Congiuntura Confcommercio: rallentano crescita e consumi
Il secondo trimestre del 2023 evidenzia spiccati segnali di rallentamento dell’attività. Le criticità che investono alcune grandi economie europee e le difficoltà nel riportare l’inflazione su valori più prossimi agli obiettivi di politica monetaria stanno inducendo una minore dinamicità della nostra economia.
Gli indicatori che lo testimoniano vanno dal progressivo rallentamento dell’attività industriale (quattro mesi consecutivi in riduzione congiunturale) all’emergere di un’evoluzione meno favorevole della domanda per consumi fino al rallentamento nel recupero delle presenze turistiche, sia di italiani sia di stranieri.
Gli indicatori sul sentiment di famiglie e imprese mostrano qualche cedimento nel mese di maggio, a conferma che il rallentamento potrebbe protrarsi anche nei prossimi mesi.
In questo contesto solo il mercato del lavoro continua a mostrare elementi di vivacità con un incremento degli occupati ad aprile su marzo pari a 48mila unità. Il permanere di tali favorevoli dinamiche indicherebbe che gli operatori economici reputano l’attuale fase di quasi stagnazione come temporanea. A nostro avviso, sciogliere o meno questi nodi tra rallentamento e incertezza sul futuro dipenderà dalla velocità di rientro delle tensioni inflazionistiche.
A maggio, i consumi, misurati nella metrica dell’Indicatore Consumi Confcommercio, hanno registrato una riduzione dello 0,2% nel confronto annuo. Il dato è sintesi di un marcato e diffuso rallentamento della domanda di beni e di una crescita dei consumi per la componente relativa ai servizi, sebbene, anche per questo aggregato, emergano i primi segnali di una minore dinamicità. Relativamente ai beni solo la domanda per le autovetture evidenzia importanti segnali di recupero. Le favorevoli dinamiche registrate dalla fine dello scorso anno hanno solo attenuato le difficoltà di un settore che, nel confronto pre-pandemico, evidenzia ancora un sensibile gap in termini di volumi. Tra gli altri beni anche a maggio si conferma in decisa riduzione la dinamica dei consumi alimentari, dell’energia elettrica e del vestiario.
Secondo le nostre stime il PIL a giugno sarebbe marginalmente diminuito rispetto a maggio, con una crescita dell’1,3% su base annua. Nel complesso del secondo trimestre la crescita si attesterebbe allo 0,2% in termini congiunturali, dato determinato dalla positiva eredità lasciata dal primo quarto dell’anno, e all’1,1% nel confronto con lo stesso periodo del 2022.
Anche a giugno l’inflazione è attesa proseguire nel percorso di graduale rientro delle dinamiche. Per il mese in corso la nostra stima è di un aumento dello 0,4% congiunturale e di una variazione del 6,8% nel confronto annuo. L’attenuarsi di tensioni nelle fasi a monte e il, sia pur modesto, rallentamento nei tassi di crescita dell’inflazione di fondo, consolidano le attese di una parte finale del 2023 più favorevole, circostanza che potrebbe contribuire al rendere il percorso di recupero della domanda delle famiglie più agevole.
Anche a giugno, in linea con quanto registrato nel bimestre precedente, la nostra economia dovrebbe aver mostrato una tendenza al rallentamento. Su questo andamento hanno pesato sia le difficoltà dell’industria sia la minor dinamicità dei servizi. Secondo le nostre stime, nel mese in corso il PIL è atteso registrare, nel confronto con maggio, una diminuzione dello 0,1%. Su base annua questo andamento si tradurrebbe in una crescita dell’1,3%. Nel complesso del secondo trimestre si stima una crescita dello 0,2% in termini congiunturali, conseguenza della positiva eredità lasciata dal primo trimestre, e dell’1,1% nel confronto con lo stesso periodo del 2022.
A maggio 2023 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio ha evidenziato una riduzione dello 0,2% sullo stesso mese del 2022, confermando il trend negativo già emerso ad aprile (la stima è stata rivista al ribasso in conseguenza di una dinamica più sfavorevole del previsto dell’indice delle vendite al dettaglio).
La valutazione dell’ultimo mese è sintesi di un aumento della domanda per i servizi e di una flessione di quella relativa ai beni. Il percorso di recupero della domanda comincia a mostrare segnali di difficoltà, con sensibili rallentamenti anche nelle dinamiche di quelle voci legate al tempo libero che avevano guidato la ripresa nell’ultimo biennio.
Tutto ciò consolida i timori di un ritorno dei consumi in volume ai livelli del 2019, calcolati nella metrica dell’ICC, solo nel 2024. Traguardo che, per alcune voci di spesa, appare, comunque, complicato da raggiungere.
Anche a maggio 2023 le componenti più dinamiche della domanda sono state quelle relative ai servizi, che nel complesso evidenziano un incremento del 2,6% nel confronto con lo stesso mese del 2022.
Relativamente ai consumi di beni si rileva una riduzione dell’1,2% nel confronto annuo. Il settore dell’automotive consolida la tendenza al recupero con una variazione tendenziale dell’11,5%. Continua la fase di netta riduzione della domanda per l’energia elettrica, gli alimentari, e l’abbigliamento e le calzature.
Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di giugno un incremento dello 0,4% in termini congiunturali e una crescita del 6,8% su base annua. La minor dinamicità dell’inflazione di fondo consolida le attese di una parte finale del 2023 più favorevole, anche se permangono incertezze sull’orizzonte temporale entro il quale la variazione dei prezzi al consumo risulterà coerente con gli obiettivi delle autorità di politica monetaria.