Covid-19: la cultura si sposta sul digitale
Crescono i consumi televisivi, la lettura di libri, l’ascolto di musica; incremento significativo dei consumi e dei servizi culturali digitali: il 34% degli intervistati ha utilizzato in misura maggiore le piattaforme in streaming a pagamento e un lettore su sei ha abbandonato la versione cartacea di quotidiani, riviste e fumetti in favore di quella digitale; scarso successo per gli spettacoli dal vivo in digitale e flop per le visite virtuali a musei e siti archeologici; cresce la voglia di attività culturali legate al divertimento e al relax.
Per il Presidente di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, Carlo Fontana, “il digitale è stato il compagno di una fase difficilissima per tutti noi e ha dimostrato di poter essere, utilizzato con sapienza, un ottimo canale di diffusione della cultura. Ma alcune esperienze, come lo spettacolo dal vivo, difficilmente possono essere mediate da uno schermo. Per questo, ferma restando la possibilità di continuare ad utilizzare l’offerta digitale, crediamo che in breve tempo il pubblico tornerà a fruire di cultura dal vivo perché questo desiderio, anche durante il lockdown, non si è mai spento”.
Questi i principali risultati che emergono dall’indagine di Impresa Cultura Italia-Confcommercio, in collaborazione con Swg, sugli effetti del Covid-19 e del lockdown per i consumi culturali degli italiani.
L’effetto del lockdown imposto dalla pandemia di Covid-19 sull’offerta culturale è stato fortissimo.
La chiusura di cinema e teatri, il divieto di assembramento, la permanenza forzata nelle abitazioni ha fortemente inciso sulle pratiche di consumo culturale, azzerando completamente le esperienze dal vivo ed alimentando la fruizione domestica e via web.
Il nuovo menù dei consumi culturali sembra così muoversi a differenti velocità, con una forte crescita dei consumi e dei servizi digitali e una profonda crisi dell’offerta dal vivo.
I vincoli imposti dall’emergenza del Covid-19 hanno portato ad una forte crescita dei consumi televisivi, della lettura di libri e dell’ascolto di musica, mentre è diminuita la lettura di fumetti e riviste.
Tra i consumi televisivi, oltre ai canali tv tradizionali, si segnala un significativo aumento dell’utilizzo di piattaforme web in abbonamento e, più in generale, dei canali a pagamento.
Lo switch verso il digitale è stato particolarmente forte per i quotidiani, riviste e fumetti. Durante il lockdown un lettore su sei ha dichiarato di avere abbandonato la versione cartacea in favore di quella digitale. Regge, invece, la lettura tradizionale dei libri sebbene, anche in questo caso, l’8% dei lettori sia passato in questi mesi all’e-book.
Al contrario, gli spettacoli dal vivo in digitale non sembrano avere avuto un successo significativo e sono stati seguiti principalmente da quei fruitori che già prima del Coronavirus tendevano ad assistere a queste attività soprattutto in forma gratuita.
In pochi hanno approfittato della possibilità di visite virtuali a musei e siti archeologici, mentre la maggior parte non ha usufruito di questa opportunità sia perché non ne era a conoscenza che per libera scelta.
Lo stress psicologico associato ai mesi di lockdown e l’elevato consumo di prodotti e servizi culturali in ambito informativo e formativo hanno modificato in profondità lo schema dei bisogni individuali in campo culturale. Cresce molto l’aspettativa legata al divertimento al relax, di fare qualcosa di diverso e di uscire dalla routine.
In particolare, le limitazioni imposte alle attività dal vivo hanno alimentato il bisogno di riprendere le proprie abitudini, ma non per tutti gli appassionati. Anche tra questi prevale una generale cautela sia per l’evoluzione della situazione sanitaria che per la riorganizzazione dei servizi. In questo senso l’adozione di misure di prevenzione hanno un impatto positivo sulla predisposizione a partecipare ad eventi dal vivo.
Circa un italiano su tre sarebbe disponibile a pagare di più per assistere a eventi culturali dal vivo, una quota che tra gli appassionati arriva a superare anche il 50%.