La Piccola nube di Magellano, una galassia nana prossima alla nostra, è stata letteralmente passata al setaccio da Askap, la rete di radiotelescopi in Australia precursore di quello che sarà l’interferometro Ska, lo Square Kilometre Array, che una volta realizzato sarà il più grande e sensibile radiotelescopio al mondo. Askap, con le sue 36 antenne paraboliche da 12 metri di diametro, ha realizzato quella che ad oggi è la più dettagliata mappa radio della Piccola Nube di Magellano, migliorando sensibilmente quelle già realizzate. Grazie alle osservazioni di Askap sono state individuate oltre 7mila sorgenti puntiformi nella direzione della Nube, molte di esse galassie lontane poste in quella direzione. Ma c’è di più: la campagna osservativa ha permesso di individuare due nuovi potenziali resti di supernova, ovvero quel che rimane di immani esplosioni di stelle di grande massa giunte alla fine del loro ciclo evolutivo, e 20 nebulose planetarie, già note da precedenti osservazioni nella luce visibile. Il grande lavoro di raccolta e analisi dati è stato portato avanti nell’ambito del progetto Evolutionary map of the universe da un team internazionale di ricercatori guidato da Tana Joseph del Dipartimento di astronomia dell’Università di Manchester e a cui hanno partecipato anche ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica. Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista “Monthly Notices of the Royal Astronomical Society”.
Il gruppo di radioastronomia dell’Inaf di Catania coinvolto in Emu/Askap e in Ska. Da sinistra: Adriano Ingallinera, Sara Loru, Filomena Bufano, Simone Riggi, Francesco Cavallaro, Carla Buemi, Paolo Leto, Grazia umana e Corrado Trigilio
«Questo primo impiego operativo di Askap ci ha dimostrato le grandi potenzialità dei nuovi strumenti radio, caratterizzati da grande risoluzione spaziale e alta sensibilità. Quel che farà sicuramente la differenza con Askap saranno le dimensioni del campo di vista: grazie a particolari ricevitori chiamati Phased array feed, sarà possibile osservare in un colpo solo vaste porzioni di cielo in tempi più brevi, arrivando di conseguenza, a parità di tempo di esposizione, a sensibilità più alte», dice Filomena Bufano, ricercatrice Inaf a Catania, nel team che ha condotto lo studio.
La Piccola Nube di Magellano, visibile dall’emisfero australe e distante circa 200mila anni luce dalla Terra, è stata osservata in due differenti bande delle onde radio, a 960 e 1.320 MHz, con Askap, infrastruttura gestita dall’agenzia scientifica australiana Csiro. I dati delle oltre 7mila sorgenti radio individuate in direzione della Nube potranno essere utilizzati per studi combinati su più lunghezze d’onda, da quelle della luce visibile a quella infrarossa, fino ai raggi X e gamma, con un livello di dettaglio mai raggiunto prima.
«I risultati ottenuti con Askap costituiscono un assaggio di quelle che saranno le future prestazioni di Ska, progetto in cui l’Italia è significativamente coinvolta sia dal punto di vista scientifico che tecnologico», commenta Corrado Trigilio, sempre dell’Inaf di Catania, anch’egli nel team che ha realizzato le osservazioni della Piccola Nube di Magellano.