Dopo la forte ripresa registrata nel terzo trimestre, periodo che si era peraltro chiuso con alcuni segnali di indebolimento, a partire da ottobre la situazione congiunturale ha conosciuto un rapido deterioramento. Il riacutizzarsi della pandemia e l’avvio delle prime misure di contenimento hanno determinato per molte filiere produttive l’interruzione del lento e faticoso processo di ritorno a una situazione meno emergenziale. Nel confronto annuo l’ICC di ottobre ha visto amplificarsi il divario rispetto ai livelli registrati nello stesso mese del 2019. La variazione si attesta al -8,1%. Il rallentamento, seppure diffuso, ha interessato in misura più immediata e significativa la filiera del turismo, dei servizi per il tempo libero ed i trasporti con riduzioni della domanda che si avvicinerebbero a quelle registrate a marzo.

Il deterioramento del contesto economico, associato all’acuirsi del clima d’incertezza, ha determinato un rapido peggioramento del Pil.  Per il mese di novembre si stima una riduzione del 7,7% su ottobre e del 12,1% nel confronto annuo. Le dinamiche registrate negli ultimi due mesi, a meno di un eccezionale, ma improbabile, recupero a dicembre, portano a stimare preliminarmente una decrescita congiunturale del Pil nel quarto trimestre superiore al 4%. Queste valutazioni non comporterebbero modifiche nella dinamica complessiva del Pil per il 2020, grazie a un terzo trimestre decisamente più favorevole rispetto alle stime, ma implicherebbero un’entrata ben peggiore nel 2021, facendo svanire le più ottimistiche previsioni di rimbalzo statistico per l’anno prossimo.

Già nel mese di settembre, in linea con l’emergere dei primi segnali di una seconda ondata della pandemia in molti paesi, il quadro congiunturale ha evidenziato i primi segnali di rallentamento. La produzione industriale ha mostrato un peggioramento congiunturale del 5,6%, al netto dei fattori stagionali, con una flessione del 5,2% su base annua. Gli occupati, pur risultando stabili in termini congiunturali, hanno mostrato, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente una riduzione dell’1,7%. Il sentiment delle imprese del commercio al dettaglio ha registrato nel mese di ottobre un aumento dell’1,9% congiunturale, a fronte però di una riduzione tendenziale del 9,3%.
Considerando i provvedimenti susseguitisi nel mese di ottobre e le chiusure a macchia di leopardo iniziate ai primi di novembre, si stima per il mese in corso un calo congiunturale del Pil, al netto dei fattori stagionali, del 7,7%, dato che porterebbe ad una decrescita del 12,1% rispetto allo stesso mese del 2019. 

Ad ottobre, in linea con l’emergere della seconda ondata, la fase di recupero della domanda, che aveva già mostrato segnali di minor vivacità a settembre, si è interrotta. Il peggioramento pur interessando in misura più significativa la componente relativa ai servizi, appare piuttosto diffuso. L’indicatore dei consumi registra, nel confronto annuo, un calo dell’8,1% sintesi di una sostanziale stabilità della domanda per i beni e di un calo del 27,7% per i servizi.

Analizzando le dinamiche tendenziali delle diverse funzioni di consumo si conferma un andamento molto articolato. Il deterioramento della crisi sanitaria, anche a livello internazionale, e le progressive restrizioni hanno avuto una ricaduta negativa quasi immediata sui segmenti legati alle spese per la mobilità e per il tempo libero. Tali segmenti, in molti casi, nonostante la ripresa registrata nel terzo trimestre, scontavano ancora ritardi significativi nel confronto annuo, elemento che amplifica lo stato di difficoltà delle imprese che operano in questi settori.  

Fattori di criticità continuano a interessare la domanda di quei beni come l’abbigliamento e le calzature che, seppure in modo indiretto, risentono delle minori occasioni di socialità. A ottobre sono emersi rallentamenti anche nelle dinamiche della domanda verso molti beni durevoli. In particolare, per le autovetture vendute a privati, che avevano mostrato un importante recupero ad agosto e settembre, il confronto annuo segnala un andamento meno favorevole, a conferma dei timori di quanti ipotizzavano dinamiche più contenute negli ultimi mesi dell’anno, anche a seguito del mancato rifinanziamento di alcune misure per il rinnovo del parco auto.

Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo, per il mese di novembre 2020 si stima un decremento dello 0,1% in termini congiunturali e dello 0,2% nel confronto con lo stesso mese del 2019, confermando la deflazione in atto da maggio.

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