In Italia il Cloud è diventato il modello preferibile nello sviluppo di progetti digitali nel 42% delle grandi imprese e addirittura l’unica scelta possibile nel 11% dei casi. Un cambiamento di paradigma che si conferma nelle più ampie strategie per l’evoluzione del sistema informativo aziendale che vedono già nel 54% delle organizzazioni una situazione ibrida e nel 21% un approccio ormai totalmente Cloud.
“Oggi numerose evidenze confermano il ruolo del Cloud come piattaforma abilitante per la trasformazione digitale, ma sono ancora troppo poche le realtà che hanno iniziato a promuovere la Cloud Transformation attribuendole rilevanza anche dal punto di vista organizzativo: solo il 24% delle aziende infatti ha introdotto al proprio interno un centro di eccellenza dedicato al Cloud, con un ulteriore 17% intenzionate a farlo nel breve.” Dichiara Alessandro Piva, Direttore dell’Osservatorio Cloud Transformation. “L’82% delle imprese ha ormai compreso che il Cloud abilita una maggiore agilità dell’IT aziendale, tuttavia l’utilizzo di metodologie specifiche è ancora molto limitato. Il 58% delle organizzazioni inoltre dichiara difficoltà di diverso tipo, che vanno dalla capacità di comprendere i nuovi profili professionali necessari, a quella di reperirli sul mercato e formarli. Se dunque, da un punto di vista tecnologico, la Cloud Transformation è ormai avviata, con percentuali di adozione che raggiungono l’84% dei casi, le modalità con cui accompagnare le persone in un percorso che permetta di raggiungere gli obiettivi desiderati, sbloccando opportunità e benefici nel lungo periodo, è ancora da progettare”.
È quanto emerge dalla fotografia scattata dall’Osservatorio Cloud Transformation, giunto alla nona edizione epromosso dalla School of Management del Politecnico di Milano*.
La ricerca, presentata a Milano presso il Campus Bovisa in occasione del Convegno “Cloud Transformation: gli ingredienti mancanti”, ha analizzato nel dettaglio l’evoluzione dell’offerta e i modelli di adozione di tale soluzione nelle aziende di grandi, medie e piccole dimensioni coinvolgendo in una serie di incontri diretti una community di oltre 500 manager ed esperti sul tema.
Nel 2019 il mercato Cloud italiano vale 2,77 miliardi di euro, in crescita del 18% rispetto al valore di consuntivo del 2018, pari a 2,34 miliardi.
Il Public & Hybrid Cloud, ovvero l’insieme dei servizi forniti da provider esterni e l’interconnessione tra Cloud pubblici e privati, raggiunge 1,56 miliardi di euro. Si tratta di un’accelerazione superiore alla media internazionale, che si attesta al 21%, per un valore del mercato che ha raggiunto i 153 miliardi di dollari a livello globale.
Il Virtual & Hosted Private Cloud, ovvero i servizi infrastrutturali residenti presso fornitori esterni, cresce con una buona dinamica (11%) per un totale di 661 milioni di euro.
Datacenter Automation e Convergenza, ovvero la modernizzazione delle infrastrutture on-premises, raggiungono 550 milioni di euro.
In termini di spesa assoluta i primi tre settori merceologici per rilevanza si confermano il Manifatturiero, il settore Bancario e Telco e Media. Seguono servizi, utility, PA e sanità, Retail e GDO e Assicurazioni.
La spesa in Platform as a Service, cresce del 38% e aumenta la propria quota relativa nel mix arrivando a pesare il 16% del volume di spesa complessivo. Guidano queste dinamiche di crescita le funzionalità di abilitazione all’Artificial Intelligence e ai Big Data Analytics, i tool di gestione della sicurezza, le architetture di serverless computing, gli ambienti per la gestione del ciclo di sviluppo software e per l’integrazione.
Anche lo Infrastructure as a Service cresce del 24%, con una particolare accelerazione dei servizi di gestione dei container.
