Dopo le profonde oscillazioni al rialzo osservate in primavera e in estate, la ripresa italiana si avvia a una fase di normalizzazione, anche se sono prevedibili ulteriori rimbalzi statistici per la fine dell’anno in corso.

Nel mese di settembre il recupero dei consumi si è concentrato principalmente sui servizi, mentre per i beni, conseguenza anche di una situazione complicata nel comparto auto, la domanda ha mostrato segnali di decelerazione. L’ICC indica, nel confronto annuo, una variazione dello 0,8%, il dato più basso da marzo, confermando qualche difficoltà da parte delle famiglie nel restituire pieno smalto al profilo della spesa.

La minore tonicità dei consumi associata al persistere di disfunzioni sul versante produttivo, comincia a determinare dinamiche del PIL più contenute. Nel mese di ottobre, stando alle nostre stime, questo indicatore dovrebbe registrare una crescita dello 0,1% su settembre e del 4,1% nel confronto annuo.

Dunque, la parte finale del 2021, seppure caratterizzata da una crescita diffusa sembra mostrare la compresenza di una molteplicità di fattori frenanti, anche in relazione allo scenario internazionale, sia per le strozzature presenti nei sistemi di approvvigionamento sia per la ripresa del processo inflazionistico, oggi non più semplicisticamente derubricato a meramente transitorio. Inoltre, i ritardi delle campagne di vaccinazione in molte aree svantaggiate del mondo rappresentano un rischio concreto di non riuscire a debellare la pandemia in modo definitivo e in tempi ragionevoli.

L’accelerazione nella crescita dei prezzi non risparmia l’Italia, passata in pochi mesi dalla deflazione a un’inflazione prossima o superiore al 3%. Stimiamo, infatti, per il mese di ottobre un incremento dei prezzi al consumo dello 0,8% su base mensile e del 3,3% su base annua. Al di là dell’importante contributo fornito dalla componente energetica, regolamentata e non, si cominciano a notare alcuni movimenti anche nei prezzi di beni e servizi. 

Ad agosto 2021 la produzione industriale ha subìto una contenuta battuta d’arresto, rimanendo comunque sui livelli di fine 2019. Il confronto su base annua evidenzia una variazione nulla. Sempre ad agosto l’occupazione ha mostrato, per il secondo mese consecutivo, una contenuta riduzione, testimoniando che non è semplice tornare sui livelli pre-pandemici. La distanza rispetto ai livelli di febbraio 2020 è di 391mila unità, frutto anche delle difficoltà di riportare parte degli inattivi sul mercato del lavoro.

A settembre, in linea con l’emergere di alcune incertezze, il sentiment delle imprese del commercio al dettaglio ha evidenziato un ridimensionamento confermandosi peraltro su livelli storicamente elevati.

Il PIL, dopo la battuta d’arresto in termini congiunturali di agosto e settembre, dovrebbe essere tornato nel mese di ottobre in territorio debolmente positivo. Nel confronto annuo la variazione si attesterebbe al +4,1%, a supporto dell’ipotesi di un quarto trimestre meno vivace dei precedenti, in linea con una domanda delle famiglie più prudente e di dinamiche più contenute dell’attività manifatturiera.

A settembre 2021 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC), in linea con un sostanziale ritorno alla “normalità”, segnala un incremento, su base annua, dello 0,8%. Il dato è frutto, come atteso, di dinamiche articolate tra le diverse componenti. Nell’ultimo mese si sono amplificati i segnali di rallentamento della domanda per i beni a fronte di un recupero ancora significativo per la componente relativa ai servizi. Nonostante i miglioramenti registrati negli ultimi mesi, la distanza con i livelli del 2019 rimane ampia. Nel complesso dei primi tre trimestri del 2021 i consumi, nella metrica dell’ICC sono ancora sotto del 9,7% rispetto allo stesso periodo di due anni fa, sintesi di situazioni non omogenee: a fronte di un divario del 2,1% per i beni, per i servizi la distanza è del 26,4%.

Analizzando le dinamiche dei diversi beni e servizi che compongono l’ICC, emergono, anche nel mese di settembre, andamenti molto articolati nel confronto con lo stesso mese del 2020 determinati, in parte, anche dalle diverse condizioni in cui si sono trovati a operare alcuni settori.

I recuperi più significativi si registrano per quei comparti come il turismo ed i servizi ricreativi, in cui negli ultimi mesi le restrizioni allo svolgimento dell’attività si sono notevolmente ridotte. Nonostante quest’evoluzione, i differenziali con i livelli del 2019 rimangono molto ampi.

Particolarmente difficile appare la situazione per il settore automobilistico, nel quale le incertezze derivanti dai cambiamenti che comporta la transizione verso una mobilità più green si associano a difficoltà nelle forniture di alcuni componenti e alla mancanza di un sistema affidabile e chiaro di incentivazioni e agevolazioni.

Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di ottobre 2021 una variazione dello 0,8% in termini congiunturali e del 3,3% su base annua. La decisa accelerazione dell’inflazione, tornata su valori che non si registravano dal 2008, riflette in larga parte i decisi aumenti della componente energetica, soprattutto della parte regolamentata. Il permanere di tensioni sulle materie prime, non solo energetiche, e di strozzature nelle catene di produzione e distribuzione a livello globale stanno, peraltro, cominciando a generare alcuni effetti anche sui prezzi di altri beni e servizi. Tale situazione conferma le preoccupazioni su durata e intensità del fenomeno e le possibili ripercussioni, nel 2022, sulla politica monetaria e sui comportamenti delle imprese e delle famiglie.

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