Nel mese di aprile 2022, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività registri una diminuzione dello 0,1% su base mensile e un aumento del 6% su base annua; la stima preliminare era +6,2%.
Il rallentamento dell’inflazione su base tendenziale si deve prevalentemente ai prezzi degli energetici ed è imputabile sia alla componente regolamentata sia a quella non regolamentata. Decelerano anche i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona. Accelerano invece i prezzi dei servizi relativi ai trasporti, quelli dei beni alimentari lavorati, quelli dei beni durevoli e dei beni non durevoli.
Pertanto, l’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, accelera da +1,9% a +2,4% e quella al netto dei soli beni energetici da +2,5% a +2,9%.
Su base annua rallentano i prezzi dei beni, mentre accelerano quelli dei servizi; si riduce quindi il differenziale inflazionistico negativo tra questi ultimi e i prezzi dei beni.
I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona accelerano, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rallentano.
Il lieve calo congiunturale dell’indice generale è dovuto ai prezzi degli energetici regolamentanti e, in misura minore, di quelli non regolamentati, la cui diminuzione è in parte compensata dalla crescita dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti, degli alimentari lavorati, degli alimentari non lavorati e dei beni non durevoli.
L’inflazione acquisita per il 2022 è pari a +5,2% per l’indice generale e a +2% per la componente di fondo.
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo registra un aumento su base mensile dello 0,4% e del 6,3% su base annua; la stima preliminare era +6,6%. L’aumento congiunturale dell’IPCA, a differenza del lieve calo registrato dal NIC, è spiegato dalla fine dei saldi stagionali prolungatisi in parte anche a marzo e di cui il NIC non tiene conto; i prezzi di Abbigliamento e calzature registrano infatti un aumento congiunturale pari a +5,5%.