Il 2024 si è aperto con apprezzabili elementi di vivacità all’interno della nostra economia: la fiducia di famiglie e imprese si conferma, anche a gennaio, in miglioramento, l’inflazione rimane ampiamente sotto controllo, al netto di piccole oscillazioni, l’occupazione tiene, la produzione industriale è tornata a salire in dicembre, mese nel quale le presenze turistiche di stranieri hanno fatto segnare un altro record, chiudendo i cinque mesi agosto-dicembre migliori di sempre. Nel 2023, purtroppo, è stato peggiore delle attese il contributo degli italiani alle performance del turismo, qualcosa che ha a che fare con una certa fragilità proprio dei consumi delle famiglie: il record annuale è stato fallito per un soffio.

Tutto ciò premesso, tecnicamente è anche sbagliato parlare di rallentamento nella parte finale del 2023, atteso che le stime dell’Istat dicono di una sequenza di variazioni congiunturali trimestrali che dal secondo al quarto periodo è -0,3%, 0,1% e 0,2%: di accelerazione si tratta, stando ai numeri. Per febbraio, come per gennaio, si stima una crescita del PIL mensile dello 0,1% congiunturale, che comporterebbe una crescita tendenziale di 3 decimi di punto.

Vitalità scarsa, quindi, non certo recessione. D’altra parte, questi ritmi, oggettivamente molto ridotti, sono incompatibili con la crescita annuale prevista nella Nadef, pari all’1,2%. Già per ottenere il +0,9% da noi indicato per il 2024 è necessario crescere ogni mese di un decimo di punto, che comporterebbe comunque un tendenziale nei mesi finali dell’anno vicino all’1,5%.

D’altra parte, le difficoltà che caratterizzano lo scenario internazionale, di cui gli aumenti dei prezzi dei carburanti registrati nelle ultime settimane sono un sintomo, non permettono di guardare con eccessiva fiducia al prosieguo dell’anno.

Per sintetizzare il quadro complessivo in una frase, si può affermare che la crescita è tutta da costruire. Una sfida ardua, ma non impossibile, tanto più se si rammenta che negli ultimi anni le dinamiche economiche dell’Italia sono state largamente superiori alle previsioni e, in ogni caso, ben al di sopra di quelle dei principali partner internazionali.

A gennaio 2024, i consumi, misurati nella metrica dell’Indicatore Consumi Confcommercio, sarebbero cresciuti di tre decimi di punto percentuale in termini reali tendenziali. La stima, che segue un dicembre negativo, è sintesi di un andamento positivo della componente relativa ai servizi e di una modesta flessione della domanda per i beni. Ed è proprio all’interno di quest’aggregato che si scontano le situazioni più critiche con alimentari, abbigliamento e calzature e mobili che continuano a essere penalizzati dalle decisioni d’acquisto delle famiglie.

È sulla possibilità di un atteggiamento più favorevole delle famiglie in materia di consumi, indotto dagli effetti positivi sul reddito disponibile dallo stabilizzarsi dell’inflazione, che si giocano le possibilità di migliorare il profilo di crescita della nostra economia nei prossimi mesi, cioè di vincere la sfida di cui dicevamo poco sopra.

La stima di una variazione dei prezzi a febbraio 2024 dello 0,4% su gennaio porterebbe l’inflazione all’1,0% su base annua. La contenuta risalita riflette le tensioni che permangono sull’alimentare, gli aumenti dei carburanti e dei tabacchi. Situazioni che in alcuni casi sono destinate a rientrare e non sembrano minare il permanere dell’inflazione su valori contenuti.

I primi mesi del 2024, seppure caratterizzati da una situazione di profonda incertezza, consolidano l’evidenza che l’attività economica segua un percorso di modesta crescita. Il profilo di moderato recupero dell’attività industriale registrato a dicembre dovrebbe essere proseguito, stando alle attese degli imprenditori, anche in questi primi mesi dell’anno. I servizi, nel loro complesso, dovrebbero aver mantenuto un debole profilo positivo. Secondo le nostre stime, a febbraio il PIL è atteso registrare, nel confronto con gennaio, un aumento dello 0,1%. Su base annua questo andamento si tradurrebbe in una crescita dello 0,3%.

A gennaio 2024 l’Indicatore dei Consumi Confcommercio ha evidenziato una crescita dello 0,3% rispetto allo stesso mese del 2023. La domanda delle famiglie, in linea con quanto rilevato nell’ultimo biennio, è stata orientata prevalentemente verso i servizi a cui si è contrapposta una lieve flessione di quella relativa ai beni. Il modesto recupero dell’ultimo mese non attenua le criticità complessive della domanda per consumi, caratterizzata da andamenti molto articolati e che scontano, in termini congiunturali, una generalizzata tendenza al rallentamento.

A livello di singole funzioni di consumo il confronto con gennaio del 2023 segnala andamenti non difformi da quanto rilevato negli ultimi mesi. Anche a gennaio i settori più dinamici si confermano l’automotive, i trasporti aerei e i servizi ricreativi. I consumi legati al turismo si mantengono in territorio debolmente positivo. Per questo segmento, la stima risente del confronto con un mese dello scorso anno in cui la piena riapertura dei viaggi internazionali aveva portato a un importante miglioramento del turismo straniero. In recupero, anche a gennaio, la domanda per gli elettrodomestici e l’energia. Il modesto aumento rilevato per l’abbigliamento e le calzature non attenua le difficoltà di un settore che, al netto dei miglioramenti che si registrano in occasione dei saldi, sconta da tempo dinamiche negative della domanda. Relativamente alle altre funzioni di consumo si conferma, anche a gennaio, la tendenza alla riduzione dei consumi per gli alimentari e i mobili.

Sulla base delle dinamiche registrate dalle diverse variabili che concorrono alla formazione dei prezzi al consumo si stima per il mese di febbraio 2024 una variazione dello 0,4% in termini congiunturali e una crescita dell’1% su base annua. Il moderato aumento dell’inflazione è riconducibile anche all’aumento del prezzo dei tabacchi e dei carburanti. Tra gli alimentari la presenza di alcune strozzature produttive pur non ostacolando il progressivo rientro dei prezzi lo sta rendendo più lento, situazione che potrebbe, comunque, migliorare nei prossimi mesi. La stabilizzazione dell’inflazione, unitamente alla dinamiche occupazionali, è uno degli elementi cardine per il sostegno della condizione reddituale delle famiglie e per la ripresa della domanda.

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