Presentato il 18° Rapporto Censis sulla comunicazione
Nel 2022 la fruizione della televisione rimane pressoché stabile: la guarda complessivamente il 95,1% degli italiani. Ma la percentuale dell’utenza è il saldo tra la contrazione del numero di telespettatori della tv tradizionale, una lieve crescita della tv satellitare, il forte rialzo della tv via internet e il boom della mobile tv, che è passata dall’1% di spettatori nel 2007 al 34% di oggi.
La radio continua a rivelarsi all’avanguardia all’interno dei processi di ibridazione del sistema dei media. Complessivamente, i radioascoltatori sono il 79,9% degli italiani, stabili da un anno all’altro. Ma se la radio ascoltata in casa attraverso l’apparecchio tradizionale si attesta al 48% di utenza, l’autoradio sale al 69%, l’ascolto delle trasmissioni radiofoniche via internet con il pc è stabile al 20,4% e la fruizione del mezzo attraverso lo smartphone diventa sempre più rilevante: lo fa il 29,2% degli italiani.
Tra il 2021 e il 2022 si registra ancora un forte aumento dell’impiego di internet da parte degli italiani, mostrando una perfetta sovrapposizione con quanti utilizzano gli smartphone. Lievitano complessivamente all’82,4% gli utenti dei social network.
Per i media a stampa, invece, si accentua ulteriormente la crisi ormai storica, a cominciare dai quotidiani cartacei venduti in edicola, che nel 2007 erano letti dal 67% degli italiani, ridottisi al 25,4% nel 2022. Si registra ancora una limatura dei lettori dei settimanali e dei mensili. Gli utenti dei quotidiani online invece aumentano al 33% degli italiani, un numero comunque inferiore a quanti utilizzano i siti web d’informazione generici.
Dopo un breve arresto dell’emorragia di lettori di libri osservato nel 2021, gli italiani che oggi leggono libri cartacei sono il 42,7% del totale. La flessione è parzialmente compensata dall’aumento dei lettori di e-book, pari oggi al 13,4% degli italiani.
Tra i giovani si registra un ulteriore passo in avanti nell’impiego delle piattaforme online. Il 93,4% utilizza WhatsApp, l’83,3% YouTube, l’80,9% Instagram. Si osserva un forte incremento dei giovani utenti di TikTok, Spotify e Telegram. In flessione, invece, Facebook e Twitter.
L’andamento della spesa delle famiglie per i consumi mediatici tra il 2007 e il 2021 evidenzia come, mentre il valore dei consumi complessivi ha subito una drastica flessione, senza ancora ritornare ai livelli antecedenti il 2008, la spesa per l’acquisto di telefoni ed equipaggiamento telefonico ha segnato anno dopo anno un vero e proprio boom, di fatto moltiplicando il valore per quasi sette volte, quella dedicata all’acquisto di computer, audiovisivi e accessori è più che raddoppiata, mentre i servizi di telefonia e di traffico dati hanno conosciuto un assestamento verso il basso per effetto di un radicale riequilibrio tariffario. Infine, la spesa per libri e giornali ha subito un vero e proprio crollo.
Gli individui continuano a trovare una piena espressione di sé attraverso i dispositivi personali digitali. Ma se si considera la dote di affidabilità di cui i diversi media godono e l’andamento della fiducia da parte dell’opinione pubblica nell’ultimo anno, è certo che radio, televisione e carta stampata staccano ancora di gran lunga web e social network in termini di credibilità. Tuttavia, prima con la pandemia, poi con la guerra scoppiata alle porte dell’Europa, si è posto il problema di decidere che cosa i media mainstream possono dire e che cosa no. Il 60,1% degli italiani ritiene legittimo il ricorso a una qualche forma di censura. Al contrario, per il 39,9% non è mai giustificata alcuna forma di censura.