Il primo trimestre del 2023 si dovrebbe essere chiuso con una sostanziale stagnazione dell’economia italiana. La stima, pure allontanando l’ipotesi della modesta recessione tecnica, non elimina le incertezze e le preoccupazioni sul prosieguo dell’anno, anche in ragione del peggiorato quadro internazionale. In Italia, il mercato del lavoro ha evidenziato confortanti segnali di tenuta anche a febbraio, nonostante il rallentamento dell’attività registrato tra la fine del 2022 e gennaio 2023. Questo elemento ha permesso, in termini aggregati, di contenere la perdita del potere d’acquisto subita dalle famiglie a causa dell’elevata inflazione. La variazione dei prezzi al consumo ha comunque decelerato in misura significativa dopo aver toccato il punto di massimo a novembre 2022.
In un contesto in cui la produzione industriale anche a febbraio si è ridotta leggermente, le famiglie continuano nel percorso di recupero dei consumi che, seppure meno vigoroso e concentrato sui servizi, fornisce modesti spunti positivi all’economia. Per ottenere questi risultati le famiglie hanno fatto ampio ricorso al risparmio, situazione che, in assenza di miglioramenti significativi sul versante del lavoro e dell’inflazione, potrebbe determinare nella seconda parte del 2023 una stagnazione della domanda.
A marzo, i consumi, misurati nella metrica dell’Indicatore Consumi Confcommercio, hanno registrato una variazione tendenziale dell’1,1%. Questo andamento è stato determinato in misura quasi esclusiva dai servizi, su cui continua a incidere la positiva evoluzione del turismo e la volontà delle famiglie di recuperare parte dei consumi dedicati al tempo libero a cui sono state costrette a rinunciare per un lungo periodo. Tra i beni, che complessivamente registrano una riduzione dello 0,4% su base annua, si segnala il miglioramento della domanda per le autovetture, segmento per il quale, nonostante gli ultimi mesi in ripresa, il livello dei consumi si mantiene distante dai volumi raggiunti negli stessi mesi del 2019. Rimane fortemente negativa la domanda per gli alimentari, per l’energia elettrica e i mobili. La situazione per il settore dell’abbigliamento e delle calzature si conferma complicata, a conferma di come, al di là di occasionali miglioramenti, per questo segmento di consumo il ritorno sui valori del 2019 sia sempre più difficile.
Il progressivo recupero del clima di fiducia delle famiglie e delle imprese anche a marzo consolida le attese di un ritorno dell’attività economica in territorio positivo. La crescita, al momento, apparare, comunque, debole. Secondo le nostre stime il PIL ad aprile è atteso aumentare dello 0,3% su marzo, con una variazione nulla su base annua.
Anche ad aprile è atteso un ulteriore rallentamento dell’inflazione. Per il mese in corso la nostra stima è di una riduzione dello 0,3% congiunturale e di una crescita del 7,5% nel confronto annuo: il rallentamento è determinato esclusivamente dalla riduzione dei prezzi dell’energia e del gas. Il percorso di rientro, seppure ben avviato, non appare privo di incognite. L’inflazione di fondo continua, infatti, ad aumentare, e vi sono ancora elementi di tensione nel settore alimentare. Solo nei prossimi mesi si assisterebbe a una compressione più marcata della variazione dei prezzi al consumo, tale da portare a fine 2023 l’inflazione congiunturale su valori prossimi a quelli medi osservati nell’ultimo decennio prima della pandemia.