Il fatturato delle aziende che offrono soluzioni hardware e software a supporto della formazione in Italia supera i 2,8 miliardi di euro
Cresce l’interesse da parte di aziende pubbliche, private, scuole e università verso le nuove tecnologie digitali a supporto dell’apprendimento. Le aziende italiane nel 2022 hanno dedicato il 40% dell’intero budget della formazione a forme di digital learning, per una media di circa 480mila euro per organizzazione. Nelle università in media il 5,6% del budget di Ateneo è oggi destinato alla trasformazione digitale, e circa 6 su 10 hanno aumentato gli investimenti in queste iniziative rispetto all’anno precedente. Le startup italiane del settore, inoltre, non sembrano aver sofferto del generale calo dei finanziamenti a livello globale, raddoppiando la raccolta complessiva di fondi nell’arco di dodici mesi.
Questi alcuni dei dati presentati oggi dall’Osservatorio EdTech della School of Management del Politecnico di Milano*, giunto alla seconda edizione, in occasione del convegno “Lo stato dell’Edtech in Italia: le sfide della formazione tra capacità umane e artificiali”.
Le previsioni per il 2023 indicano che il fatturato globale delle aziende che offrono soluzioni hardware e software a supporto della formazione raggiungerà i 142 miliardi di dollari, registrando una crescita del 15,4%. In generale, ci si aspetta che il settore cresca con un tasso medio annuo del 13,6% fino al 2030 [1]. Il 40% del mercato riguarda il segmento delle scuole primarie e secondarie trainato dalla crescente adozione del digitale a supporto della didattica. La fetta più grande del fatturato appartiene ai prodotti hardware, che predominano su soluzioni software e di contenuti. A livello geografico, il mercato principale è quello Nord-Americano, con il 36% del fatturato globale. Tuttavia, le prospettive di crescita più significative a breve e medio termine sembrano emergere dall’area Asia-Pacifico. In Europa i mercati più grandi e consolidati sono il Regno Unito, la Francia e la Germania, sebbene negli ultimi anni sia stata registrata una buona crescita nel mercato spagnolo e italiano [2]. In particolare, in Italia, secondo le stime dell’Osservatorio, il valore del mercato nel 2022 si attesta a circa 2,8 miliardi di euro. La maggior parte delle aziende offre soluzioni software in ambito educativo e i più grandi mercati di riferimento sono le scuole e le aziende.
Gli investimenti dei venture capitalist nel settore EdTech, dopo il boom nel biennio 2020-2021, si sono quasi dimezzati: da 20,8 miliardi di dollari nel 2021 a 10,6 miliardi nel 2022, un numero che va comunque letto anche alla luce della riduzione globale degli investimenti VC. L’Italia si distingue come uno dei pochi Paesi in cui gli investimenti dei venture capitalist nel settore EdTech sono aumentati, sebbene questo sia anche riconducibile a un inferiore livello di partenza. Tra i trend che emergono dalle nuove startup del settore in Italia, la “gamification” dell’esperienza educativa risulta predominante, abbracciando non solo l’ambito didattico in scuole e università, ma anche i processi di formazione aziendali.
Il 97% delle scuole intervistate ha dichiarato di aver presentato una o più progettualità negli ultimi 3 anni per la ricezione di finanziamenti volti a favorire l’innovazione tecnologica. Tuttavia, molte di loro hanno riscontrato difficoltà nell’accesso ai fondi, prima su tutte, la complessità burocratica legata alla comprensione dei requisiti richiesti e le competenze per la loro corretta gestione. Seguono le tempistiche ristrette e la scarsità di personale per seguire il progetto. Solamente il 10% delle scuole non ha riscontrato criticità.