Segue poi il Software as a Service, con un +22%, guidato dai software di artificial Intelligence e dalla posta elettronica certificata (PEC) che risente dell’entrata in vigore dell’obbligo di fatturazione elettronica.
Analizzando inoltre i dati di mercato in modo trasversale queste componenti è possibile identificare due trend evolutivi particolarmente interessanti: l’intelligence del dato, in crescita del 33%, arriva a rappresentare il 18% del mercato Public & Hybrid Cloud totale. In questa vista è compresa la componente di servizi infrastrutturali, come ambienti di test, sviluppo e produzione e storage dedicati alla manipolazione del dato, i servizi applicativi e le piattaforme di analytics e Artificial Intelligence; la spesa in edge computing & orchestration, che include invece i servizi e gli strumenti di interconnessione e gestione dei sistemi distribuiti, si stima valga per l’anno in corso 35 milioni di euro, con una dinamica di crescita del 40%.
Le Direzioni IT aziendali stanno vivendo un momento di profondo cambiamento: il Cloud rende più accessibile la trasformazione digitale ma trasforma radicalmente il ruolo, i processi e le competenze di chi si occupa di tecnologia.
Ad oggi, il 66% delle aziende che utilizzano servizi Public Cloud percepisce un gap di competenze da colmare nella loro gestione e per rendersi pronte a governare in modo efficace la Cloud Transformation agisce con due strategie sinergiche: da un lato si affida a consulenti esterni per reperire competenze specifiche, dall’altro potenzia il know how interno, formando il personale IT e assumendo nuove figure professionali dedicate.
Queste competenze si stanno consolidando nelle aziende, ormai consapevoli della rilevanza strategica del Cloud per l’IT, con percorsi che portano, in un numero crescente di casi, alla creazione di veri e propri centri di eccellenza Cloud con l’obiettivo di guidare questo percorso di trasformazione. Oggi il 24% delle aziende possiede un team dedicato alla gestione della nuvola, dato in crescita rispetto al 10% del 2018. Tra le imprese che non possiedono un centro di eccellenza, il 22% ha inserito comunque degli specialisti dedicati all’interno della Direzione IT e un ulteriore 17% ha intenzione di creare un team specifico in futuro.
Solo nel 21% dei casi il team Cloud, però, risponde direttamente al CIO e nel 31% è eterogeneo in termini di composizione, coinvolgendo quindi figure appartenenti a funzioni diverse da quella IT. Dunque, se da un lato le aziende stanno seguendo un percorso di arricchimento delle proprie competenze Cloud, confermandone l’importanza strategica, dall’altro quest’ultimo dato può far presagire la necessità di un maggiore commitment da parte del top management e dell’organizzazione nella Cloud Transformation affinché questa possa essere davvero pervasiva.
In ogni caso, il 58% delle aziende percepisce una difficoltà a reperire le competenze Cloud necessarie sul mercato, imputando la colpa principalmente agli attori del mercato ICT, ritenuti nel 58% dei casi non sufficientemente competenti sul tema. Inoltre, il 37% trova complesso reperire sul mercato del lavoro figure professionali con competenze specifiche per la gestione della nuvola, come il Cloud Architect o il Cloud Specialist, mentre un altro 26%, pur volendo formare in proposito il proprio personale IT, non riesce a trovare programmi di formazione adeguati alle esigenze.
“La ricerca di quest’anno ha dimostrato come, nelle grandi imprese, il Cloud sia sempre più una scelta strategica, non solo per i nuovi progetti digitali, ma anche per l’evoluzione dell’intero sistema informativo aziendale. Più della metà delle aziende coinvolte nella ricerca sta oggi costruendo, sulla base di percorsi pluriennali, configurazioni ibride in grado di gestire in modo graduale il percorso di transizione e contemporaneamente avvalersi dei benefici in termini di innovazione e agilità dei servizi offerti dal Cloud” – afferma Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation – “Si registra, invece, ancora una volta, un ritardo da parte delle PMI che sembrano non essere totalmente consapevoli delle potenzialità ed irreversibilità della trasformazione in atto.”
