A dicembre 2021 la produzione industriale ha mostrato, dopo il deciso recupero di novembre, un calo dell’1%. Il confronto su base annua evidenzia una variazione del 4,6%. Nello stesso mese l’occupazione ha registrato una stabilizzazione, segnalando un possibile esaurimento della spinta al recupero.
L’emergere di una nuova ondata pandemica e l’accelerazione dell’inflazione hanno determinato, a gennaio 2022, un peggioramento del sentiment degli imprenditori del commercio al dettaglio.
Gli effetti del rapido deterioramento registrato dalla fine di dicembre non si sono ancora esauriti, determinando a febbraio 2022, secondo le nostre stime, una riduzione del PIL dell’1% su gennaio. Nel confronto annuo la variazione si attesterebbe al 4,2%. I dati del primo bimestre rendono sempre più concreta la possibilità di un’ampia revisione al ribasso della crescita per il 2022, rispetto agli obiettivi che nei documenti ufficiali sono fissati al 4,7%. Nell’ipotesi di un primo trimestre negativo è necessario, infatti, che i restanti nove mesi dell’anno siano caratterizzati da una ripresa vigorosa, risultato che si potrà raggiungere solo sfruttando pienamente e al meglio le risorse del PNRR.
A gennaio 2022 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio segnala un incremento, su base annua, dell’8,5%, in rallentamento su dicembre. Il confronto è chiaramente influenzato dalle diverse condizioni in cui hanno operato le imprese nel 2021 e nel 2022 e ciò ha influito essenzialmente sulla domanda relativa ai servizi che mostra una variazione del 33,6%. Decisamente più contenuto risulta l’incremento relativo alla domanda per i beni nel loro complesso.
Va sottolineato come in termini destagionalizzati il peggioramento della situazione sanitaria abbia portato, nel primo mese dell’anno, ad un brusco ridimensionamento della domanda, con un calo su dicembre del 4,5% valore che scende al -13,1% per i servizi.
Nel confronto con gennaio 2020, ultimo mese non condizionato dal Covid-19, la domanda calcolata nella metrica dell’ICC risulta ancora inferiore dell’11,7%. Per i servizi il calo supera il 22%.
Relativamente ai singoli segmenti di consumo si segnala come, in un contesto caratterizzato da un generale rallentamento, i consumi legati al turismo e alla fruizione del tempo libero continuino a registrare, su base annua, i tassi di crescita più elevati. Per questi settori il deficit rispetto a gennaio 2020 si mantiene, comunque, ampiamente superiore alle due cifre. Anche per l’abbigliamento e le calzature, settori particolarmente colpiti dal calo della domanda, i livelli di consumo rimangono distanti da quelli registrati a inizio 2020.
Il settore dell’automotive, che continua a scontare l’assenza di politiche idonee a sostenere il passaggio verso una mobilità più green, conferma anche a gennaio 2022 la tendenza al ridimensionamento della domanda di autovetture da parte delle famiglie, con un calo del 20,7% rispetto allo stesso mese del 2021. Si confermano i segnali di rallentamento anche per quei comparti, quali elettrodomestici e tv e alimentare, che avevano retto meglio l’urto del calo della domanda nel 2020.
Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di febbraio 2022 una variazione dello 0,8% in termini congiunturali e del 5,6% su base annua. Le tensioni accumulate negli ultimi mesi si vanno via via trasferendo dal comparto energetico agli altri segmenti, rendendo sempre più complesso ipotizzare un’inversione della tendenza al rialzo nel breve periodo.
Si consolidano pertanto le preoccupazioni sull’impatto di questa dinamica sulla ripresa nell’anno in corso e sulle decisioni di politica monetaria.