Cape Fear Movie Collection – Recensione del cofanetto Midnight Factory
Il Cape Fear del ’62 e il remake del 1991 in un’edizione blu-ray da collezione, numerata 1000 pezzi e distribuita da Koch Media
Cape Fear 1962 e 1991. Due opere realizzate a circa trent’anni di distanza una dall’altra, due film iconici ancora oggi incredibilmente coinvolgenti e non di meno attuali. Tutto iniziò con l’acquisizione dei diritti del libro “The Executioners” di John D. MacDonald da parte della casa di produzione dello stesso Gregory Peck. Storia della vendetta a lungo meditata da parte di Max Cady (Robert Mitchum / Robert De Niro), uscito di prigione dopo avere scontato otto anni per violenza su una donna, a incastrarlo l’avvocato Sam Bowden (Gregory Peck / Nick Nolte).
L’ex galeotto non perde occasione per disturbare la quiete della famiglia, stalking a cui il legale risponde chiedendo prima aiuto alla polizia e in seguito a un investigatore privato. Il confronto non si arresterà, facendosi sempre più acceso e violento: un crescendo di apprensione che muta in terrore quando il cane della famiglia viene ritrovato avvelenato e lo squilibrato si avvicina sempre più pericolosamente alla giovane figlia di Bowden.
Trailer film 1962: https://youtu.be/lej6ZDMieD4
Trailer film 1991: https://youtu.be/NNw_ar7XVyQ
Il Cape Fear del 1962 è un ottimo thriller psicologico, interamente giocato sulla suspense e la tensione che trasmette il pedinamento ossessivo (oggi diremmo lo stalking) di Cady nei confronti dell’indifeso Bowden. L’angoscia morbosa e ossessiva non arriva mai al terrore puro, grazie al raffinato lavoro di regia di Jack Lee Thompson, capace di inquietare senza mai andare sopra le righe. Perfetta l’intera confezione formale, valorizzata dalla fotografia di Sam Leavitt e dall’indimenticabile colonna sonora di Bernard Herrmann.
Mitchum è strepitoso nella parte del sadico criminale, confermando il suo debordante talento per i ruoli da villain dopo la sua memorabile interpretazione ne La morte corre sul fiume (1955) di Charles Laughton. Nel 1991, Martin Scorsese girerà un remake con Robert De Niro nei panni di Cady e Nick Nolte in quelli dell’avvocato Bowden.
Peck all’epoca aveva inanellato una serie di pellicole in cui rivestiva sempre il ruolo del villain, per cui in questo caso decise di ritagliarsi una figura più positiva nei panni dell’avvocato. L’idea di riprendere il titolo del romanzo non piaceva, e siccome all’epoca era uso prendere spunto dalle località per battezzare il film la ricerca si fermò quando ci si imbatté nel fiume Cape Fear, che scorre per il Nord Carolina sfociando nell’Atlantico.
Resto del cast incredibile, oltre Gregory Peck anche Telly Savalas e Martin Balsam. La scelta di girare in bianco e nero fu dello stesso regista Jack Lee Thompson, chiamato dallo stesso Peck per essersi distinto nella precedente direzione de I cannoni di Navarone (salì a bordo della produzione a pochi giorni dall’inizio delle riprese in seguito alla defezione del regista Alexander Mackendrick).
A inizio anni ’60 lo stesso Thompson fu costretto a stemperare il lato morboso del racconto relativo allo stalking di Cady nei confronti della figlia minorenne dell’avvocato. Ciononostante la censura britannica intervenne pesantemente sulla pellicola.
A distanza di quasi trent’anni la sceneggiatura di Wesley Strick e la direzione di Scorsese non si ritrovarono strette dalla medesima morsa censoria, portando in scena un remake ben più disturbante. Pellicola potente in primis per la presenza di un Robert De Niro da Oscar nel ruolo di Cady, ma non furono da meno i componenti della famiglia Bowden: Nick Nolte, Jessica Lange e Juliette Lewis.
Dopo il successo di Quei bravi ragazzi (1990), Martin Scorsese si cimenta con il primo remake della sua carriera, che testimonia l’amore viscerale per il cinema classico americano. L’opera di Scorsese è un rifacimento-omaggio che sceglie di riprodurre la superba colonna sonora dell’originale, firmata Bernard Herrmann e qui riarrangiata da Elmer Bernestein, e di riproporre in ruoli minori i protagonisti di quel film, Gregory Peck, Robert Mitchum e Martin Balsam. La dose di violenza viene rincarata, non senza sadismo e gusto splatter, così come è ulteriormente sottolineata la sottile critica all’ipocrisia della borghesia sudista, di cui sono rappresentanti il personaggio di Nolte e l’impudica figlia adolescente interpretata dall’allora giovanissima Juliette Lewis.
