I consumatori tornano sempre di più allo shopping in-store e aumentano intrattenimento e viaggi fuori casa: il 61% è ottimista sul futuro, come emerge dall’ultimo PwC 2021 Global Consumer Insights Pulse Survey.

Il sondaggio, che ha coinvolto 9.370 consumatori in 26 Paesi, ha rilevato che chi è vaccinato è molto più ottimista sul futuro rispetto a chi deve ancora ricevere il vaccino. Anche le modalità di lavoro hanno influenzato i livelli di ottimismo: chi lavora da casa o in modo ibrido èpiù ottimista rispetto a chi lavora fuori casa.

Con l’aumento dell’ottimismo, i consumatori pianificano di spendere di più per le attività fuori casa, dagli acquisti in negozio, all’intrattenimento, ai viaggi. Gli acquisti in negozio sono in ripresa: il 48% visita un negozio fisico almeno una volta alla settimana e il 72% afferma di essere propenso a visitare un centro commerciale nei prossimi 6 mesi. I consumatori prevedono anche di spendere di più in generi alimentari, moda e salute e bellezza dando così un ulteriore impulso alla ripresa economica. Circa un terzo dei consumatori a livello globale prevede di aumentare la spesa per viaggi nei prossimi sei mesi, e l’82% di questi è almeno parzialmente vaccinato.

Erika Andreetta, Consumer Markets Consulting Leader, PwC Italia, spiega: “Il fatto che i cittadini si sentano più ottimisti è promettente. Inoltre, è particolarmente importante che i leader aziendali prendano in considerazione i fattori che influenzano l’ottimismo e che si possono controllare o influenzare, come il lavoro agile e le vaccinazioni. Le politiche che facilitano la salute e il benessere sui luoghi di lavoro non solo aiuteranno le aziende a riscrivere il contratto sociale con le proprie persone, ma potrebbero anche creare una reazione a catena di attività e spese che producono maggiori benefici per le imprese”.

I baby boomer sono cresciuti con gli acquisti in negozio, tuttavia il sondaggio ha rilevato che la Gen Z, con un’età compresa tra i 18 e i 22 anni, ha la stessa probabilità dei boomer di fare acquisti in negozio negli ultimi 12 mesi.

Il sondaggio ha anche rilevato una maggiore propensione verso i dispositivi mobile per lo shopping online. Circa la metà degli intervistati fa acquisti tramite smartphone almeno una volta alla settimana rispetto al 30% nel 2020 e al 17% nel 2018. Inoltre, i millennial sono particolarmente orientati verso lo shopping da mobile: il 50% acquista tramite smartphone almeno una volta alla settimana.

Per i consumatori, ora più che mai, la sostenibilità è un fattore chiave nelle decisioni d’acquisto. Il 52% degli intervistati dichiara di essere più ‘ecologico’ rispetto a sei mesi fa. La metà degli intervistati afferma anche di prendere in considerazione se il prodotto che intende acquistare ha un’origine tracciabile e trasparente. Ma il prezzo e la convenienza rimangono i fattori più importanti per i consumatori. Circa il 70% di intervistati dà priorità all’offerta migliore quando fa acquisti in negozio o online e più della metà afferma che un servizio di consegna o ritiro efficiente è sempre o molto spesso rilevante.

Anche se generalmente le aziende possono contare sul fatto che i consumatori credono al loro impegno nel rispettare i propri scopi e le proprie promesse, questa fiducia è fragile. I dati mostrano che in tutti i settori, più di un consumatore su dieci non crede che le aziende stiano rispettando i propri valori o mantenendo ciò che hanno promesso. Il livello di sfiducia è maggiore tra i consumatori più giovani: tre intervistati su 10 della Generazione Z affermano che le aziende ‘non stanno facendo la cosa giusta’.

La fiducia dei consumatori è principalmente influenzata dal modo in cui le aziende utilizzano i dati. L’83% ha dichiarato che le pratiche di protezione dei dati influenzano la loro fiducia in un’azienda e circa la metà dei consumatori globali afferma che l’uso dei propri dati è per loro diventata una priorità assoluta. Questo è ora considerato molto più importante che ricevere una customer experience ‘su misura’, un fattore che si colloca al 22%. Tre consumatori su cinque ritengono di essere diventati più protettivi nei confronti dei propri dati negli ultimi 6 mesi, e quasi la stessa percentuale ha affermato di non essere disposta a scambiare i propri dati per un compenso o uno sconto.

Erika Andreetta conclude: “I consumatori stanno diventando sempre più consapevoli della potenza dei propri dati. Le aziende che cercano informazioni personali dai propri clienti devono essere consapevoli della criticità e dell’importanza di mantenere tali informazioni al sicuro ed evitare di inondare i propri clienti con offerte su misura. È invece importante che le aziende ripensino a come utilizzano il loro accesso privilegiato alle informazioni personali, usandolo al fine di rafforzare la loro proposta di valore e di promuovere fiducia nei loro marchi”.

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