettrodomestici più vecchi ma si rinvia l’acquisto della nuova auto, con la casa al top delle priorità; un consistente 67% pensa nel 2023 a una ristrutturazione dell’abitazione.
Per far fronte all’aumento dei prezzi l’80% degli italiani cambierà anche le proprie abitudini alimentari orientandosi verso diete più salutari e meatless, ma più sobrie e certamente “zero waste” e “no frills”. Secondo il 40% dei manager Food & Beverage intervistati il 2023 sarà un anno all’insegna della sobrietà ed essenzialità alimentare. Sugli scaffali le novità del 2023 saranno la pasta e le farine prodotte con grani antichi o con prodotti low carb e maggiore contenuto di proteine. E se dovesse rinunciare a quella vera, già oggi un italiano su cinque ai prodotti di origine vegetale preferirebbe la carne coltivata in vitro.
Sul fronte macroeconomico, grazie soprattutto alla parziale riduzione dei prezzi del gas, il 2023 sarà un anno di stagnazione ma non di decrescita con una inflazione ancora sostenuta ma inferiore a quella del 2022. Gli andamenti più recenti motivano anche un andamento positivo dei consumi che le ultime previsioni collocano all’1,4% rispetto al 2021.
A preoccupare maggiormente sono invece soprattutto i consumi e i risultati economici della filiera alimentare. Se infatti dopo un anno di aumenti record, le previsioni dei manager stimano un primo rallentamento dei prezzi entro l’estate, l’inflazione dei beni alimentari lavorati resterà elevata, si ridurranno i volumi acquistati dalle famiglie nella Gdo e si conferma il peggioramento della redditività delle imprese industriali e, soprattutto, distributive con conseguente calo degli investimenti e ricadute anche sul fronte occupazionale. Innovazione e ristrutturazione sono la ricetta necessaria per uscire da questa difficile crisi sia nell’organizzazione dei processi aziendali, sia nel prodotto e nel servizio (32%) fino ai canali e alla rete di vendita. E in questo la Marca del Distributore sembra davvero una panacea in grado di risolvere i problemi, mentre rimangono intoccabili la sostenibilità ambientale e sociale delle azioni e dei prodotti.
A dispetto delle nuove preoccupazioni per i contagi in Cina, quello del 2022 è stato il primo Natale senza restrizioni e con una pandemia che fa meno paura. Gli acquisti di Natale sono stati invece fortemente condizionati dall’incremento dei prezzi che hanno fatto crescere nella spesa degli italiani prodotti come panettoni, pandori e altro, prodotti da forno, salumi, formaggi e gli ingredienti di base. Per questa ragione la spesa degli italiani nelle ultime due settimane dell’anno è stata di oltre il 13% maggiore di quella del 2021 ma con una riduzione delle quantità di circa un punto percentuale per gli acquisti delle festività e di quasi 2 punti per l’intero mese di dicembre. La spesa per i consumi domestici si è concentrata nella settimana precedente al Natale mentre gli acquisti in vista dell’ultimo dell’anno hanno avuto un andamento negativo, segno di un ritorno alla convivialità outdoor, ai viaggi e ai cenoni al ristorante.