Un asfalto sostenibile per il nuovo ponte di Genova
Un asfalto che resiste il doppio del tempo rispetto a quelli tradizionali. Un additivo innovativo che incrementa le prestazioni dell’asfalto, migliorandone la capacità di sopportare le escursioni termiche e il tempo che corre, la pioggia e il sole. Una miscela “sostenibile” che parte da un processo di recupero delle plastiche, in una logica di economia circolare. Una miscela che è stata studiata per il manto superficiale e che è anche fonoassorbente e permette quindi di ridurre al minimo il rumore dei veicoli.
È questa un’altra delle unicità del nuovo Ponte di Genova, il Ponte “Genova San Giorgio”, costruito da Webuild insieme a Fincantieri e inaugurato il 3 agosto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Un additivo speciale, brevettato e realizzato dalla Iterchimica di Suisio (BG), un’azienda leader che dal 1967 si dedica alla progettazione e produzione di prodotti che migliorano le performance degli asfalti. Un progetto che nasce quasi cinque anni fa, con l’idea di recuperare plastiche che ad oggi non vengono riciclate ma finiscono nel ciclo dei termovalorizzatori, lanciato insieme alla Regione Lombardia e testato su alcuni tratti stradali particolarmente critici, come le piste aeroportuali dello scalo di Fiumicino.
E proprio questa lunga sperimentazione ha dato vita alla tecnologia scelta da Webuild per l’asfalto del ponte di Genova, un prodotto che raccoglie in sé tutta l’innovazione di questo settore e la propensione di Webuild all’utilizzo di materiali con un forte componente di sostenibilità. Al suo interno sono presenti plastiche da riciclo e grafene, che conferiscono all’asfalto una resistenza maggiore del 250% rispetto a quelli tradizionali.
«Su questo prodotto – spiega Federica Giannattasio, amministratore delegato di Iterchimica – la nostra azienda ha due brevetti. Il primo per il processo di recupero delle plastiche, e il secondo per l’additivo finale che viene realizzato».
All’interno dell’asfalto vengono recuperate le plastiche dei giocattoli o quelle delle panchine, tutti materiali che prima di questo brevetto non rientravano nella filiera del riciclo.
«È un progetto sostenibile al 100% – prosegue Giannattasio – e l’Università Milano-Bicocca ha calcolato che, tanto per il recupero delle plastiche quanto per la maggiore durata dell’asfalto, c’è un risparmio di emissioni di CO2 nella produzione e manutenzione di questo materiale del 60%».
L’asfalto del ponte diventa così un’altra eccezionalità in un’opera che, grazie anche al contribuito delle 330 imprese fornitrici, tutte rappresentanti di eccellenze italiane, sta già mostrando le sue caratteristiche uniche.
Il dono è stato fatto da Iterchimica e dai suoi partner Directa Plus, azienda comasca produttrice di grafene, e G.Eco cha ha fornito la componente di plastiche dure da recupero.
Nella sede di Iterchimica hanno lavorato in parallelo i chimici e gli ingegneri, i primi sui materiali, i secondi sulla progettazione. Successivamente la miscela giusta dell’asfalto è stata messa a punto dal laboratorio ufficiale Poliedro.
«Una volta messa a punto la miscela giusta – aggiunge Federica Giannattasio – abbiamo accompagnato in cantiere la ditta incaricata di stendere l’asfalto. Sono state settimane di lavoro durissimo, vissute a ritmi molto intensi, ma è stata per l’azienda e per i nostri ragazzi una grande soddisfazione. Vivere quel cantiere, prendere parte alla costruzione di un’opera così significativa, è emozionante e motivo di orgoglio per una media azienda come la nostra, che punta tutto sull’innovazione e sulla ricerca».