Si chiama B-PLAS Demo ed è il primo impianto sperimentale per la produzione di plastica biologica e biodegradabile da fanghi di depurazione. A realizzarlo sarà l’Università di Bologna in collaborazione con Caviro Extra e altri partner come l’istituto tecnologico spagnolo AIJU e l’ungherese Pannon Pro Innovation, studio di consulenza e innovazione sui temi del cambiamento climatico e ambientale.

Il progetto è orientato alla produzione di un tipo particolare di poliesteri: plastiche a base biologica note come PHA. Questi poliesteri in natura sono prodotti dai batteri attraverso la fermentazione aerobica di fonti di carbonio: sono completamente biodegradabili, ma costosi da fabbricare industrialmente, se comparati alle plastiche tradizionali. L’idea alla base del progetto B-PLAS è allora sfruttare il carbonio residuo contenuto nei fanghi provenienti da impianti di trattamento pubblici e privati come materia prima per produrre i PHA.

Fino ad oggi, infatti, questi fanghi, prodotti negli impianti a biogas e in quelli di fermentazione come sottoprodotto nei trattamenti tradizionali delle acque reflue, dovevano essere smaltiti dalle aziende con costi molto alti. Con B-PLAS si realizza così un duplice risultato: incrementare ulteriormente la diffusione delle bioplastiche e valorizzare un rifiuto facendolo diventare materia prima. L’utilizzo di questi fanghi consente di chiudere completamente il ciclo produttivo in un’ottica di economia circolare.

I PHA così realizzati possono essere utilizzati per produrre imballaggi, articoli monouso, oggetti stampati in 3D e molto altro. “Il vantaggio di questa tecnologia – sottolinea Cristian Torri, ricercatore al Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician” dell’Università di Bologna e responsabile del progetto – è che nonostante la bioplastica prodotta abbia un valore molto elevato, il costo di produzione è ridotto perché vengono usati materiali che normalmente le grandi industrie scarterebbero”.

Questa nuova tecnologia consente di ottenere PHA a prezzi estremamente competitivi, generando dunque un prodotto di alta qualità a partire da scarti di lavorazione. Inoltre la bioplastica biobased ottenuta sarà compostabile e questo permetterà di reintrodurla all’interno del ciclo produttivo. “Uno degli scenari futuri possibili è addirittura quello di produrre direttamente in casa oggetti in bioplastica”, aggiunge Torri. “Contando sull’appoggio del mondo dei costruttori e della tecnica stampa in 3D si potrebbe arrivare a produrre materiale plastico a chilometro zero, direttamente in casa propria”.

L’impianto B-PLAS Demo è finanziato dalla EIT Climate-KIC, l’organizzazione che rappresenta 400 partner pubblici e privati di 25 nazioni, tra cui l’Università di Bologna, e che nasce per dare impulso a un’innovazione in grado di ridurre le emissioni di anidride carbonica, accelerando i processi di decarbonizzazione. Nato nel 2010, EIT Climate-KIC in questi anni ha contribuito al finanziamento di oltre 3,4 miliardi di euro di progetti di innovazione tecnologica volti alla riduzione delle emissioni inquinanti.

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