“Oggi la sfida principale è quella di procedere velocemente nell’attuazione dei percorsi formativi. Per il 59% delle scuole coinvolte nell’indagine, almeno la metà dei docenti non si sente a proprio agio nell’utilizzo delle nuove tecnologie. Eppure, il 90% degli istituti ha già attivato percorsi di formazione ai docenti per l’utilizzo degli strumenti digitali a disposizione della scuola” dichiara Martina Mauri, direttrice dell’Osservatorio EdTech. “Questo è il segnale di come oggi la formazione del personale scolastico sia poco efficace. Le decisioni in merito sono demandate alle singole scuole, senza coordinamento regionale e linee guida che indichino le priorità formative. Appare urgente, in questa direzione, che il Ministero dell’Istruzione e del Merito (anche attraverso il nuovo Piano Nazionale Scuola Digitale) fornisca suggerimenti metodologici ed operativi alle istituzioni scolastiche”.
I vantaggi legati all’adozione di soluzioni digitali per la didattica riguardano il maggior coinvolgimento degli studenti, l’inclusione di ragazzi più introversi e/o con bisogni particolari e l’aumento dell’efficacia.
Le tecnologie attualmente più diffuse sono software per creare mappe concettuali indicate soprattutto per chi soffre di Disturbi Specifici dell’Apprendimento, audiolibri o ebook per facilitare chi ha difficoltà a leggere in modo accurato e fluente, piattaforme basate su giochi per creare quiz interattivi e coinvolgenti per gli studenti e strumenti digitali che utilizzano il gioco come modalità didattica come app o tappeti interattivi. Interessante è il tema della realtà virtuale e/o aumentata, su cui sono già in corso le prime sperimentazioni e una diffusione sempre più ampia è prevista nei prossimi mesi.
Il periodo pandemico ha favorito l’adozione di strumenti digitali anche nelle università. Oggi, in media il 5,6% del budget di Ateneo è destinato alla trasformazione digitale, e il 57% delle università ha aumentato gli investimenti in queste iniziative rispetto al 2022. La trasformazione digitale sta assumendo un ruolo sempre più centrale: il 72% delle università l’ha inserita nel proprio piano strategico, spesso con priorità elevata. La maggior parte degli atenei offre una buona percentuale di corsi di studio in presenza supportati da strumenti digitali, come piattaforme LMS, oppure permette di fruire della registrazione delle lezioni. In merito agli strumenti più innovativi, quelli maggiormente diffusi sono gli open badge, i sistemi di gamification (46%) e di realtà virtuale e/o aumentata.
Benché la maggior parte del Top Management sia consapevole dell’importanza della formazione per il raggiungimento degli obiettivi strategici, solo il 35% delle organizzazioni integra formalmente i piani formativi nei piani strategici aziendali.
Inoltre, si delinea la necessità di un nuovo tipo di formazione, sempre più continua e integrata con la quotidianità della persona. Il digitale ricopre un ruolo chiave per abilitare questa trasformazione. Oggi, il canale del digitale è quello più utilizzato per erogare contenuti formativi e supera, seppur di poco, la tradizionale lezione d’aula. Nel 2022 il 40% del budget della formazione è stato dedicato a forme di digital learning, equivalente a circa 480mila euro per azienda. Il trend di investimento in digitale per il 2023 è previsto dalle aziende in crescita del 4,9%. Il digitale viene utilizzato principalmente a supporto della formazione obbligatoria, inclusi i temi legati alla sicurezza sul lavoro, e della formazione linguistica. Questi sono anche gli ambiti su cui il canale digitale si rivela più efficace.
“La flessibilità nell’erogare e fruire della formazione nei tempi e luoghi più adatti, la possibilità di coinvolgere un numero maggiore di utenti e l’efficienza, data dal contenimento dei costi e dall’ottimizzazione dei tempi, sono i maggiori benefici derivanti dall’adozione di soluzioni tecnologiche a supporto della formazione” conclude Tommaso Agasisti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio EdTech. “La principale sfida da vincere è, invece, culturale e legata alla scarsa cultura digitale dell’organizzazione e la resistenza da parte delle persone. Per rendere la formazione più efficace grazie alla leva del digitale è necessario riprogettare in maniera strategica l’intero processo, sperimentare gli strumenti più adatti per l’apprendimento dello specifico contenuto formativo e coinvolgere le persone, in primis i formatori, in questo cambiamento”.