Se pensavate che per 20 ragazzi, tra i 18 e i 25 anni, chiudere nel cassetto per 3 giorni il proprio smartphone, utilizzando al suo posto un telefono non connesso, fosse pura utopia vi sbagliavate. Sì, perché, a quanto pare, GenZ non è sinonimo di connessione ed essere un nativo digitale non significa non saper vivere “in analogico”.
A dimostrarlo è il fatto che ben il 70% di loro ha accolto e superato positivamente #OkZoomer, la sfida promossa dalbrand di telefonia Wiko sui suoi social. Solo il 30% dei 20 partecipanti, scelti tra le oltre 250 candidature ricevute, non è riuscito a portare a termine la challenge per l’intero periodo di tempo prestabilito, fermandosi alle 24 ore in compagnia dell’F300, un feature phone fornito da Wiko. Insomma, un successo. E non si è trattato di una semplice parentesi mossa dall’entusiasmo di una novità: il 94% si è già detto pronto a ripetere un’esperienza simile, se circoscritta nel tempo.
“I risultati di questa challenge non mi stupiscono del tutto – dichiara Morena Porta, Marketing & Communication Director Wiko South of Europe – “In Wiko osserviamo da tempo la GenZ, dedicando a essa diversi progetti e iniziative, portando avanti uno storytelling coerente e autentico con i giovani under 25. Quello che abbiamo capito da questo dialogo aperto è che la GenZ è sì complessa, difficile da fidelizzare e molto articolata nel suo modo di interagire con i brand, ma riconosce e apprezza questa autenticità di comunicazione, rispondendo spesso oltre le aspettative. I giovani amano essere coinvolti, mettersi alla prova su nuovi territori e sentirsi parte di una community allargata – continua Morena Porta – perfino accettando una sfida così bizzarra come quella che Wiko ha lanciato loro. Calarsi nei panni dei loro fratelli maggiori, se non addirittura genitori? Perché no, anche questo è un modo di riscrivere le regole e un insegnamento per i brand, che non dovrebbero mai dare per scontate le loro scelte”.
Durante questo “esperimento” è inutile negare che lo smartphone sia mancato parecchio. In una scala da 1 a 5, il 41% del campione si trova tra i valori 4 e 5, quelli più alti. Un “escamotage” concesso dalla sfida è stato quello di poter accedere a Internet dal PC. Il 65% l’ha fatto per motivi di studio, seguito da esigenze di lavoro, ma anche dalla necessità di puro svago. È degno di nota che una piccola percentuale dei partecipanti, anche se rappresentata da solo il 6%, non ha utilizzato nessun device per accedere ad Internet.
Assodata la mancanza, cos’è che fa, concretamente, la differenza tra un feature phone e uno smartphone? Per il 53% non c’è dubbio: le chat con gli amici. Seguono i social e in percentuali pari al 6% la possibilità di fruire, creare e riprodurre contenuti multimediali in streaming e non come foto, musica, podcast, messaggi vocali o accedere a servizi per i pagamenti digitali. D’altro canto, però, nell’arco di queste 72 ore senza connessione, quello che i partecipanti hanno apprezzato di più da questo digital detox è stato proprio l’assenza dei social che ha permesso loro di concentrarsi di più nella vita fuori dagli schermi.
Altro dato interessante è che, per far fronte all’assenza della messaggistica istantanea, il 65% dei 20 partecipanti ha rispolverato l’utilizzo degli SMS scontrandosi con il problema della lunghezza dei caratteri, delle tastiere e con un modo di esprimersi e comunicare, per loro tutto nuovo: senza immagini, senza messaggi vocali, senza emoji e quasi anacronistico per il 2021. Il 53% ha invece dichiarato di aver riscoperto il piacere delle chiamate, mentre il 6% di aver goduto appieno di momenti che prima avrebbe condiviso virtualmente con un gruppo di amici o con il proprio partner.
Se vi state quindi chiedendo se oggi, un feature phone, possa limitare la possibilità di socializzazione e di restare in contatto con i propri amici, la risposta è “NO” per il 76% dei ragazzi coinvolti da Wiko.
“Dopo questo assunto, sono tante le riflessioni che potrebbero essere fatte sul modo di socializzare dei più giovani, evitando di cadere in quelle facili affermazioni che vedono i 18-25enni interessati in sole relazioni digitali, non fisiche – afferma Morena Porta – “La Generazione Z è molto sofisticata, assolutamente non scontata e noi comunicatori dobbiamo saper adeguare, se non ribaltare, il nostro approccio e punto di vista per cercare di intercettarla e coinvolgerla”.
Alla fine di questo esperimento, nessuno dei ragazzi ha affermato che acquisterebbe un feature phone al posto di uno smartphone. Nessuno passerebbe a un cellulare non connesso. Eppure, i partecipanti hanno apprezzato l’essenzialità così come l’estrema intuitività e facilità di utilizzo del Wiko F300. Per loro questo cellulare è ideale per Re-Constructors e Baby Boomers e a queste generazioni lo consiglierebbero assolutamente.