Il fascino oscuro del villain demoniaco Cady è ampliato dalla fisicità dirompente di un De Niro iper-tatuato davvero inquietante, incarnazione del Male e giustiziere-predicatore con capacità quasi sovrannaturali (fu candidato all’Oscar insieme alla Lewis). Al di là del confronto con il film del ’62, resta un buon thriller percorso da una vena erotica morbosa, sull’ambiguità della giustizia e sulla mostruosità della natura umana.
Trama e recensione artistica Cape Fear 1991 e Cape Fear 1962 a cura di LongTake
Cape Fear – Video & Audio
L’opera del 1962 fu girata su 35 mm ma non è dato sapere la sensibilità della pellicola, quella di Scorsese su 100 e 500 ASA. Il film di Thompson ha aspect ratio 1.85:1 originale (1920 x 1080/23.97p), codifica VC-1 Microsoft ormai dismessa da tempo su disco BD-50 doppio strato. La resa delle immagini è sopra la media, ma senza raggiungere livelli eccelsi per l’evidente impiego di filtri di riduzione del rumore e/o della grana.
Il quadro visivo è molto pulito al netto di alcune piccole spuntinature, ma specie in alcune transizioni il DNR tende ad appiattire i dettagli anche in primo piano. Un intervento non così invasivo che comunque consente di godersi uno spettacolo di tutto rispetto. I neri hanno un’accettabile profondità, ottima la scala dei grigi per un master che con tutta probabilità è lo stesso impiegato per la speculare edizione statunitense del 2013.
Meglio va per il film di Scorsese, convinto a girare con ottiche panoramiche grazie alla diffusione dei televisori (ancora a tubo) formato widescreen rettangolare. Convinto assertore del formato immagine originale per qualsiasi film, il maestro italo-americano non ha mai sopportato di assistere agli “scempi” perpetrati dai canali televisivi che zoomavano sulle immagini per ridurre l’occupazione della barre nere sopra e sotto l’area della pellicola. Superate le perplessità tecniche così come quelle artistiche, anche Spielberg inizialmente era interessato alla regia, si è giunti al formato panoramico 2.39:1, di cui questa versione riporta quasi per intero a 2.35:1 (1920 x 1080/23.97p), codifica sempre VC-1 Microsoft su BD-50.
Siamo almeno mezzo gradino sopra il capostipite, con ulteriore precisione e dettaglio per gli elementi anche in secondo piano, cedendo in misura relativa nei passaggi più bui, così come nella sequenza finale. Anche in questo caso trattasi del medesimo master usato nel 2011 per la pubblicazione americana: neri con buona profondità, spazio colore piuttosto ricco (anche se sempre nell’ambito del REC.709/8 bit) e resa spesso ottimale per luminosità e contrasto.
Entrambi i film sono offerti con traccia italiana DTS-HD Master Audio 2.0 canali (24 bit), monofonica nel primo caso e stereo per il più recente. Un risultato piuttosto efficace nonostante i limiti legati all’ascolto tramite i due soli diffusori anteriori, con relativo coinvolgimento da parte del subwoofer, merita comunque un ascolto attraverso l’impianto home theater bypassando le casse del televisore.
Tutt’altro discorso passando all’inglese DTS-HD Master Audio 5.1 canali (24 bit), con maggiore presenza scenica ed elementi che contribuiscono a rendere ancor più entusiasmante la narrazione. Come per le immagini anche per missaggio e colonna sonora è superiore il film di Scorsese, con dinamica e sonicità che non mancano di porre l’accento agli eventi specie nella seconda parte.
Cape Fear – Extra
I contenuti extra sono gli stessi già pubblicati in passato per edizioni DVD e Blu-ray, ricordando che questa è di fatto la prima uscita in alta definizione per il film di Thompson.
Film 1962: making of (28′) con approfondimenti sulla produzione e ricordi da parte di Gregory Peck e Jack Lee Thompson, galleria foto e trailer.
Film 1991: making of di 80′ minuti, scene tagliate (9′), dietro le quinte della parata del quattro luglio (2′), sul set della casa galleggiante (2′), galleria di foto, comparativa con e senza matte painting (1′), i titoli di testa creati da Saul Bass e le sue passate realizzazioni per film come Psycho, La donna che visse due volte, Casino (12′). Assente solo il trailer rispetto al Blu-ray americano. Disponibili sempre sottotitoli in italiano.
Il libretto incluso nel mediabook offre approfondimenti testuali a cura di Nocturno editore e due cartoline con la riproduzione del poster dei film.