Se il percorso verso il Cloud delle grandi imprese acquisisce sempre maggiore rilevanza strategica, non si può dire lo stesso delle piccole e medie imprese, seppur queste rappresentino la gran parte del tessuto imprenditoriale italiano.
L’utilizzo del Cloud nelle PMI rimane infatti sostanzialmente stabile e si attesta attorno al 30%. Ancora troppo poco se pensiamo alle opportunità che questo modello di fruizione della tecnologia offre per la digitalizzazione, l’innovazione e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.
Tuttavia, un segnale positivo proviene proprio da quelle PMI che hanno già adottato almeno un servizio Cloud e che rappresentano quindi i pionieri in questo comparto di aziende. Infatti, nel 38% di quest’ultime la strategia per i nuovi progetti tecnologici è di tipo Cloud First, che guarda alla nuvola come scelta preferenziale, e nell’11% addirittura Cloud Only, in cui la nuvola rappresenta una scelta obbligata. Numeri in linea con quelli delle grandi imprese, che adottano queste strategie rispettivamente nel 31% e nell’11% dei casi.
Dunque anche nel contesto delle PMI, quelle aziende che hanno realizzato il primo passo verso il Cloud, percependone effettivamente i vantaggi, lo rendono parte integrante delle proprie strategie digitali. Infatti, i dati evidenziano come i benefici percepiti siano molteplici: la migliore gestione della sicurezza dei sistemi, la semplicità di accesso a tecnologie innovative, la riduzione degli oneri operativi in carico al personale, che quindi potrà essere rifocalizzato su attività a maggior valore aggiunto, il risparmio economico e la riduzione del time-to-market delle iniziative digitali.
Come nel caso delle grandi imprese, anche le PMI che utilizzano il Cloud hanno raggiunto la consapevolezza che il beneficio non sia riducibile a sole misure di costo ma anzi debba essere valutato con una prospettiva più ampia, che va dalla migliore qualità dei processi alle opportunità di innovazione.
Per tradurre questa consapevolezza in una reale accelerazione nell’utilizzo del Cloud serve però lavorare sulle competenze. Ad oggi, il 44% delle PMI delega la competenza Cloud interamente a consulenti e fornitori e, nel caso in cui ci siano persone che si occupano di IT in azienda, nel 41% dei casi si occupano anche di altro. Questo genera uno sbilanciamento di potere verso il fornitore e una mancanza di precise responsabilità interne che non permettono alle PMI di cavalcare la Cloud Transformation, strutturando consapevolmente il proprio percorso.
“Da un punto di vista tecnologico il mercato Cloud appare sempre più maturo, pronto ad immaginare scenari innovativi abilitati dalla nuvola, a rendere i propri sistemi Hybrid e Multi Cloud e a sfruttarli per rispondere agli obiettivi di business. Tuttavia, pur rappresentando l’ingrediente base da cui partire, la tecnologia non è sufficiente perché il Cloud diventi una leva per la trasformazione aziendale.” dichiara Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Cloud Transformation “Sono le persone chiamate a completare la ricetta perfetta, mescolando la moltitudine di ulteriori ingredienti in gioco: promuovendo una visione strategica che sfrutti le opportunità del Cloud nel lungo periodo, strutturando l’organizzazione affinché sia pronta a recepire questa trasformazione e agile nel rispondere ai cambiamenti, e acquisendo il portafoglio di competenze necessarie, sia potenziando le skill interne sia lavorando in partnership con il fornitore. Questi gli ingredienti mancanti per la Cloud Transformation, gli elementi su cui lavorare per renderla reale e di successo. Le aziende ne sono ormai consapevoli ma ognuna avrà la propria ricetta, in gran parte ancora da scrivere”.