Secondo il Rapporto Gestione RAEE 2019 che sintetizza i risultati delle dichiarazioni annuali fatte dagli impianti di trattamento iscritti all’elenco obbligatorio gestito dal Centro di Coordinamento RAEE ai sensi dell’art. 34 del Decreto Legislativo 49/2014, lo scorso anno in Italia sono state trattate 463.953 tonnellate di Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche.

Il dato comprende sia i RAEE domestici sia quelli professionali avviati al recupero sul territorio nazionale e consente di monitorare la situazione del nostro Paese rispetto agli ambiziosi obiettivi di raccolta comunitari.

Nel 2019 gli impianti di gestione dei RAEE che hanno effettuato la dichiarazione annuale al Centro di Coordinamento sono stati 976, 14 in più rispetto ai 962 del 2018.

Il conteggio comprende sia gli impianti dediti al trattamento per il recupero delle materie prime sia quelli che svolgono semplice attività di stoccaggio dei rifiuti in attesa dell’invio a un impianto di trattamento.

In termini di ripartizione territoriale, la presenza più consistente rimane concentrata nel Nord Italia dove sono attive 691 strutture, nel Centro Italia sono 138 e nell’area Sud e Isole 147.

Sul totale degli impianti dichiaranti e attivi a livello nazionale, 51 risultano “accreditati”: possiedono cioè i requisiti che consentono di ricevere e trattare i RAEE domestici gestiti dai Sistemi Collettivi. Tale accreditamento è frutto dell’Accordo sul trattamento, siglato dal Centro di Coordinamento RAEE con le associazioni rappresentanti le aziende di trattamento nel corso del 2016. L’accreditamento è l’esito di un iter di verifica predisposto dal Centro di Coordinamento RAEE ed eseguito tramite audit da parte di enti terzi che certificano la qualità del processo e il rispetto di rigorose procedure di salvaguardia ambientale.

Nel 2019 gli impianti hanno dichiarato di avere gestito complessivamente 463.953 tonnellate di RAEE, il +10,11% rispetto al 2018, un incremento in linea con quello precedente.

Entrando nel dettaglio, il 76,27% è riconducibile ai RAEE domestici, mentre il 23,73% si riferisce ai RAEE professionali.

Va sottolineato che il dato relativo ai rifiuti elettrici ed elettronici domestici integra i dati direttamente dichiarati al Centro di Coordinamento RAEE da parte dei Sistemi Collettivi dei Produttori di AEE con quelli ricevuti dagli impianti a seguito della dichiarazione annuale sulla base dei dati disponibili al 30 giugno 2020.

La composizione dei rifiuti tecnologici domestici evidenzia il consolidarsi della predominanza delle apparecchiature appartenenti al raggruppamento grandi bianchi (R2), la cui incidenza cresce dell’11,75% rispetto al 2018, e di quelle del freddo e clima (R1) che registra un incremento del 12,2%.

I dati forniti al Centro di Coordinamento RAEE da parte degli impianti di trattamento consentono di monitorare lo stato dell’arte della raccolta dei RAEE nel nostro Paese alla luce degli obiettivi di raccolta stabiliti dalla Direttiva Europea 2012/19/UE a salvaguardia, tutela e miglioramento della qualità dell’ambiente e della salute umana.

Dal 2019 il target di raccolta UE – inteso come rapporto tra i RAEE raccolti nell’anno di riferimento e la media delle apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato nel triennio precedente – è passato dal 45 al 65%. In Italia il tasso di ritorno conseguito nel 2019 è stato del 39,53%. Nonostante il dato sia ricavato sulla base dei dati disponibili per il CdC RAEE al 30 giugno 2020, il risultato è in calo rispetto al tasso di ritorno registrato nel 2018 e pari al 42,84%.

Il dato peggiorativo si spiega in forza del fatto che i quantitativi di RAEE trattati dagli impianti sono cresciuti in maniera inferiore all’immesso di AEE del triennio 2016-2018, la cui media si attesta a 1.173.756 tonnellate.

Questo incremento significativo dei volumi di AEE immesse sul mercato va letto alla luce dell’entrata in vigore, nell’agosto 2018, dell’Open Scope che ha ampliato in maniera significativa le categorie delle apparecchiature elettriche ed elettroniche soggette alla normativa europea sui RAEE. La mancata pubblicazione del decreto attuativo sui nuovi raggruppamenti RAEE, indispensabile per indirizzare la raccolta corretta dei rifiuti tecnologici e conseguentemente del loro calcolo ai fini del tasso di ritorno, costituisce un ostacolo alla comunicazione su come debbano essere raccolti i nuovi RAEE derivanti dalle apparecchiature a cui si è esteso l’obbligo di gestione del fine vita a carico dei produttori.

Al dannoso ritardo normativo si aggiunge il perdurare del traffico illecito dei rifiuti tecnologici, generato da una loro non corretta tracciatura, che sfuggono pertanto al sistema di gestione regolato dalla normativa con esiti negativi in fatto di inquinamento ambientale, di danno economico per le aziende e per il sistema Paese, acuito ulteriormente dal concreto rischio di sanzioni per l’infrazione dei target previsti dalla Comunità Europea.

“Nel 2019 c’è stato un ulteriore incremento nella quantità di RAEE avviate a trattamento in Italia” dichiara Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE, “sintomo di un incessante lavoro effettuato da tutti i soggetti che costituiscono la filiera degli operatori RAEE italiani. Non traggano in inganno i dati sulla raccolta e l’avvio a trattamento dei RAEE che arretrano rispetto a un anno fa, ma il contesto in cui si muove questo settore industriale è sensibilmente cambiato con l’ampliamento di applicazione della direttiva sui RAEE a maggiori tipologie AEE. Quasi 20 punti percentuali di aumento relativo all’immesso sul mercato rispetto al triennio precedente cambiano paradigma e il risultato di quasi il 40% di tasso di ritorno deve essere valutato come un risultato lusinghiero. È necessario concentrarsi su questo risultato per effettuare il percorso di miglioramento che ci può condurre al target europeo, ma senza alcuni strumenti normativi come il decreto sui raggruppamenti diventa arduo comunicare ai detentori dei RAEE che devono gestire il loro rifiuto in maniera adeguata”.

Share Button