Nel 2023 lo scenario energetico nazionale è stato caratterizzato da un forte calo delle emissioni di anidride carbonica e da una nuova riduzione dei consumi di energia primaria, leggermente inferiore a quella dell’Eurozona. Il petrolio è tornato a essere ampiamente la prima fonte energetica con il 35% del totale ma, nell’insieme, la quota di domanda coperta dalle fonti fossili ha segnato il minimo degli ultimi 50 anni. È quanto emerge dall’Analisi del sistema energetico italiano dell’ENEA per l’intero 2023, che evidenzia anche un nuovo massimo storico per eolico e fotovoltaico, che sono arrivati a coprire il 17,5% della domanda su base annua, grazie alla crescita della capacità installata. “Questo trend di crescita rappresenta il principale, se non l’unico, driver virtuoso per la decarbonizzazione in atto”, spiega Francesco Gracceva il ricercatore ENEA che coordina l’Analisi. “La diminuzione dei consumi è il risultato di un minor impiego di fonti fossili come gas, carbone e petrolio, compensato solo parzialmente dalla maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili e dalle importazioni di elettricità, salite al massimo storico”, aggiunge.

Di fatto, il calo della domanda “è legato prevalentemente a fenomeni non strutturali, come la diminuzione dei consumi di gas per riscaldamento nel primo trimestre 2023, dovuti a un inverno molto mite, al Piano nazionale di contenimento dei consumi e ai prezzi dell’energia ancora alti, ma anche alla contrazione della produzione industriale che ha toccato punte quasi drammatiche in alcuni settori energivori, scendendo sotto i livelli del 2020”, prosegue Gracceva. L’unico settore in controtendenza sono i trasporti, con una domanda di energia tornata a crescere ai livelli pre-crisi sulla spinta del comparto aereo.  

La diminuzione delle emissioni di CO2 è imputabile al minor utilizzo di fonti fossili: oltre i tre quarti del calo si è registrato nei settori ETS, le cui emissioni sono stimate in calo del 16%, il resto è riconducibile alla contrazione dei consumi di gas nel settore civile, le cui emissioni sono stimate in calo del 3%.

Più nel dettaglio, il 70% della riduzione delle emissioni riguarda il settore elettrico, in gran parte per fenomeni congiunturali come il ‘riaggiustamento’ del mix delle fonti dopo le tensioni del 2022 sui mercati dell’energia. “Infatti, l’aumento dell’intensità carbonica registrato nel 2022 si è dimostrato un fenomeno temporaneo per un insieme di fattori: è risalita la produzione idroelettrica, è diminuita la produzione da gas, è cessato il programma di massimizzazione dell’utilizzo di carbone e dell’olio combustibile, mentre l’import elettrico ha raggiunto un record storico”, sottolinea Gracceva. 

In questo scenario la transizione del sistema energetico ritrova il passo verso la decarbonizzazione, misurata dall’ENEA attraverso l’indice ISPRED, che registra nel 2023 un miglioramento significativo rispetto al 2022, quando era crollato al minimo della serie storica, penalizzato dall’aumento delle emissioni e dai prezzi record dell’energia. Il valore complessivo dell’indicatore sintetico della decarbonizzazione risulta nel 2023 pressoché doppio rispetto a un anno prima, mentre la singola componente prezzi evidenzia un miglioramento del 20%.

“Per i prossimi anni è prevedibile che il trend positivo di decarbonizzazione continui nel settore della generazione elettrica, sebbene a ritmi più contenuti al netto dei fattori congiunturali che hanno caratterizzato il 2023”, chiarisce Gracceva. “Resta comunque difficile realizzare quel tasso di riduzione delle emissioni, intorno al 5% medio annuo, necessario per raggiungere il target di decarbonizzazione atteso al 2030”, conclude Gracceva.

Sul fronte dei prezzi all’ingrosso, nonostante i cali registrati, nel 2023 i prezzi medi di gas ed elettricità sono rimasti su livelli storicamente elevati, tali da continuare a esercitare una pressione sul contenimento della domanda: nel quarto trimestre 2023 il prezzo del gas al Punto di Scambio Virtuale è stato di oltre 40 euro/MWh, quasi due volte le medie di lungo periodo pre-crisi 2022, il prezzo dell’energia elettrica sulla Borsa Elettrica italiana è stato pari a 124 euro/MWh, oltre due volte le medie pre-crisi.

Dall’Analisi emerge anche una forte espansione a livello globale della spesa pubblica in ricerca energetica nel periodo 2019-22, concentrata in particolare sulle tecnologie “abilitanti”, con una sensibile crescita della spesa in efficienza energetica, ma con un rallentamento della spesa relativa alle rinnovabili. Tuttavia, questo incremento non si rileva in Italia dove la crescita della spesa pubblica in ricerca energetica risulta inferiore con aumenti circoscritti ai settori dell’idrogeno e del nucleare. Particolarmente critico appare l’arretramento della spesa in ricerca nel settore dell’efficienza energetica.

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